Irpef in Manovra, 85% delle risorse ai ricchi: fino a 411 euro in più

La riforma dell'Irpef riserva la maggioranza delle risorse alle famiglie con gli stipendi più alti secondo le analisi di Istat e Banca d'Italia

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Le analisi di Istat e Banca d’Italia hanno rilevato che buona parte delle risorse dedicate al taglio dell’Irpef in Manovra andranno alle famiglie con gli stipendi più alti tra quelle interessate. L’85% dei fondi andrà al 40% dei nuclei più ricchi, mentre soltanto il 15% al restante 60%.

I vantaggi fiscali massimi dovrebbero raggiungere i 411 euro all’anno a famiglia, mentre quelli minimi, per gli 11 milioni di nuclei coinvolti, non supereranno i 201 euro. Il Governo ribadisce che la misura punta a rafforzare il ceto medio ma l’ufficio parlamentare di bilancio sottolinea che la norma non riesce nemmeno a contrastare del tutto il drenaggio fiscale.

Istat e Bankitalia analizzano la manovra: più soldi ai ricchi

Durante le audizioni sulla Manovra in Parlamento, Istat e Banca d’Italia hanno presentato i loro rapporti, che si sono concentrati soprattutto sull’effetto della riforma dell’Irpef. Il taglio del 2% dell’aliquota allo scaglione centrale, quello tra 28.000 e 50.000 euro, viene descritto come un intervento che “non ha effetto sulle disuguaglianze” e che, al contrario, tende ad avvantaggiare i nuclei con stipendi alti.

I dati presentati dall’Istat in particolare mostrano come il taglio delle tasse favorisca i più ricchi:

  • l’85% delle risorse va al 40% delle famiglie con stipendi più alti;
  • 2,3 milioni di famiglie riceveranno in media 143 euro all’anno;
  • il 20% di famiglie più ricco riceverà 411 euro all’anno;
  • il 20% di famiglie più povero riceverà 201 euro all’anno.

In generale, l’intervento avrà un effetto di 230 euro medi per contribuente e 276 euro per famiglia all’anno. Secondo l’ufficio parlamentare di bilancio, varie categorie di contribuenti riceveranno benefici molto diversi:

  • 408 euro medi per i dirigenti;
  • 123 euro medi per gli impiegati;
  • 55 euro medi per i pensionati;
  • 23 euro medi per gli operai.

Giorgetti difende la riduzione dell’Irpef

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha difeso la norma del Governo sull’Irpef, nonostante le critiche:

Ho grande rispetto per i soggetti auditi prima di me. Io ho lo svantaggio di prendere le decisioni e non fare solo il professore. Ma la misura del Governo tutela i contribuenti con redditi medi. Negli ultimi tre anni c’è stato un intervento equilibrato che tiene conto del complesso delle misure.

L’allarme sul drenaggio fiscale

L’ufficio parlamentare di bilancio ha anche analizzato la norma sulla riduzione dell’Irpef alla luce del drenaggio fiscale degli ultimi anni. Si tratta di un fenomeno che si verifica nei sistemi di tassazione progressivi come quello italiano negli anni in cui c’è una forte inflazione.

L’aumento di stipendio nominale, che si allinea a quello dei prezzi, fa scalare molti contribuenti in scaglioni di tassazione più alti. In questo modo, nonostante lo stipendio lordo aumenti, quello reale rimane uguale o, in certi casi, cala.

L’Upb ha verificato che, con la riforma dell’Irpef attuata dal 2021 in poi, questo effetto viene compensato solo per i redditi fino a 32mila euro. Da 32mila a 45mila euro, invece, una parte importante del ceto medio a cui si rivolge la riforma dell’Irpef del 2026, la compensazione è solo parziale.