Meloni dura con le banche, 5 miliardi su 44 di profitti: “Siamo tutti soddisfatti”

Il governo Meloni chiede 5 miliardi di euro agli istituti di credito per sostenere le misure per i più deboli presenti nella Manovra 2026

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Il governo Meloni tenta di chiudere il testo della legge di Bilancio 2026, ma per farlo bisogna risolvere il nodo banche. L’intervento della premier è però indiretto, perché avviene attraverso un dialogo riportato nel nuovo libro di Bruno Vespa, Finimondo, nel quale troviamo Giorgia Meloni spiegare la propria direzione direttamente all’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

Le parole di Meloni rimbalzano sui media e trovano la risposta della politica. Tra queste voci, quella di Matteo Salvini, che si dice soddisfatto e sostiene la premier, sottolineando come non ci sia accanimento verso le banche, ma che servano risorse per sostenere i più deboli. Nella maggioranza, dopo la tensione, arriva quello che sembra essere la fine della partita. Antonio Tajani, infatti, ha dichiarato che l’accordo sulle banche è chiuso e che ormai non si cambia. C’è un rischio però che non viene discusso nella stessa maggioranza, che ha blindato la misura sulle banche, e cioè: chi lo dice che gli istituti di credito non si rifaranno sui clienti?

Giorgia Meloni sulle banche: il dialogo con Messina

Giorgia Meloni continua a tirarsi indietro da un confronto diretto e schietto con i giornalisti. Non risponde alle domande, ma lascia che le sue affermazioni passino attraverso altri canali, che siano messaggi e video sui social o trascrizioni di un dialogo tra lei e il banchiere Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo.

È quello che è avvenuto di recente con il nuovo libro di Bruno Vespa, Finimondo. In questo leggiamo lo scambio tra la premier e il banchiere.

La presidente del Consiglio parla del ruolo del sistema bancario e lo fa nell’ottica in cui le banche devono sostenere le politiche del governo, perché hanno beneficiato di misure pubbliche e ora è il tempo di dare qualcosa in cambio.

Si legge:

Se cresce lo spread, se sale il rating dell’Italia, se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte per rinegoziare con la garanzia dello Stato prestiti che avevano già erogato, o dei crediti del Superbonus, sempre grazie a Giuseppe Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano a continuare in una politica così profittevole.

Solo 5 miliardi su 44 di profitti nel 2025

Nel suo dialogo con Messina, Giorgia Meloni aggiunge che su 44 miliardi di profitti del 2025 (che proseguono un trend di extraguadagni), il governo chiede di mettere a disposizione circa 5 miliardi per aiutare le fasce più deboli della società. “Credo che possiamo essere soddisfatti noi e che, in fin dei conti, possano esserlo anche loro”, commenta.

Ha poi voluto specificare che non si tratta di introdurre una nuova tassazione sui profitti, ma di chiedere un contributo proporzionato ai vantaggi ottenuti dalle banche negli ultimi anni. Dichiara infatti: “Non vogliamo tassare la ricchezza prodotta dalle aziende, perché daremmo un segnale sbagliato.”

E aggiunge:

Vogliamo un contributo sulla rendita accumulata per condizioni di mercato che la politica del governo ha fortemente contribuito a creare. Ho spiegato che, per mantenere i conti in ordine, occorrono delle risorse e le abbiamo chieste a chi, grazie a questa politica, ha avuto grandi benefici.

Salvini chiede soldi per il piano casa

Non sono mancate discussioni o frecciatine tra elementi di spicco della maggioranza di governo. Due protagonisti di questi scambi tesi sono stati i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Tra i molti nodi da sciogliere, soprattutto tra loro due, vi era quello degli istituti bancari.

Così, mentre Matteo Salvini si dice completamente soddisfatto dal punto di vista di Giorgia Meloni e invita il sistema bancario a partecipare alla manovra 2026, Antonio Tajani rimane invece piuttosto freddo, ma non si dice contrario.

Salvini aggiunge che non c’è accanimento nei confronti delle banche, ma che, avendo guadagnato 112 miliardi di euro di utili, una parte di questi grazie alle garanzie dello Stato, è tempo di dare qualcosa indietro. Secondo il ministro delle Infrastrutture, una parte di questi fondi dovrebbe arrivare al piano casa. Sui primi progetti pilota, prosegue nella sua spiegazione, prevede un costo di 660 milioni di euro che potrebbero essere sostenuti dal contributo delle banche. “Il problema è che questi soldi sono dal 2027 in poi, ma io ne ho bisogno anche nel 2026 per la progettazione. Mi piacerebbe avere un progetto pilota per ciascuna delle 20 regioni”, ha spiegato.

I dubbi dell’opposizione

Ci sono però degli aspetti critici che non sono stati ancora chiariti. A dirlo sono le voci dell’opposizione, come Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico. Questo infatti critica l’assenza di garanzie per i cittadini, perché la richiesta dei fondi agli istituti bancari non prevede una clausola di protezione per consumatori e imprese. Secondo Misiani, il rischio è “che le banche scarichino il costo sui correntisti. Nella legge di bilancio non c’è una riga su questo”.

Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, invece critica il governo perché non ha abbastanza coraggio da imporre una vera tassazione. Anche Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi-Sinistra, si dice critico e dubbioso. Parla di presa in giro, perché si tratta di “un’anticipazione fiscale che le banche recupereranno”. Secondo lui, infatti, le famiglie oggi soffocano, ma gli istituti non vengono toccati davvero e Meloni è come lo sceriffo di Nottingham.

Anche se non fa parte dell’opposizione, la reazione di Antonio Tajani lascia intendere che non si trovi d’accordo con quanto è stato deciso. Giorgetti ha più volte dichiarato in queste settimane che una cosa la legge di bilancio fa ogni anno: non riesce a mettere d’accordo tutti. E il leader di Forza Italia sembra proprio di questo avviso. L’accordo con le banche, però, è ormai chiuso, e il suo commento è proprio questo: “L’accordo sulle banche è chiuso e non si cambia.” Non sono parole di soddisfazione: suonano più come il tentativo di evitare aumento di tensione nella maggioranza.