Mario Draghi avverte l’Europa: produttività ferma, stipendi bassi e spese in aumento

Mario Draghi al Cepr: salari stagnanti e produttività ferma minacciano l’Europa. Serve agire subito per evitare un futuro economico bloccato

Foto di Francesca Secci

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 16 Dicembre 2024 09:17

Mario Draghi, ex presidente della Bce e anche ex premier italiano, ha parlato a Parigi al Cepr con la schiettezza che lo contraddistingue. Al centro del suo discorso, la società europea e le sue trasformazioni, in un momento storico in cui nulla può essere dato per scontato. I suoi commenti spaziano dalle fragilità del modello economico attuale alle possibili strade per garantire un futuro più stabile e prospero.

Valori europei: nessuna garanzia di eternità

“Dovremo lottare per conservarla”, ha detto Mario Draghi, riferendosi alla società che l’Europa ha promesso ai suoi cittadini. L’idea che il continente possa affrontare un declino gestito e confortevole è, secondo Draghi, un mito pericoloso. La realtà è diversa e richiede un impegno costante per mantenere vivi i valori fondanti, indipendentemente dalle trasformazioni globali. “Non c’è nulla di confortevole”, ha ribadito, spazzando via ogni illusione.

Debito comune: una leva da esplorare

Tra le proposte avanzate per rafforzare l’economia europea, Draghi ha menzionato l’emissione di debito congiunto a livello europeo come un’opportunità per creare margini fiscali in grado di supportare le economie del continente durante periodi di crescita sotto il potenziale.

Ha però avvertito che questa strategia non può essere attuata senza modifiche strutturali profonde. “Se l’Ue emettesse debito congiuntamente, potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo da utilizzare per limitare i periodi di crescita inferiore al potenziale”, ha spiegato. Ma, secondo l’ex premier, non possiamo iniziare a percorrere questa strada se non sono già in atto i cambiamenti nella struttura dei mercati che potrebbero aumentare i tassi di crescita potenziale nel medio termine.

Alternative per il progresso economico

Nel caso in cui l’opzione del debito comune non fosse percorribile, Draghi ha indicato due strategie complementari. La prima riguarda una migliore composizione della spesa pubblica, con un aumento significativo degli investimenti infrastrutturali. La seconda punta a un coordinamento più stretto tra gli Stati membri, indispensabile per rendere le politiche fiscali nazionali più efficaci e sinergiche. L’obiettivo è ottimizzare le risorse disponibili, evitando inefficienze e duplicazioni. “Senza un debito comune dovremo anche spostare la nostra azione politica dalla modifica dell’orientamento della politica fiscale al miglioramento della sua composizione—aumentando gli investimenti pubblici—e al coordinamento tra gli Stati membri”, ha dichiarato Draghi.

Crescita potenziale e riforme necessarie

Draghi ha anche messo in luce l’importanza di intervenire sulla struttura dei mercati europei per stimolare una crescita sostenibile. Ha sottolineato che è fondamentale avanzare sulle riforme del “mercato unico europeo e del mercato dei capitali”, che rappresentano i pilastri per una crescita della produttività. “Le riforme di mercato sono necessarie affinché le politiche macroeconomiche abbiano pieno effetto, e politiche macroeconomiche pienamente efficaci sono necessarie affinché le riforme di mercato producano il massimo della crescita della produttività”, ha spiegato.

Draghi ha aggiunto che, senza un incremento del tasso di crescita della produttività del lavoro rispetto al livello medio registrato dal 2015, l’economia europea tra 25 anni rischia di avere le stesse dimensioni di oggi. Questo scenario porterebbe a entrate fiscali stagnanti e alla necessità di avanzi di bilancio per evitare un aumento del rapporto debito/Pil.

“Eppure ci troviamo di fronte a impegni di spesa che non si ridurranno con il Pil: le passività pensionistiche non finanziate nei Paesi dell’Ue vanno dal 150% al 500% del Pil”, ha ricordato. Inoltre, i 750-800 miliardi di euro annuali stimati da Commissione e Bce per energia, difesa, digitalizzazione e ricerca non includono obiettivi cruciali come l’adattamento climatico e la protezione ambientale.

Mario Draghi sta dicendo che in Europa i salari sono a rischio stagnazione se non si interviene sulla produttività. Il problema è che, se il tasso di crescita della produttività del lavoro resta al livello medio attuale (quello dal 2015), l’economia europea tra 25 anni sarà grande quanto lo è oggi. Questo significa che i salari non cresceranno, le entrate fiscali rimarranno ferme e ci saranno difficoltà crescenti nel mantenere il sistema di welfare.