Inps, avanzo record da 7,5 miliardi ma resta il bilancio in rosso

L’INPS chiude il 2025 con un avanzo finanziario superiore alle attese, ma il bilancio economico resta negativo, segnalando le fragilità del sistema previdenziale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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L’Inps chiude il 2025 con un avanzo di gestione finanziaria di 7,5 miliardi di euro, un risultato di gran lunga superiore alle attese, che erano stimate in 2,1 miliardi. A certificarlo è la nota di assestamento al bilancio approvata dal CIV (Comitato Indirizzo e Vigilanza). I dati definitivi mostrano accertamenti (quindi le entrate) per 565,4 miliardi di euro (+11,9 miliardi sul previsto) e impegni (cioè le uscite) per 557,9 miliardi (+6,5 miliardi). Nonostante il quadro finanziario appaia dunque in netto miglioramento, permangono però diverse criticità.

Bilancio economico ancora negativo

L’esercizio dell’anno, infatti, resta in perdita. Il risultato economico si attesta a -1,7 miliardi di euro: un disavanzo che, seppur ridotto drasticamente dai -9,3 miliardi inizialmente stimati, conferma le tensioni strutturali del sistema. Il miglioramento è frutto di un equilibrio più favorevole tra il valore della produzione (441,4 miliardi) e i costi (443,5 miliardi), a cui si aggiunge un contributo positivo di 350 milioni dalla voce “altri proventi e oneri”.

La spesa previdenziale continua a rappresentare una voce di costo molto rilevante. Sono stati stanziati 326,7 miliardi per le pensioni e 21,2 miliardi per il sostegno al reddito, di cui 15,2 miliardi destinati ai trattamenti di disoccupazione (+2,8% sulle previsioni).

Per l’inclusione sociale sono previsti 36,5 miliardi, così suddivisi:

  • 23,4 miliardi per l’invalidità civile;
  • 6,8 miliardi per assegni e pensioni sociali;
  • 5,7 miliardi per gli assegni di inclusione (risorse stabili);
  • 641 milioni per il supporto alla formazione (risorse stabili)

Le entrate ed uscite

Sul fronte delle entrate correnti, il CIV segnala che i contributi versati ammontano a 289,7 miliardi di euro, mentre i trasferimenti dallo Stato raggiungono i 167,6 miliardi. Per quanto riguarda le uscite, le voci principali sono:

  • 429 miliardi per le prestazioni istituzionali (pensioni e sostegni);
  • 17,1 miliardi per gli sgravi contributivi;
  • 3 miliardi per le spese di funzionamento.

La spesa per le prestazioni a sostegno della famiglia è stimata in 27,1 miliardi, di cui 20,2 miliardi destinati all’Assegno Unico (in calo del 4% rispetto alle previsioni precedenti).

Grazie alle nuove stime di bilancio, al risultato d’esercizio e al ripiano di 3 miliardi di anticipazioni, la situazione patrimoniale netta a fine anno è stimata in 36,6 miliardi, con un miglioramento di 17,8 miliardi rispetto alle previsioni. Anche l’avanzo di amministrazione è in aumento, previsto a 129,3 miliardi (dai 125,7 miliardi della nota precedente).

Un istituto in bilico

I conti dell’INPS non possono prescindere dal contesto macroeconomico, che per il 2025 presenta ombre sul fronte della crescita. Il Documento di Finanza Pubblica ha infatti rivisto al ribasso le previsioni di Pil reale, portandole allo 0,6% dalla stima dello 0,9% contenuta nella II Nota di Variazione. Un rallentamento dell’economia potrebbe incidere sulle entrate contributive future.

Allo stesso tempo, le previsioni sull’inflazione sono state riviste al rialzo, dall’1,8% al 2,1%. Questo avrà riflessi diretti sulla spesa pensionistica del 2026, che sarà indicizzata proprio in base a questo tasso. A gravare ulteriormente sulle uscite del prossimo anno è atteso un conguaglio di perequazione pari allo 0,2%. Il rinnovo delle pensioni per il 2025 è stato infatti eseguito provvisoriamente allo 0,8% (DM 15/11/2024), ma il dato definitivo dell’inflazione 2024 si è attestato all’1%, rendendo necessario un riallineamento.

Il quadro che emerge è quello di un ente in equilibrio precario. Da un lato, l’avanzo finanziario record rafforza la sostenibilità a breve termine dell’Istituto. Dall’altro, il bilancio economico in passivo rimane un campanello d’allarme sulle criticità di fondo che gravano sul sistema previdenziale italiano.