La divisione statunitense di Stellantis donerà 1 milione di dollari per l’insediamento di Donald Trump, 47° presidente Usa. La cerimonia a Washington è prevista per lunedì 20 gennaio 2025. La somma andrà a confluire nel fondo per le cerimonie inaugurali.
Per i grandi gruppi industriali è prassi fare donazioni in tali occasioni. In passato hanno già versato cifre simili realtà dell’automotive come Ford e General Motors, oltre a colossi Tech come Alphabet, Amazon, Meta e Microsoft, così come Boeing.
Per Stellantis si tratta della prima volta: il gruppo non aveva partecipato alle inaugurazioni presidenziali né per Trump 2017, né per Biden 2021. Donerà per la prima volta anche la coreana Hyundai mentre per Toyota non è una novità.
Stellantis pronta a collaborare con Trump
Per Stellantis, il rilancio del mercato Usa è una priorità e ingraziarsi la nuova amministrazione con un atto simbolico (ma anche materiale) è il primo passo.
“Gli Stati Uniti rappresentano il mercato più importante per Stellantis a livello globale”, ha dichiarato Antonio Filosa, responsabile delle operazioni di Stellantis in Nord America e ceo del marchio Jeep durante il Salone dell’Auto di Detroit. “Qualunque siano le decisioni della nuova amministrazione, saremo pronti a collaborare“.
Nel 2024 il trend di vendite di Stellantis negli Usa è calato del -15% e il gruppo è al lavoro per invertire il trend superando l’era Tavares. Il precedente ceo aveva mantenuto i volumi degli stabilimenti al minimo approfittando di ogni aumento della domanda per alzare i prezzi. Tale strategia aveva funzionato nel breve-medio periodo, ma alla lunga ha portato Stellantis in un vicolo cieco. Tavares aveva affrontato la crisi con una politica improntata al taglio dei costi, ricorrendo a licenziamenti, riduzione della produzione e vendita di asset per proteggere la redditività. Ciò aveva alimentato preoccupazioni in merito alla tenuta di progetti a lungo termine e flussi di entrate.
Il nuovo corso di Stellantis in Usa
Tra le misure intraprese da Stellantis c’è la promozione di dirigenti esperti nelle preferenze dei consumatori americani, oltre che il tentativo di migliorare i rapporti con concessionari e fornitori. Ma, soprattutto, sarà decisivo avere buoni rapporti con la nuova amministrazione che deciderà quali iniziative intraprendere per il sofferente settore dell’automotive made in Usa, sempre più minacciato dalla concorrenza cinese.
All’inaugurazione presidenziale del 20 gennaio sarà presente anche lo stesso Antonio Filosa.
Le promesse di Donald Trump
Sono diverse le promesse fatte da Donald Trump nel corso della campagna elettorale per il rilancio dell’automotive a stelle e strisce. Una riguarda l’attenuazione delle normative sulle emissioni. Su questo punto i costruttori si sono espressi anche in Europa, chiedendo alla Commissione di garantire una transizione energetica che non si traducesse automaticamente in una transizione che azzoppa il mercato.
Il secondo punto della ricetta trumpiana è l’introduzione di incentivi fiscali per il mercato, come la deducibilità totale degli interessi sui prestiti auto. Su tale elemento, in Italia, nel corso del 2024 si è consumato un lungo e duro braccio di ferro fra Tavares che chiedeva nuovi ecobonus e il governo Meloni deciso a tenere stretti i rubinetti.
Il terzo punto della dottrina di Trump è l’introduzione di dazi anche e soprattutto per quanto riguarda il settore dell’automotive.