Tra 16 anni perderemo 5,4 mln di lavoratori. La “ricetta” di Panetta per salvare welfare e pensioni

Dal Meeting di Rimini l'avvertimento di Bankitalia. L'Italia perderà il 9% della forza lavoro, a rischio il welfare: servono più migranti lavoratori regolari

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Tra 16 anni potremo aver perso milioni di persone in età lavorativa. Che, tradotto, significherebbe un durissimo colpo per la nostra economia. L’allarme arriva dalla capo divisione mercato del Lavoro di Bankitalia, Elena Viviano, dal palco del Meeting di Rimini. Vediamo cosa hanno detto lei e il governatore Fabio Panetta, che l’ha preceduta, a proposito di lavoro, crescita, migranti e pensioni.

Nel 2040 in Italia perderemo il 9% della forza lavoro

Nel 2040 potrebbero esserci circa 5,4 milioni di persone in meno tra i 15 e i 64 anni: il che significa che la forza lavoro potrebbe calare del 9%, con il rischio che il Pil diminuisca della stessa percentuale. L’allarme arriva dalla capo divisione mercato del Lavoro di Bankitalia, Elena Viviano dal Meeting di Cl di Rimini. Viviano ha spiegato che solo negli ultimi 4 anni, tra il 2019 e il 2023, in questa classe di età le persone sono diminuite di ben 600mila unità.

L’occupazione, ha chiarito, è cresciuta grazie all’aumento della partecipazione al mercato del lavoro. E nel prossimo futuro bisogna puntare proprio su questo, dice, guardando soprattutto alle donne. La cui parità lavorativa, rispetto agli uomini, è ancora lontana.

Giusto per dare un dato, l’Italia è l’ultima in Europa per l’occupazione femminile: 1 donna su 5 esce dal mercato del lavoro subito dopo essere diventata mamma. Secondo una recente analisi del Servizio studi della Camera, paragonato al contesto europeo, il tasso di occupazione femminile in Italia “risulta essere – secondo dati relativi al quarto trimestre 2022 – quello più basso tra gli Stati dell’Ue, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media”: il 55%, a fronte del 69,3% dell’Europa. Guardando poi alla situazione nazionale si registra un divario anche nel rapporto tra uomini e donne nel mondo del lavoro: le donne occupate sono circa 9,5 milioni, contro i 13 milioni di uomini.

Panetta: “Servono lavoratori migranti per sostenere welfare e pensioni”

Discorso simile a quello fatto poco prima dal Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. “Nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenteranno gli anziani, con effetti negativi su sistemi pensionistici, sistema sanitario, propensione a intraprendere e innovare, sostenibilità dei debiti pubblici” ha detto il capo di Via Nazionale. “È essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei Paesi, tra cui l’Italia, dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi”.

Poi, la stoccata al governo sui migranti. “Servono anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari, che costituiscono una risposta razionale sul piano economico, al di là di altre valutazioni di natura sociale o etica. L’ingresso di immigrati regolari andrà gestito all’interno dell’Unione Europea bilanciando esigenze produttive ed equilibri sociali, assicurando un’integrazione” evidenzia.

Problema lavoro, ma anche problema crescita, per l’Italia. Sempre dal palco di Rimini, e a pochi giorni dall’avvio della discussione sulla Manovra 2025, invita Meloni e i suoi a una “gestione prudente dei conti pubblici”. Il numero uno di Bankitalia ha parlato di crescita (“modesta”), di calo demografico, di investimenti, di competitività e molto altro.

Italia, due obiettivi: meno debito e più crescita

Per l’Italia il “problema cruciale” rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto, ha detto. Perché è così essenziale il nodo del debito? Perché un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire, spiega. “Espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo”. Roma spende per interessi tanto quanto per tutta l’istruzione, sentenzia, lapidario.

“La crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia, ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti”. Dobbiamo concentrarci sulle “finalità essenziali” dice. Quali sono? “Rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività del lavoro, aumentare l’occupazione di giovani e donne, definire politiche migratorie adeguate“.

Quindi “la strada maestra – ha concluso Panetta – passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilità di successo e rafforzerebbe la credibilità delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi”.

La necessità dell’integrazione fiscale per l’Ue

Infine, un invito alla Ue sotto la nuova vecchia guida di Ursula von der Leyen di portare avanti la riforma della governance e completare l’integrazione, che sin qui ha prodotto numerosi vantaggi. “Nel tempo l’integrazione europea ha portato importanti benefici ai cittadini. L’abolizione delle tariffe doganali interne ha favorito la specializzazione produttiva e le economie di scala, – spiega il Governatore – stimolando l’efficienza e la concorrenza e accrescendo l’occupazione e il benessere. Si stima che in assenza del mercato unico il reddito pro-capite in Europa oggi sarebbe inferiore di un quinto“.

“Il progetto europeo si trova ora di fronte a sfide sia interne sia esterne che ne mettono alla prova la solidità e la coesione. Le autorità europee hanno il difficile compito di garantire prosperità ai cittadini in un mondo meno stabile e meno aperto. Anzitutto, è fondamentale proseguire questo cammino di integrazione fiscale“. Un banco di prova – prosegue ancora – sarà confermare i progetti di spesa comuni e avanzare verso un’unione più completa e integrata sul piano finanziario e fiscale.

“L’Unione europea dovrà avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni”. Tra queste, ribadisce in primis la creazione di una capacità fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea, caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale, “rimane squilibrata”.

Panetta parla infine anche di tassi e Bce, auspicando un taglio dei tassi di interesse già in occasione del prossimo board in programma a settembre. “La fine della restrizione monetaria è già iniziata”, con il taglio dei tassi deciso a giugno. Tanto che ipotizza come “ragionevole” aspettarsi che si vada, da qui in avanti, verso una fase di allentamento delle condizioni monetarie “perché l’inflazione sta scendendo e l’economia mondiale sta rallentando”.