Prestiti bancari in calo e aumenta il rischio di infiltrazioni criminali: più colpito il Nordest

Per la Cgia di Mestre, un calo dei prestiti bancari è sinonimo di presenza di infiltrazioni criminali. Più esposto il Nord-Est

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Continuano a diminuire i prestiti bancari alle aziende, che negli ultimi anni hanno visto un calo del 27% a livello nazionale, corrispondente a una diminuzione di 247 miliardi di euro di prestiti vivi in essere. Un trend che secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre rischia di alimentare la crescente presenza delle organizzazioni criminali nell’economia reale.

Calano i prestiti e aumentano i rischi infiltrazioni, i motivi

Stando al report della Cgia, nell’ultimo anno i prestiti alle imprese sono diminuiti del 4,7% (pari a una riduzione di 32,2 miliardi di euro in termini assoluti). Tuttavia, nel Nordest la contrazione è stata ancora più significativa, con una diminuzione del 7,4% (14 miliardi di euro in meno). Questo trend conferma la continua riduzione dei prestiti bancari alle aziende, che negli ultimi 12 anni ha visto un calo del 27% a livello nazionale, corrispondente a una diminuzione di 247 miliardi di euro di prestiti vivi in essere.

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, questo trend rischia di alimentare indirettamente quel fenomeno che ormai è purtroppo radicato sia al Sud che al Nord: la presenza delle organizzazioni criminali nell’economia del Paese.

Perché questo collegamento? Stando al report, in questi momenti difficili per l’economia italiana, le organizzazioni criminali “sono gli unici soggetti che dispongono della liquidità necessaria per ‘aiutare’ chi si trova in difficoltà economico-finanziaria, in particolare nei settori ad alta intensità di contante (ristorazione, intrattenimento e sale giochi), in quelli che richiedono il controllo del territorio (edilizia) e nei comparti meno innovativi che non richiedono competenze specialistiche”.

In sostanza, le attività economiche diventano le principali “prede” di chi vuole reinvestire i proventi ottenuti illecitamente.

Le aree più a rischio di penetrazioni mafiose

Storicamente la presenza più diffusa delle organizzazioni criminali si registra nel Mezzogiorno. Tuttavia, sono molti ormai si i casi di realtà illegali anche nelle aree economicamente più avanzate del Centronord.

In uno studio realizzato verso la fine del 2021, la Banca d’Italia ha evidenziato che le penetrazioni mafiose sono presenti anche nelle province di Roma, Latina, Genova, Imperia e Ravenna. Meno colpite, ma comunque con forti criticità, sono le province di Torino, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Lodi, Brescia, Savona, La Spezia, Bologna, Ferrara, Rimini, Pistoia, Prato, Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata.

La storia insegna che i territori dove l’economia locale è fortemente condizionata dalla spesa pubblica e il livello di corruzione nella pubblica amministrazione è molto elevato sono storicamente più vulnerabili al potere corruttivo delle mafie. Al tempo stesso, è possibile riconoscere un’area geografica più a rischio rispetto a un’altra anche osservando l’elevata presenza di reati e denunce quali estorsione, racket, usura, contraffazione, lavoro nero, gestione illecita del ciclo dei rifiuti, scommesse clandestine e gioco d’azzardo; più queste denunce toccano livelli molto alti, più è alta la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Dove il taglio del credito si è fatto sentire di più

Tornando ai dati sul crollo dei prestiti, la contrazione dei prestiti erogati dalle banche alle imprese si è avvertita maggiormente a Trieste (-18,5% pari a -756,9 milioni di euro), Gorizia (-14,1% pari a -154,7 milioni), Novara (-13,8% pari a -460 milioni) e Trento (-13,5% pari a -1,6 miliardi di euro). Ad eccezione di Gorizia, questi territori mostrano un rischio di presenza mafiosa particolarmente elevata.

Ecco l’elenco puntato delle prime dieci città con la variazione percentuale degli impieghi vivi alle imprese nell’ultimo anno:

  • Trieste: -18,5%
  • Gorizia: -14,1%
  • Novara: -13,8%
  • Trento: -13,5%
  • Fermo: -11,4%
  • Savona: -11,3%
  • Asti: -10,6%
  • Verona: -10,3%
  • Biella: -10,0%
  • Varese: -9,7%

Tra tutte le province italiane monitorate dall’Ufficio studi, solo quattro hanno aumentato il volume dei prestiti nell’ultimo anno: Messina (+1,1% pari a +24,6 milioni), Enna (+1,4% pari a +6,4 milioni), Caltanissetta (+12,3% pari a +91,3 milioni) e Lodi (+12,7% pari a +291,6 milioni).

Nell’ultimo anno la riduzione dei prestiti alle imprese italiane è stata del 4,7% (-32,2 miliardi di euro). Le piccolissime imprese (con meno di 20 addetti) hanno subito una contrazione dell’8,3% (-9,5 miliardi di euro), mentre per quelle con più di 20 addetti il calo è stato del 4% (-22,6 miliardi di euro). Ancora una volta, nel rapporto tra banche e imprese, le Pmi risultano essere le più penalizzate.