L’effetto Trump sull’Italia: impatti economici e commerciali per le imprese italiane

Le politiche protezionistiche di Trump e le loro ripercussioni sull'export e sulle imprese italiane: sfide, opportunità e strategie per adattarsi al nuovo contesto economico

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 7 Novembre 2024 11:30

La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi riaccende i riflettori sulle conseguenze che le sue politiche economiche e commerciali avranno a livello globale e, quindi, anche sull’Italia.

Il suo ritorno alla Casa Bianca di fatto equivale a un ritorno al protezionismo, con una politica commerciale che mira a favorire la produzione e l’occupazione interne agli Stati Uniti attraverso l’imposizione di dazi sulle importazioni e la promozione di norme che incoraggiano l’autosufficienza economica. Questo, quindi, rappresenta un’incertezza per le imprese italiane che operano negli Stati Uniti o che dipendono dal commercio internazionale.

Come e perché l’elezione di Trump può danneggiare le imprese italiane

L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe danneggiare le imprese italiane per diverse ragioni legate alle sue politiche economiche, commerciali e internazionali.

Trump ha sempre promosso politiche protezionistiche sotto il motto di “American First”, in primo luogo dicendosi favorevole a un aumento dei dazi sulle importazioni.

già in passato una delle caratteristiche distintive della sua presidenza è stata l’introduzione di dazi elevati su una serie di beni provenienti da diversi paesi, tra cui la Cina e, per un certo periodo, anche l’Unione Europea. Questo approccio aveva lo scopo di proteggere le industrie americane e stimolare la produzione interna, a scapito – appunto – delle importazioni.

Se Trump dovesse continuare su questa linea anche nel suo attuale mandato, le imprese italiane potrebbero trovarsi nuovamente a fronteggiare aumenti dei dazi su prodotti simbolo del Made in Italy, come vino, formaggi e macchinari. L’imposizione di tariffe doganali, ad esempio, aveva già avuto un impatto negativo sul settore agroalimentare italiano durante il suo primo mandato, con un calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti e difficoltà per i produttori a mantenere la competitività sul mercato statunitense.

Anche le imprese italiane nel settore tecnologico e automobilistico, che esportano anche verso gli Stati Uniti, potrebbero risentire della stessa logica protezionistica, con possibili difficoltà nel reperire i componenti necessari per la produzione e un aumento dei costi operativi.

Trump e l’export: quale futuro per le esportazioni italiane?

L’export rappresenta una delle principali leve di crescita per l’economia italiana. Secondo gli ultimi dati ISTAT e ICE (Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane), nonché da rapporti di enti internazionali come Eurostat, gli Stati Uniti sono uno dei partner commerciali più importanti per il nostro Paese, con un valore delle esportazioni che supera i 50 miliardi di euro. Tuttavia, la politica commerciale di Trump potrebbe mettere a rischio una parte significativa di queste esportazioni,

Le politiche di Trump, come abbiamo già detto, poiché tendono a favorire la produzione interna e l’approvvigionamento di materie prime e beni all’interno degli Stati Uniti, rappresentano un fattore che potrebbe ridurre il margine di concorrenza per i prodotti italiani, ovvero limitare o diminuire la competitività di un prodotto o di un’impresa rispetto ad altri concorrenti sul mercato.

Inoltre, l’atteggiamento di Trump verso le multinazionali e i mercati globali – più incline a favorire gli accordi bilaterali rispetto a quelli multilaterali – potrebbe mettere in difficoltà le imprese italiane che operano in mercati in cui gli Stati Uniti hanno una forte influenza economica, come l’America Latina e l’Asia. Questo significa che Trump preferisce negoziare accordi commerciali individuali e diretti con singoli paesi, anziché aderire a trattati globali che coinvolgono più nazioni, come quelli promossi da organizzazioni internazionali come l’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio). E gli accordi bilaterali, essendo negoziati direttamente tra due paesi, tendono a essere modellati per favorire principalmente gli interessi di entrambe le nazioni. Questo potrebbe comportare condizioni favorevoli per le imprese statunitensi, come tariffe basse o sussidi per la produzione interna, che potrebbero penalizzare i produttori esteri, tra cui quelli italiani.

Meloni appoggia Trump, quali i rischi?

Sul piano diplomatico, la strategia di Giorgia Meloni di avvicinarsi agli Stati Uniti e presentare l’Italia come interlocutore privilegiato potrebbe portare vantaggi economici, come l’accesso a maggiori investimenti e alleanze commerciali. Tuttavia, questa scelta comporta anche dei rischi.

Di fatto l’alleanza con gli Stati Uniti potrebbe tradursi in vantaggi concreti per le imprese italiane, in particolare attraverso un potenziale aumento degli investimenti americani in Italia, che potrebbero stimolare la crescita di settori cruciali come quello tecnologico, industriale e delle energie rinnovabili. Inoltre, l’Italia potrebbe beneficiare di una posizione privilegiata nelle negoziazioni per gli scambi commerciali con gli Stati Uniti, il che potrebbe significare un accesso facilitato ai mercati americani, un obiettivo particolarmente rilevante per le esportazioni italiane, che sono tra le più ricercate nel settore del lusso, alimentare, automobilistico e tecnologico.

