L’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares ha annunciato un riassetto dei manager su alcuni brand dell’azienda e in diverse aree geografiche strategiche che negli ultimi mesi hanno contribuito alla crisi della compagnia automobilistica. Due in particolare le regioni dove l’azienda deve rilanciarsi: il Nord America e l’Europa, tra i mercati in assoluto più importanti.
Tavares, che ha parlato in audizione alla Camera dei Deputati l’11 ottobre, non proseguirà il suo rapporto di lavoro con Stellantis oltre la scadenza naturale del suo contratto, datata 2026. Il Ceo ha però detto che i mesi che gli rimangono alla guida del gruppo sono più che sufficienti per cambiare le cose.
Tavares cambia il management: i conti da sistemare
Il cambiamento più importante ai vertici di Stellantis è quello del ruolo di Cfo, che passa da Natalie Knight a Doug Ostermann. Si tratta del posto di maggior prestigio tra quelli cambiati da Tavares, ma anche quello su cui ricadono buona parte delle responsabilità del momento complesso di Stellantis, soprattutto ora che il Ceo è in scadenza di contratto.
Il compito di Ostermann sarà arduo. Dovrà prima di tutto riportare l’azienda a una stabilità finanziaria difficile da immaginare con un mercato stagnante e i costi in aumento a causa della transizione energetica. Come spiegato anche da Tavares in audizione alla Camera, un’auto elettrica è il 40% più dispendiosa da produrre di una a combustione.
Altro ruolo molto delicato sarà quello di Santo Ficili, cresciuto in Fiat e ora amministratore delegato di Alfa Romeo e Maserati. Proprio il tridente sta vivendo una crisi profonda. Il marchio aveva provato a rilanciarsi con auto di alta fascia e meno di lusso ma questo piano non sembra aver funzionato alla perfezione. Per risollevarlo servirà anche guardare ai mercati esteri, come Usa e Cina.
La rivoluzione dei manager d’area di Stellantis
In assoluto il lavoro più complesso sarà quello di Jean-Philippe Imparato, a cui è affidato il rilancio di Stellantis in Europa. Le regolamentazioni dell’Ue costringeranno la società a trovare nuove strategie che ruotino attorno alle auto elettriche, oppure pensare a tagli sostanziali soprattutto negli stabilimenti del vecchio continente. A rischio anche quelli italiani, con Mirafiori da mesi già in crisi e sempre meno centro del progetto Fiat.
Non va meglio in Nord America. Qui Stellantis, per evitare uno sciopero del sindacato Uaw, ha prodotto per anni modelli che il mercato non è stato in grado di assorbire, pagando le conseguenze con un calo dei profitti e soprattutto delle vendite: 200mila in meno nel 2023. Sarà l’italiano Antonio Filosa a dover sanare questa situazione, dopo ottimi risultati in Sud America, soprattutto con il marchio Jeep.
Ultima casella è quella della Cina, che sarà coordinata da Gregoire Olivier. Il mercato automobilistico di Pechino è ormai sempre più in mano ai produttori locali e la concorrenza si è fatta molto serrata. Non aiuta la mancanza di crescita economica del Paese, che ha ridotto i consumi e ha di conseguenza accentuato la crisi delle grandi case automobilistiche europee su questo mercato.