Riduzione aliquote Irpef, per le Regioni il costo è di 1,4 miliardi euro

Con la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, il costo totale per le Regioni sarebbe di 1,4 miliardi di euro: Marco Alparone in audizione alle Commissioni chiede anche più possibilità di spesa per la sanità

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 7 Ottobre 2024 19:40

Nella giornata odierna, 7 ottobre 2024, hanno preso il via le audizioni sul Piano strutturale di bilancio davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato unite. Molti i temi che i diversi attori interpellati hanno presentato in merito al Piano e, tra questi, spicca quanto esposto dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome in merito alla riduzione delle aliquote Irpef, da 4 a 3, operazione che impatterebbe in maniera molto significativa sui bilanci degli enti locali. Per le Regioni a statuto ordinario la stima è di circa un miliardo, mentre per quelle a statuto speciale di circa 400 milioni.

Taglio aliquote Irpef, l’impatto gravoso sulle Regioni

“La riduzione dalle 4 alle 3 aliquote Irpef, con il tema dell’impatto sull’addizionale Irpef, impatterebbe per le Regioni a statuto ordinario per circa un miliardo e per le regioni a statuto speciale per circa 400 milioni”, ha detto in audizione sul Piano strutturale di bilancio Marco Alparone, coordinatore della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni e Province autonome. Facendo una semplice addizione, dunque, l’impatto del taglio delle aliquote Irpef graverebbe sugli enti locali per un totale di 1,4 miliardi di euro, cifra questa che spaventa non poco gli amministratori dei territori.

“È un tema per ora congelato – ha aggiunto Marco Alparone – ma che dovremmo affrontare rispetto alla pressione fiscale che si fa sui cittadini. La riduzione da 4 a 3 aliquote ha un impatto notevolissimo per gli enti territoriali e per le Regioni”.

La richiesta di maggiori fondi per la Sanità

Il coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e Province autonome ha anche affrontato il tema della spesa sanitaria, definendola come “fondamentale per le Regioni”.

“È indubbio – ha detto – che il rapporto tra spesa e Pil è un rapporto che dobbiamo cercare di tenere il più alto possibile, quindi quel 6,4% del 2024 per noi è un dato di partenza. L’obiettivo e la richiesta che facciamo sulla priorità della spesa sanitaria è che il 6,4% cresca. Se mettiamo più risorse sul fondo sanitario nazionale nel riparto del fondo sanitario regionale riteniamo che una maggiore flessibilità sull’utilizzo in funzione del bisogno che ogni Regione ha permetterebbe di ottimizzare la risposta ai cittadini al meglio. Sappiamo – ha concluso Marco Alparone – che c’è la volontà di aumentare le risorse sulla spesa sanitaria”.

La revisione, al ribasso, del Pil 2024

A complicare i piani del governo in vista della prossima Manovra 2025 è anche quanto sottolineato da Bankitalia nel corso delle audizioni, ovvero che la crescita del Pil nel 2024 dovrà essere rivista al ribasso, fermandosi allo 0,8%.

“Nel quadro delle previsioni a legislazione vigente del Piano strutturale di bilancio (Psb) – ha detto nel corso dell’audizione il capo dipartimento Economia e statistica Bankitalia, Sergio Nicoletti Altimari – il Pil cresce dell’1,0 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel prossimo e dell’1,1 per cento nel 2026. La revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto della stima per l’anno in corso”. Una gelata per l’esecutivo di Giorgia Meloni, già in difficoltà per trovare le coperture necessarie a garantire gli interventi.