Unicredit-Commerzbank, Ue respinge il protezionismo tedesco: Scholz sotto pressione

Bruxelles sostiene che le fusioni bancarie rafforzano la resilienza. La Commissione respinge le resistenze tedesche all'acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

La fusione tra Unicredit e Commerzbank non è più solo un’operazione finanziaria: è diventata un campo di battaglia tra potenze europee. Bruxelles ha lanciato un messaggio forte, sostenendo che queste manovre tra banche sono legittime.

L’acquisizione da parte di Unicredit dell’11,5% delle azioni di Commerzbank ha fatto esplodere la tensione a Berlino. Olaf Scholz ha bollato l’operazione come “non amichevole” e ha puntato il dito contro la mancanza di dialogo tra i paesi coinvolti.

Dall’altra parte, la Commissione Ue ha messo in chiaro che qualunque restrizione a queste operazioni dovrà essere giustificata da motivazioni concrete, come la sicurezza nazionale. Il governo tedesco, quindi, non potrà bloccare il tutto senza fornire spiegazioni valide.

La posizione dell’Unione Europea sulla questione

La Commissione Europea ha espresso una posizione favorevole al consolidamento bancario in Europa. Secondo la portavoce Veerle Nuyts, le fusioni o acquisizioni tra istituti bancari europei possono contribuire a rendere le banche più robuste di fronte agli shock economici, grazie alla diversificazione degli asset. Inoltre, un sistema bancario europeo più integrato favorirebbe modelli di business più efficienti, facilitando la crescita e gli investimenti nella digitalizzazione​.

Con il dibattito acceso su entrambi i fronti, si fa largo l’ipotesi di un provvedimento straordinario da parte di Berlino per evitare scalate indesiderate. Anche se nessuna conferma ufficiale è ancora emersa, la determinazione di Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, rimane ferrea.

Secondo fonti interne, la Bce potrebbe dare il suo verdetto entro fine ottobre, permettendo a Unicredit di spingersi oltre il 20% delle quote di Commerzbank. Se ciò dovesse accadere, il colosso bancario italiano aumenterebbe rapidamente la propria influenza, puntando dritto al 29%.

Le mosse di Unicredit

Il 24 settembre, Unicredit ha dichiarato di aver acquisito strumenti finanziari per l’acquisto dell’11,5% di Commerzbank, consolidando la sua posizione al centro della scena bancaria europea. Questa manovra potrebbe portarla a detenere fino al 29,9% delle azioni, rendendola il primo azionista della banca tedesca.

Con un’acquisizione precedente del 9%, Unicredit sarebbe in grado di controllare quasi il 21% di Commerzbank, un’operazione che vale circa 3,9 miliardi di euro.

La politica tedesca sul piede di guerra: Scholz alza la voce

Non si tratta solo di numeri. A Berlino, l’operazione di Unicredit ha scosso profondamente i vertici politici. Il governo tedesco, che fino a poco tempo fa controllava il 16% di Commerzbank, ora si trova a dover spiegare ai propri elettori come un asset strategico stia passando in mani straniere.

Anche i Verdi, partner di governo di Scholz, hanno sollevato critiche pesanti, sottolineando che non si sarebbe dovuto permettere a un colosso rivale di prendere il controllo di una banca così cruciale per l’economia tedesca.

Percepita come un vero attacco, l’acquisizione ha spinto il governo a lanciare un’indagine interna, bloccando ulteriori cessioni di azioni. Sul fronte italiano, invece, tutto sembra procedere con calma. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha dichiarato che la questione riguarda il settore privato e che lo Stato non interverrà.

Olaf Scholz, al contrario, non ha nascosto la sua irritazione. In una dichiarazione pungente, ha definito la mossa di Unicredit un “atto ostile”, provocando reazioni politiche e di mercato. “Acquisire quote senza consultazione è inaccettabile per Germania e Europa,” ha dichiarato, mettendo in discussione la legittimità dell’operazione e i principi del mercato unico.

È probabile che Scholz abbia reagito così duramente sia a causa delle difficoltà economiche della Germania, ma anche perché si parla di una banca già salvata nel 2008.