Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha ricevuto dalla Commissione Ue la comunicazione riguardante il “prestito ponte” di 320 milioni di euro destinato ad Acciaierie d’Italia, attualmente in amministrazione straordinaria e proprietaria dell’acciaieria Ilva di Taranto. La lettera esprime un giudizio favorevole sui termini dell’operazione, che prevede un tasso di interesse annuo dell’11,6%. Un semaforo verde dall’Europa al nuovo sostegno pubblico per l’Ilva.
La decisione della Commissione
La Commissione europea ha approvato il prestito ponte di 320 milioni di euro per Acciaierie d’Italia, attualmente in amministrazione straordinaria e proprietaria dell’acciaieria Ilva di Taranto. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha confermato di aver ricevuto una comfort letter dalla Commissione, la quale esprime un parere positivo sui termini del prestito, il quale prevede un tasso di interesse annuo dell’11,6%.
«Questa conferma attesta la validità del piano industriale elaborato dalla gestione commissariale e la capacità dell’azienda di restituire la somma in tempi congrui e senza configurarsi come aiuto di Stato», scrive il Mimit nella nota.
La prima spinta per la ripartenza dell’ex Ilva è rappresentata da questo prestito. Riguardo agli investitori potenzialmente interessati, il ministro Urso aveva precedentemente menzionato il coinvolgimento di 5 multinazionali. Tra i nomi che sono circolati finora, figurano il gigante ucraino dell’acciaio Metinvest, il gruppo indiano Jindal con Vulcan Green Steel, gli italiani di Arvedi e recentemente anche la canadese Stelco. Tuttavia, chiunque acquisirà l’ex Ilva si troverà di fronte a una sfida considerevole: il piano richiede investimenti stimati intorno ai 4,6 miliardi di euro nell’arco di 8 anni per riportare la produzione a pieno regime e per decarbonizzare gli impianti.
Il caso dei dati falsati sulle quote per le emissioni di CO2
Chiunque prenderà in mano l’acciaieria dovrà affrontare anche il recente caso riguardante l’accusa di falsificazione dei dati sulle emissioni di CO2 da parte di Acciaierie d’Italia (AdI), l’azienda che gestisce l’ex Ilva di Taranto.
La Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni che coinvolgono una decina di dipendenti e dirigenti, mirate a trovare documentazione contabile per comprendere le modalità con cui sono stati commessi questi illeciti. L’obiettivo è anche quello di quantificare il danno economico sia per il sistema europeo di scambio delle quote di emissione che per lo Stato stesso.
Dal decreto Agricoltura arrivano 150 milioni
Intanto a Roma con 118 voti è stato approvato il decreto Agricoltura, che interessa da vicino anche l’acciaieria di Taranto; nel decreto viene inserito il via libera alle norme per le imprese di interesse strategico nazionale, tra le quali rientra anche l’Ilva. Si prevede quindi un finanziamento da 150 milioni “al fine di assicurare la continuità operativa degli stabilimenti industriali”, dice il decreto.
Le somme confiscate o provenienti da procedimenti penali conclusi nei confronti di azionisti e amministratori delle società del gruppo Ilva per fatti precedenti al commissariamento possono essere utilizzate per garantire la continuità operativa degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, nonché per proteggere l’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori.
I proventi derivanti dalla sottoscrizione delle obbligazioni emesse da Ilva S.p.A. vengono destinati a un fondo specifico per le bonifiche ambientali; solo se avanzano risorse dopo il completamento delle bonifiche, queste possono essere utilizzate per progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo dell’acciaio presso lo stabilimento siderurgico di Taranto.