E’ di nuovo tensione dell’Italia con la Ue per il via libera alla riforma del MES, perché il nostro paese è l‘unico a non averlo ancora ratificato, mentre la Germania si è messa rapidamente in carreggiata dopo la sentenza favorevole dell’Alta Corte tedesca. Cosa potrà succedere se l’Italia non approva il MES? Perché il centro-destra ed in particolare il partito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è sempre dimostrato ostico nei confronti di questo strumento? Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa cosa è il MES, perché in questi termini non piace al centro-destra e quali potrebbero essere gli sviluppi.
Come nasce il MES
Il MES o Meccanismo Europeo di Stabilità, conosciuto anche come Fondo salva-stati, è uno strumento nato nel 2012, all’indomani della crisi economico-finanziaria del 2008-2009 ed i n piena crisi del debito sovrano, per combattere la speculazione che si accaniva sui Paesi a più altro debito.
La triade formata da Mario Monti, Angela Merkel e Nicholas Sarkozy decise dunque di varare uno strumento per correre in soccorso ad uno stato membro in difficoltà, ma solo a certe condizioni e dietro precisi impegni (le famose condizionalità fortemente volute dai falchi nordeuropei).
Le condizionalità consistevano in genere in un piano di aggiustamento macroeconomico e di finanza pubblica, più stringente per i Paesi con qualche sbilanciamento come la Grecia, meno invasivo nel caso di Paesi in condizioni economico-finanziaria fondamentalmente sane colpiti da shock improvvisi dovuti alla speculazione. L’Italia, pur aggredita dalla speculazione, non ne fece mai richiesta ed invece risulta il maggior contributo del finanziamento del MES.
Il MES è nato con una dotazione di oltre 700 miliardi di euro, versata sinora per 80 miliardi circa. L’Italia ha firmato impegni di sottoscrizione per 125 miliardi e ne ha versati sinora 14 miliardi.
In che consiste la riforma
La famosa “riforma” del MES sancisce il venir meno delle condizionalità e dei piani di risanamento, a fronte di un intervento del MES in funzione di “backstop” a supporto del Fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie. Naturalmente, anche in questo caso, c’è un certo margine di discrezionalità nel condurre le verifiche sul Paese che chiede assistenza finanziaria.
In tempo di pandemia è poi stato studiato un nuovo utilizzo del MES in campo sanitario, per le spese necessarie a finanziare il sistema sanitario e, in questo caso, l’unica condizionalità sarebbe l’utilizzo dei finanziamenti per le spese del sistema sanitario.
L’opposizione di Meloni & Co vacilla
Il centro-destra è sempre stato apertamente contrario al MES, non solo le frange sovraniste di Fratelli d’Italia e Lega, ma anche un partito più europeista come Forza Italia, che ha sempre criticato al governance del Fondo. Il governo italiano ad oggi non ha ancora disposto la ratifica della riforma del MES ed ha preannunciato che sul punto dovrà esserci un ampio ed adeguato dibattito in Parlamento.
“Il MES deve essere un regolamento sui conti, non un regolamento dei conti”, ha affermato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé (Forza Italia), sollecitando una revisione delle norme ed aggiungendo “interessa a noi come a tutta l’Europa avere questo strumento” e quindi è sufficiente un dibattito parlamentare.
Anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani in effetti ha ammesso “troveremo il modo per far sì che chi lo voglia utilizzare possa farlo”.
Le tre ipotesi in campo
Se l’opposizione verrà superata, a quali condizioni l’Italia potrà dire il fatidico si? Le ipotesi in campo sono tre e tutte più o meno percorribili con tempi diversi.
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ne ha indicata una, la più lunga e complessa, che prevede la possibilità di modificare il testo della riforma, negoziata ed approvata dal Governo Conte, per trasformare il MES da strumento contro le crisi debitorie e finanziarie a strumento di protezione contro shock esterni come la crisi energetica e la guerra i Ucraina e, in tempi non d’emergenza, per essere impiegato come volano per gli investimenti. Il problema più grande sarebbe la necessità dell’Ue di ripartire da zero, rivedere radicalmente il testo della riforma, costringendo anche i 18 Stati che hanno ratificato la prima versione a rimettere tutto in discussione, con conseguente allungamento dei tempi per la finalizzazione dell’iter.
La seconda ipotesi prevede la ratifica del MES in Parlamento così com’è, salvo approvare contestualmente una risoluzione in cui si dice che l’Italia in ogni caso non farà mai ricorso al meccanismo di assistenza finanziaria. Questa sarebbe l’ipotesi più veloce e meno attraente, anche perché Forza Italia non è mai stata concettualmente contraria al MES, solo al meccanismo di governance troppo d.
Il terzo scenario, infine, prevede la ratifica del MES in concomitanza con l’avvio della trattativa i Ue sulla riforma del Patto di stabilità. Questa ipotesi intermedia appare ad oggi la più plausibile e certa anche rispetto ai tempi.