Gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale italiana potrebbero riscrivere il concetto di Made in Italy. Alcuni dei settori che tradizionalmente rappresentano le eccellenze italiane nel mondo, come l’abbigliamento e l’automotive, sono crollati a causa di crisi di settore molto intense. Al contrario, comparti che generalmente non vengono associati al nostro Paese, come la farmaceutica, stanno raggiungendo dimensioni anche più importanti di quelli tradizionali.
In generale, tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 la crisi della produzione industriale italiana sembra essere indirizzata verso la fine. Gennaio 2025 ha fatto registrare un balzo che non ha solo compensato il crollo di dicembre 2024, ma ha fatto riprendere una tendenza di crescita cominciata a ottobre scorso.
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È finita la crisi della produzione industriale?
Gennaio è stato uno dei mesi migliori per la produzione industriale italiana dalla metà del 2023. L’indice generale è aumentato in un mese del 3,2%. Una crescita diffusa in tutte le tipologie di beni, siano essi strumentali, intermedi o di consumo, e in tutti i settori industriali, con l’eccezione di quello energetico, per propria natura molto volatile.
Questo dato va però contestualizzato. Dicembre 2024 è stato uno dei mesi più negativi per la produzione industriale italiana negli ultimi anni. Un -2,7% aveva interrotto una serie positiva, seppur moderatamente, di due mesi (+0,1% a ottobre, +0,7% a novembre). Il risultato di gennaio ha però parzialmente rimesso in linea di crescita la produzione industriale italiana, dopo un 2024 molto difficile.
La farmaceutica, il nuovo Made in Italy
Analizzando i singoli settori, si nota però un cambiamento molto netto nell’orientamento della produzione industriale italiana. Il dato tendenziale, quindi il confronto con gennaio 2024, mostra una sola crescita a due cifre: il +21,7% del settore farmaceutico. Un risultato straordinario che ha trascinato parzialmente anche il settore chimico, secondo per crescita a +6,2%.
Le stime più recenti, quelle del 2023, parlano di 52 miliardi di euro di fatturato annuo per l’intero settore, 49 dei quali dipendono dalle esportazioni. Di questi però, ben 8 miliardi sono diretti verso gli Stati Uniti, dato che espone il settore alle ultime tensioni internazionali e alla possibile guerra commerciale con gli Usa dovuta ai dazi di Trump.
La crisi dell’automotive e le sue soluzioni
Alcuni dei settori più rappresentativi del Made in Italy invece stanno attraversando un periodo di difficoltà. Il più esposto è quello dell’automotive, la cui produzione industriale è scesa del 13% in un anno. Una crisi internazionale, che ha investito quasi tutti i Paesi sviluppati, aggravata dalle disposizioni sulla riduzione delle emissioni.
Sia a livello nazionale, sia a livello europeo, i governi sono al lavoro proprio per allentare queste misure e permettere al settore di valorizzare i segmenti più produttivi. Anche in questo ambito però spaventano i dazi americani, che rischiano di compromettere ogni tentativo di ripresa.
Le prospettive del settore della moda
L’altro settore storicamente legato all’Italia che sta attraversando un periodo di crisi è quello dell’abbigliamento. Un crollo del 12,3% della produzione industriale in un anno, dovuto soprattutto ai cali delle vendite in Cina, per via della crisi economica, e in Russia, a causa delle sanzioni.
La crisi ha messo in difficoltà interi distretti industriali, come quello toscano, con una profondità simile a quella dell’automotive, ma che non sembra avere soluzioni politiche simili all’orizzonte.