Tuttavia, un avvicinamento esclusivo con gli Stati Uniti potrebbe portare l’Italia a una progressiva distorsione della sua tradizionale posizione all’interno dell’Unione Europea. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea, pur essendo alleati, non sempre condividono gli stessi interessi su vari temi economici e geopolitici. Per esempio, in ambito commerciale, gli Stati Uniti hanno spesso preso posizioni protezionistiche che hanno creato tensioni con l’UE, soprattutto riguardo alle tariffe sui prodotti europei e le questioni relative al commercio digitale e ai sussidi alle aziende. Un’Italia che spinge per un rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti potrebbe essere vista come un elemento di disturbo in una politica commerciale comune europea, creando divisioni all’interno dell’UE.

Questa situazione potrebbe esporre l’Italia a un isolamento commerciale, e le politiche commerciali e tariffarie a livello europeo sono fondamentali per garantire condizioni favorevoli per le imprese italiane. Inoltre, una posizione meno forte all’interno dell’UE e vicina agli USA potrebbe ridurre la capacità di negoziare accordi vantaggiosi con altre potenze economiche come la Cina, il Giappone e i paesi del Sud America.

Il Rischio di un contesto geopolitico instabile

Le dinamiche geopolitiche tra l’Europa, gli Stati Uniti e altre potenze economiche potrebbero aggravare la situazione. Se l’Italia dovesse allinearsi troppo strettamente agli Stati Uniti, potrebbe trovarsi in una posizione scomoda nelle trattative con altre potenze come la Cina e la Russia. Entrambe le nazioni sono grandi partner commerciali globali, e l’Italia ha interesse a mantenere buone relazioni commerciali con loro, soprattutto in settori come quello tecnologico e manifatturiero. Una posizione più isolata all’interno dell’UE, potrebbe ridurre la capacità dell’Italia di mediare e di ottenere concessioni o accordi favorevoli con questi paesi, esponendo le imprese italiane a condizioni di mercato più difficili.

Inoltre, la crescente rivalità economica e politica tra Stati Uniti, Cina e Russia porta a un contesto internazionale instabile, dove le alleanze si rivelano cruciali per preservare la stabilità economica. Le imprese italiane potrebbero trovarsi a navigare in un ambiente dove i conflitti geopolitici influenzano negativamente gli scambi internazionali, con il rischio di subire le ripercussioni delle politiche protezionistiche o dei dazi imposti dai principali attori globali.

Ad esempio, nell’ambito della tecnologia e dell’industria automobilistica, l’Italia è fortemente legata alle catene di approvvigionamento globali, che coinvolgono diversi attori internazionali. Un’ulteriore polarizzazione delle alleanze potrebbe minare le opportunità di collaborazione con altre nazioni europee, mettendo a rischio anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto in settori chiave per il futuro, come le tecnologie verdi e l’intelligenza artificiale.

È probabilmente troppo presto per arrivare a delle conclusioni, ma se vogliamo provare a fare delle ipotesi che coinvolgano le imprese italiane, una scelta diplomatica che porti il paese a un avvicinamento unilaterale agli Stati Uniti potrebbe comportare vantaggi immediati, ma a lungo termine potrebbe risultare problematico.

L’Italia rischierebbe di compromettere la propria posizione all’interno del mercato europeo, che è fondamentale per la competitività delle PMI italiane, le quali beneficiano della sinergia e del mercato interno dell’UE.

In questo contesto, il governo italiano potrebbe essere chiamato a intervenire per tutelare le proprie imprese, soprattutto quelle esportatrici, cercando di trovare un punto di mediazione tra gli interessi economici italiani e le politiche americane. Le soluzioni potrebbero includere l’intensificazione della diplomazia commerciale, ma anche l’esplorazione di nuovi mercati internazionali, come il Medio Oriente o l’Asia, per ridurre la dipendenza dal mercato statunitense.

Opportunità nel nuovo contesto economico

Nonostante i rischi legati al ritorno delle politiche protezionistiche, l’elezione di Trump potrebbe portare anche alcune opportunità per le imprese italiane. Se il suo programma dovesse promuovere ulteriori sgravi fiscali e incentivi agli investimenti in determinate industrie, le imprese italiane potrebbero beneficiare di un ambiente più favorevole per l’ingresso in nuove aree di mercato, come le energie rinnovabili, la tecnologia o l’industria della salute.

Inoltre, la vicinanza a Trump sulla Cina potrebbe offrire alle aziende italiane la possibilità di rafforzare la propria posizione nel mercato americano come alternativa ai produttori cinesi, sfruttando la qualità del Made in Italy per guadagnare quote di mercato in un contesto di crescente rivalità tra le due potenze economiche.

Insomma, l’effetto Trump sull’Italia nel 2024 si prospetta come un mix di sfide e opportunità. La capacità dell’Italia di navigare in un contesto economico globale sempre più polarizzato dipenderà dalla sua abilità di diversificare i mercati, innovare nelle produzioni e rafforzare le alleanze internazionali.

Con la sua nuova presidenza, Trump ribadirà sicuramente la sua visione “America First”, ma le imprese italiane, resilienti per tradizione, dovranno essere pronte a rispondere, agendo con flessibilità e lungimiranza per continuare a prosperare nel dinamico scenario economico globale. In questo contesto, il governo italiano avrà un ruolo cruciale nel definire una strategia economica chiara che bilanci gli interessi europei e quelli americani, evitando di compromettere il ruolo tradizionale dell’Italia all’interno dell’Unione Europea.