Davanti all’Assemblea Generale dell’Onu, Giorgia Meloni ha messo subito in chiaro le cose: la guerra in Ucraina è solo l’inizio di un effetto domino che sta sconvolgendo il mondo. Dal palco, ha spostato l’attenzione su temi bollenti come l’emergenza climatica, con risorse sempre più scarse, e la corsa sfrenata all’Iintelligenza artificiale, che rischia di stravolgere l’economia globale. Poi, uno sguardo all’Africa con il “Piano Mattei” e un monito sui costi della migrazione irregolare.
Ha poi concluso con una richiesta di riforma radicale delle Nazioni Unite.
Indice
Guerra in Ucraina: il prezzo che pagheranno tutti
Davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni ha messo in chiaro una cosa: la guerra in Ucraina sta sconvolgendo non solo l’Europa, ma il sistema globale. E non si parla solo di questioni militari, ma di come il conflitto stia innescando un domino di instabilità che impatta ben oltre i confini del continente.
“La ferita inferta al sistema internazionale fondato sulle regole dalla guerra di aggressione russa”, secondo la premier, sta rimescolando le carte in tavola per tutti, creando nuovi focolai di crisi e ripercussioni che potrebbero far vacillare mercati e stabilità economica a livello mondiale.
Clima e risorse: la bomba a orologeria delle emissioni
Meloni non si è fermata alle questioni geopolitiche. Sul palco dell’Onu ha affrontato anche un tema che tiene in scacco le economie di tutto il mondo: la riduzione delle emissioni. “È a un bivio”, ha dichiarato, e la direzione che prenderà questo percorso dipenderà dalla capacità dei paesi più inquinanti di agire, o restare bloccati in giochi di potere e poca cooperazione.
Ma il vero nodo economico è questo: chi guiderà la transizione energetica? E chi pagherà il conto delle risorse in esaurimento, come l’acqua e l’energia? La premier ha fatto intendere che l’incapacità di affrontare questi temi con pragmatismo potrebbe costare caro a tutti, in termini di crescita e stabilità.
Intelligenza artificiale: l’incognita economica
Uno dei passaggi più interessanti del discorso di Meloni è stato quello dedicato all’intelligenza artificiale, una vera rivoluzione tecnologica che sta già scuotendo le fondamenta dell’economia globale. “Disegna un mondo nel quale il progresso non ottimizza più le competenze umane ma può sostituirle”, ha avvertito la premier. Questo significa una cosa, dal suo punto di vista: il rischio di concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e di un mercato del lavoro che potrebbe essere stravolto in modo irreversibile.
Meloni ha ribadito il ruolo di leadership globale dell’Italia sul tema dell’intelligenza artificiale, sottolineando come il Paese, durante la presidenza del G7, abbia messo questa rivoluzione tecnologica al centro dell’agenda: “Abbiamo voluto che questo tema fosse al centro dell’agenda della nostra presidenza del G7, perché vogliamo fare la nostra parte nella definizione di una governance globale dell’intelligenza artificiale”.
La Meloni ha proposto una “governance globale dell’intelligenza artificiale” per evitare che le disuguaglianze economiche si allarghino ulteriormente. Se non si regolamenta questa corsa alla tecnologia, l’economia globale potrebbe ritrovarsi con enormi squilibri, dove poche aziende controllano settori strategici, mentre milioni di lavoratori vedranno le loro competenze rese obsolete. Questo è anche un po’ lo stesso concetto profetizzato da Harari nel bestseller del 2018, intitolato “21 lezioni per il 21esimo secolo”.
Africa: il “Piano Mattei” e il business del futuro
Se c’è un punto su cui l’Italia vuole giocare un ruolo chiave, è il continente africano. Giorgia Meloni ha parlato di un futuro fatto di investimenti e cooperazione con l’Africa attraverso il “Piano Mattei“. Non si tratta solo di una questione umanitaria, ma di un’opportunità economica enorme: creare partnership solide con i paesi africani significa aprire nuove rotte commerciali, sviluppare infrastrutture e favorire la crescita economica di entrambe le parti.
Meloni ha delineato un nuovo modello di cooperazione fondato su rispetto reciproco e collaborazione, affermando: “Il nostro obiettivo non è imporre, ma condividere. Insieme, decidere priorità, settori di intervento e ambiti di azione”.
“Vogliamo garantire il diritto a non dover emigrare“, ha affermato Meloni, puntando sulla necessità di creare condizioni economiche tali da permettere alle persone di restare nei propri paesi. E qui entra in gioco un altro concetto chiave: l’Africa non è solo un problema da gestire, ma una vera opportunità di sviluppo economico per le imprese italiane, che potrebbero trovare in questo mercato emergente il partner perfetto per la crescita.
Ha affrontato anche il tema dell’emergenza idrica, sottolineando come la crescente scarsità di acqua e risorse energetiche abbia un impatto devastante su sviluppo, sicurezza alimentare e stabilità sociale. Ha collegato questa crisi ai progetti in Africa e all’urgente bisogno di innovazione: “La scarsità di acqua e di energia incidono sempre più profondamente sullo sviluppo, sulla sicurezza alimentare e sulla stabilità sociale di intere comunità.”
Meloni ha evidenziato l’interconnessione tra le problematiche del Sud e del Nord del mondo, affermando: “I problemi del Sud Globale sono anche i problemi del Nord, e viceversa. Non esistono più blocchi omogenei, l’interdipendenza dei nostri destini è una realtà”.
La lotta ai trafficanti: l’economia oscura del crimine
L’immigrazione è un altro dei temi che Meloni ha affrontato con fermezza. Ha puntato il dito contro i trafficanti di esseri umani, definendoli come “gli schiavisti del Terzo millennio”, e ha chiesto più sforzi internazionali per fermare il traffico. Ma qui il punto economico è chiaro: il flusso di migranti irregolari ha un impatto enorme sui bilanci dei paesi europei, costretti a destinare ingenti risorse alla gestione dell’emergenza migratoria.
Per Meloni, la risposta sta nel “follow the money”, la formula usata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per colpire la mafia attraverso le sue finanze. Questo metodo potrebbe, secondo la premier, essere applicato anche al contrasto del traffico di esseri umani, riducendo l’impatto economico di questa piaga.
Onu e multilateralismo: un sistema da riformare
La premier, in conclusione al suo soggiorno negli Stati Uniti, ha chiuso il suo intervento con un appello alla riforma delle Nazioni Unite, chiedendo un sistema multilaterale più equo e inclusivo. Ha auspicato niente “nuove gerarchie” o “nuovi seggi permanenti”, una mossa che creerebbe solo nuove disuguaglianze. L’Italia, ha detto, vuole una rappresentanza che coinvolga tutti i paesi membri in modo democratico.