Tim, cessione della rete a Kkr: cosa cambia dal 1° luglio 2024

Una svolta epocale con l'addio al proprio asset principale da parte di Tim. Non un salto nel vuoto, però, ed ecco cosa cambierà

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Lunedì 1° luglio sarà una giornata storica per Tim. Ci sarà infatti il perfezionamento della vendita della rete NetCo a Optics Bidco. È questo il nome del veicolo partecipato dal fondo americano Kkr (insieme con Abu Dhabi investment authority e Canada pension plan investment board). Giunti a questa fase, il processo è irreversibile. Un’operazione da 18,8 miliardi di euro per Tim, che potrebbe guadagnare fino a 22 miliardi, tenendo conto degli earn-out.

Tim, vendita ufficiale

L’operazione che prevede la cessione di NetCo è già stata approvata dal governo di Giorgia Meloni. Il tutto finalizzato alla netta riduzione del debito contratto nel tempo dall’ex monopolio telefonico, ormai in chiara difficoltà.

Evidente la soddisfazione del CEO di Tim, Pietro Labriola: “Ci permetterà di ridurre l’indebitamento e non avremo più quei vincoli che ci impedivano di competere con gli altri player. Ora saremo come gli altri operatori”.

Cosa vuol dire questo? Maggior flessibilità commerciale e, dunque, chance di competere nel mercato domestico. Saranno ovviamente prese in considerazione opportunità di partnership in relazione alle principali divisioni: Tim Consumer, Tim Enterprise e Tim Brasil.

La rete di linea fissa in fibra e rame di Tim copre quasi l’89% delle famiglie in Italia. I cavi in fibra sono distribuiti nelle varie Regioni per più di 23 milioni di km. Ufficializzata la cessione, più della metà della forza lavoro attuale sarà trasferita nella nuova società controllata dal fondo Usa. Ciò si traduce in circa 16mila dipendenti in Italia. In termini specifici, infine, il debito sarà ridotto di 14 miliardi di euro.

A inizio luglio, inoltre, sarà completato anche l’abbandono della sede storica in Corso d’Italia. I dipendenti si divideranno nelle altre sedi romane. La fine di un’epoca, certo, ma anche l’inizio di un nuovo percorso, come ha illustrato Labriola.

Tim più competitiva, cosa cambia

Sul fronte mobile, vedremo Tim Consumer senza rete, WindTre e Iliad competere con Vodafone-Fastweb a partire dal primo trimestre del 2025. Una situazione che, allo stato attuale, potrebbe condurre a nuovi potenziali accordi.

Ci sono già stati colloqui tra Iliad e Tim, con quest’ultima avvicinatasi anche a Poste nei mesi scorsi. Sarebbe questa, forse, la soluzione meno problematica per quanto riguarda i rischi Antitrust. Occorre infatti tener conto delle quote di mercato mobile residenziale:

  • Tim – 21,9%;
  • Iliad – 15,9%;
  • PosteMobile – 5,9%.

Come detto, la fine di un’era ma questa svolta, per quanto rischiosa, sembrava davvero l’unica possibile. Con utili e ricavi in netto calo e ben 27 miliardi di euro di debiti accumulati, liberarsi del proprio asset principale non è la mossa suicida che potrebbe sembrare. Al netto dei tanti e dispendiosi sforzi per ristrutturare nel tempo il proprio business domestico.

L’intervento del governo ha dato l’approvazione alla cessione e, al tempo stesso, ha garantito alle casse una quota fino al 20% dell’asset. Il processo è chiaramente in essere e gli sviluppi ancora incerti. Ecco dunque la risposta a dir poco dubbiosa degli investitori: titolo crollato in borsa del 13,5% in un anno e appena +4% nell’ultimo trimestre, ovvero dalla presentazione del piano industriale a marzo 2024.