Grano duro, produzione in Italia a quota -15%: si temono aumenti su pasta e pane

La produzione di grano in Italia crolla e Coldiretti parla del raccolto più basso degli ultimi 10 anni. Le cause del fenomeno e quale impatto sui prezzi di pasta e pane

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

In Italia la produzione di grano duro è in calo: nel 2024 il nostro Paese produrrà circa 3,5 milioni di tonnellate di materia prima. Si tratta di un calo annuo pari all’8%, ma rispetto alla media di lungo periodo si parla di una stima fra il 10% e il 15%. Sono le previsioni del Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agricola.

Perché cala la produzione di grano in Italia

A cause vecchie se ne sommano di nuove. Coldiretti puntualizza che la produzione di quest’anno rischia “di essere ricordata come la più bassa degli ultimi 10 anni“. Questa la stima a un mese dalla trebbiatura del grano.

Alla difficile congiuntura internazionale, derivante in primis dalla crisi del grano conseguente alla guerra fra Russia e Ucraina, si sommano condizioni climatiche sfavorevoli e una riduzione della superficie coltivata. Ma viene denunciata anche la “concorrenza sleale di prodotto straniero”: secondo i dati del Centro Studi Divulga, nel 2023 sono arrivati quasi 900 milioni di chili di grano russo e turco, un quantitativo mai visto prima. Aggiungendo il grano canadese, si arriva a 1 miliardo di chili. Coldiretti specifica che il grano proveniente dal Canada è un “cereale trattato in pre raccolta con il glifosato, una modalità vietata nel nostro Paese”. Ecco il perché dell’accusa di concorrenza sleale.

Produzione di grano, Italia tagliata in due

E l’immagine è quella di un Paese tagliato a metà: mentre al Nord e Centro-Nord le condizioni per la coltura sono eccellenti, a risentire maggiormente della crisi è il Mezzogiorno e in particolare Sicilia, Puglia e Basilicata.

I dati sono stati presentati nel corso dell’edizione 2024 del Durum Days del 16 maggio, evento presentato alla Camera di Commercio di Foggia, sponsorizzato da Basf e Corteva e organizzato dai principali attori del settore: Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Fedagripesca Confcooperative, Compag, Italmopa e Unione Italiana Food, con il patrocinio della Siga (Società Italiana Genetica Agraria) e la collaborazione del Crea. Tra i relatori, anche Areté e Icg (International Grains Council).

La stima, va comunque specificato, è stata effettuata ben prima delle violente alluvioni che hanno flagellato il Nord Italia nella metà di maggio, colpendo in particolare il Veneto e diverse province lombarde. Occorrerà dunque attendere alcune settimane per verificare se e di quanto nubifragi e alluvioni abbiano inciso sulle coltivazioni.

Produzione mondiale di grano in ripresa

Gli analisti di Areté evidenziano che nel 2024 la produzione mondiale di grano duro è in ripresa di circa il 10%, dopo il calo del 2023. Allo shock conseguente alla crisi del grano ucraino, alcuni Paesi hanno reagito aumentando produzioni ed esportazioni, in particolare Canada (+40%), Stati Uniti (+25%), Russia (+20% tenendo presente anche il prodotto sottratto all’Ucraina) e Turchia (+5%). Secondo gli analisti le scorte globali potrebbero aumentare anche oltre il 10%. Il dato è comunque inferiore alle medie di lungo periodo.

Aumenta il prezzo di pasta e pane?

Tirando le somme, il prezzo del grano duro dovrebbe aumentare pur non raggiungendo i picchi registrati negli ultimi anni. Questo, nel breve periodo, potrebbe tradursi in due soli esiti pratici: l’aumento del prezzo dei derivati del grano o l’incremento delle importazioni per calmierare i prezzi. Sia nel 2022 che nel 2023 si vide l’aumento del prezzo di pasta e pane come diretta conseguenza della guerra in Ucraina. Non è possibile escludere che la situazione nel 2024 segua lo stesso andazzo.