Toyota e Mazda hanno momentaneamente sospeso le spedizioni e le vendite di alcuni modelli a causa di irregolarità nelle richieste di certificazione. Ma il ministero dei Trasporti del Giappone ha riscontrato irregolarità anche nelle richieste di Honda, Suzuki e Yamaha. Il mondo dell’automotive giapponese torna così a tremare, dopo lo scandalo Daihatsu sui crash test truccati a fine 2023.
Sospesa la vendita di tre modelli Toyota
La sospensione di spedizioni e vendite per Toyota riguarda tre modelli di auto fabbricati in Giappone: Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, i modelli sarebbero stati testati utilizzando metodi diversi dagli standard ministeriali. I dati che vengono giudicati “inadeguati” riguardano test di protezione dei pedoni, del guidatore e dei passeggeri così come errori nei crash test.
Toyota commenta l’ingiunzione governativa gettando acqua sul fuoco: secondo il colosso nipponico al momento “non sussistono violazioni di leggi e regolamenti. Di conseguenza, non è necessario interrompere l’utilizzo dei veicoli in questione”. Il gruppo, obtorto collo, si è comunque adeguato all’indicazione dell’esecutivo e ha bloccato le vendite dei tre modelli in questione.
Il gruppo sta effettuando una verifica interna per monitorare una serie di punti, dall’efficienza nel consumo di carburante alle emissioni. L’obiettivo è avere un quadro completo e aggiornato entro fine giugno. Per martedì 4 giugno, intanto, è prevista l’ispezione ministeriale presso la sede centrale di Toyota.
Il caso Mazda
Mazda ha fermato le spedizioni di due modelli tuttora in produzione e ha scoperto irregolarità nei crash test di altri due modelli non più in produzione.
Dopo l’annuncio degli stop le azioni di Toyota e Mazda sono scese, rispettivamente, dell’1,8% e del 3,3%.
Problemi per Yamaha, Honda e Daihatsu
Yamaha è finita sotto la lente del ministero dei Trasporti giapponese per i dati relativi a una moto sportiva.
E Honda ha trovato irregolarità nei test di rumore e prestazioni su alcuni modelli in produzione per 8 anni, fino a ottobre 2017.
Ma è a casa Daihatsu che recentemente lo scandalo è montato in maniera particolare. L’azienda ha ammesso la falsificazione dei test di sicurezza per 64 modelli, compresi alcuni venduti sotto il marchio Toyota (del quale Daihatsu è una controllata) e altri commercializzati sotto i marchi Mazda e Subaru.
A fine dicembre 2023 erano stati resi noti i risultati di un’inchiesta condotta da un comitato indipendente ed erano emerse irregolarità nei test di sicurezza di veicoli che risalivano fino al 1989. Era così stato scoperto che Daihatsu aveva manipolato i test di sicurezza e, nello specifico, quelli relativi al controllo degli airbag e alla struttura delle porte.
Dall’indagine era emerso come Daihatsu avesse alterato i risultati dei test per rispettare gli alti standard di sicurezza ministeriali. Erano state utilizzate unità di controllo degli airbag diverse rispetto a quelle montate sulle auto vendute al pubblico. Inoltre era stata modificata la struttura interna delle porte per evitare che si frantumassero durante i crash test, aumentando il rischio di lesioni a guidatore e passeggeri.
Intanto, sempre per problemi con gli airbag, Stellantis ha richiamato migliaia di auto in tutto il mondo. Il richiamo riguarda anche due modelli non più in produzione, ovvero C3 e DS3 di Citroën.