L’oro brilla e vola oltre 2.000 dollari: le ragioni dell’aumento

Le attese sulle prossime mosse della Fed e sull'inflazione alimentano la corsa dei beni rifugio

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Redazione

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L’oro torna a brillare e supera risolutamente i 2.000 dollari l’oncia, rispolverando la sua natura di bene rifugio e di strumento a copertura dell’inflazione, in attesa delle prossime decisioni della Federal Reserve sui tassi a maggio e dei dati sul mercato del lavoro USA in uscita venerdì.

Il prezzo dell’oro si è spinto così su un nuovo massimo pluriennale di 2.049,2 dollari l’oncia, al top degli ultimi 13 mesi, riassestandosi poi stamattina a 2.013 dollari, per effetto di realizzi. Una performance inversamente proporzionale a quella del biglietto verde, che si è deprezzato, spingendo l’euro a 0,9185 USD ed il dollar index su minimi di 101,1 punti.

Fed e timori recessione 

A dare una spinta alle quotazioni hanno contribuito i dati macro USA usciti negli ultimi giorni, come quello sugli ordini all’industria e soprattutto il dato sugli occupati di ADP, risultato sotto le attese con soli 145mila posti generati. Un dato che non getta buone basi per il Job Report in uscita venerdì.

Dati che prospettano una recessione e potrebbero legare le mani della Federal Reserve al prossimo meeting del 2-3 maggio (in aprile non sono previsti incontri)  e che aumentano le probabilità di una pausa nel ciclo di aumenti dei tassi di interesse.

Le aspettative di inflazione

Al di là delle opzioni in mano alla Fed, anche l’inflazione sta tenendo alte le quotazioni dell’oro, che si riappropria del suo di riserva di valore, con un’inflazione che resta alle stelle.

La crescita dei prezzi ha ripiegato nell’ultimo periodo, attestandosi al 6,9% nell’Eurozona a marzo ed al 6% in USA a febbraio (il dato di marzo uscirà la prossima settimana), maresta comunque su massimi pluriennali e su un livello di guardia per le banche centrali. Tanto più che il recente ridimensionamento ha a che fare soprattutto con il calo dei prezzi dell’energia, mentre si guarda alle componenti più strutturali.

L’ascesa degli altri beni rifugio

Assieme all’oro stanno salendo anche altri beni rifugio, come l’argento, che ha raggiunto un picco di 24,91 dollari l’oncia, per riassestarsi stamattina a 24,29 dollari. Anche le criptovalute sono salite nel primo trimestre 2023, facendo segnare un +53% di capitalizzazione di mercato, trainate dal Bitcoin che si è spinto oltre i 28mila dollari.

Per approfondire vedi quali sono i beni rifugio per eccellenza.