Anche agosto è stato un mese di rincari, sia per chi è andato in ferie che per chi è rimasto a casa, come attestato dai dati pubblicati dall’Istat. Gli aumenti hanno riguardato tutte le voci di spesa dei vacanzieri, comprese quelle che riguardano il costo dei servizi ricettivi e della ristorazione, che hanno segnato l’incremento più consistente.
A dare l’allarme sul caro estate è stato Massimiliano Donà, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha fatto i conti in tasca alle famiglie italiane, calcolando quanto ha pesato la stangata della stagione calda sui loro portafogli.
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Spese più alte per hotel e ristoranti
L’avvocato ha parlato di un’estate “rovente”, con agosto che non è esentato dai “rincari stellari” di giugno e luglio. Quella che ha definito come una vera “infiammata dei prezzi” ha fatto segnare +4,4 punti percentuali alle voci dei servizi ricettivi e di ristorazione.
Per fare fronte al costo di alberghi e B&B e per pranzi e cene fuori, gli scenari sono stati i seguenti:
- una coppia con due figli ha speso 108 euro in più su base annua;
- una coppia con un figlio ha speso 97 euro in più su base annua.
“Si approfitta della voglia di vacanze degli italiani per speculare”, è l’amara spiegazione di Massimiliano Donà.
Cibo e bevande costano di più
Anche il prezzo dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche ha ripreso a salire. Su base tendenziale l’inflazione ha subito un aumento di 1,1 punti percentuali. Insomma, gli aumenti colpiscono anche le famiglie che non si sono potute permettere i soggiorni fuori.
In base ai dati dell’inflazione, gli scenari sono questi:
- una coppia con due figli ha speso 221 euro in più su base annua, di cui 88 solo per mangiare e bere;
- una coppia con un figlio ha speso 203 euro in più su base annua, di cui 80 solo per mangiare e bere.
Chi è andato in vacanza, ovviamente, ha anche fatto la spesa, spendendo anche 329 euro in più rispetto al 2023. Le famiglie più numerose sono state quelle più penalizzate.
I dati Istat sull’inflazione
L’analisi del numero uno dell’Unione Nazionale Consumatori arriva in risposta ai tanti articoli che hanno titolato, vittoriosi, sull’andamento dell’inflazione, che ad agosto ha iniziato a rallentare. Questo significa in realtà che gli aumenti ci sono stati, ma non come era stato previsto.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha evidenziato un incremento congiunturale di 0,2 punti e un incremento tendenziale di 1,1, mentre erano attesi aumenti, rispettivamente, di 0,3 e di 1,2.
A incidere sul rallentamento sono stati principalmente i:
- beni energetici non regolamentati (passati da -6% a -8,6%);
- beni durevoli (da -1,2% a -1,8%);
- servizi relativi all’abitazione (da 2,7% a 2,5%).
In base alle rilevazioni dell’Istat, invece, ad aumentare sono stati i:
- beni energetici regolamentati (da 11,7% a 14%);
- servizi relativi ai trasporti (da 2,2% a 2,9%), su cui ha inciso in particolare il settore aereo;
- beni alimentari lavorati (da 1,6% a 1,8%).
Il carrello della spesa è passato allo 0,9% (a luglio era 0,7%) e l’inflazione di fondo, al netto dei beni energetici è salita all’1,9% (dall’1,8% del mese precedente). L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1,1% per l’indice generale e a +2,2% per la componente di fondo.
L’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione Europea è in flessione di 0,1 punti percentuali sul mese mentre sale di 1,3 punti percentuali dallo 0,9% all’1,6% a luglio, contro le attese di una variazione nulla e di 1,2 punti. Nell’Eurozona l’inflazione è in calo, sebbene la Bce propenda per la cautela sui tassi.