Stellantis sempre più in crisi: produzione crolla del 31%

È quanto stima la Fim-Cisl nel consueto report trimestrale sulla produzione di auto e veicoli commerciali

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Redazione

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Stellantis è sempre più in crisi: alla fine del 3° trimestre si allarga il gap di produzione di auto e veicoli commerciali rispetto allo stesso periodo del 2024, in linea con le difficoltà del settore auto europeo, alle prese con una profonda crisi strutturale e con le incertezze legate alle politiche protezioniste di Trump.

Lo stato di crisi del gruppo torinese è stato confermato dai numeri sulla produzione emersi dal report trimestrale del sindacato dei metalmeccanici Fim-Cisl, che chiede al Gruppo di rafforzare il piano di investimenti ed al Governo ed alla UE un “cambio di passo” delle politiche sul settore.

Produzione a picco del 31,5%

Nei primi nove mesi del 2025 sono stati realizzati 265.490 veicoli,  tra autovetture e veicoli commerciali, con un calo del 31,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel dettaglio, le autovetture sono crollate del 36,3% (151.430 unità) ed i Veicoli commerciali del 23,9% (114.060 unità). Tutti gli stabilimenti registrano dati in flessione rispetto al 2024, con perdite comprese tra il -17% del Polo Produttivo Torinese ed il -65% della Maserati di Modena, passando per il -50% di Melfi, il -35% di Pomigliano ed il -28% di Cassino.

Prospettive pessime per il 2025

Anche il 2025, come il 2024, chiuderà con una riduzione complessiva di circa un terzo dei volumi produttivi, un risultato ben peggiore di quanto previsto a inizio anno. Le previsioni per la chiusura dell’anno restano fortemente negative: poco più di 310.000 unità complessive, con le autovetture che scenderanno sotto le 200.000 unità.

E proprio a causa del crollo della produzione, quasi la metà della forza lavoro del gruppo è attualmente interessata da ammortizzatori sociali (CIG).

Serve rafforzamento Piano investimenti

Il prossimo 20 ottobre ci sarà il primo incontro con il nuovo CEO Antonio Filosa, cui i sindacati chiedono di garantire una prospettiva industriale e occupazionale ad ogni sito produttivo presente in Italia, evitando chiusure o licenziamenti ed orientando la transizione tecnologica verso soluzioni concrete, condivise e socialmente sostenibili.

Per i sindacati è necessario rafforzare e migliorare il piano di investimenti elaborato nel 2024, prima dell’uscita di Tavares, che prevede anche per l’Italia la nuova piattaforma Small con due nuovi modelli compatti a Pomigliano dal 2028. La nuova 500e a Mirafiori accanto alla 500 ibrida in produzione da novembre 2025. L’introduzione di versioni ibride per le auto previste nelle versioni elettriche tra il 2025 e 2026 a Melfi, la nuova gamma large sui veicoli commerciali, lo sviluppo anche delle versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia e in aggiunta un nuovo modello top di gamma sempre su piattaforma large. Su Modena è previsto il lancio del progetto alto di gamma con il trasferimento di Maserati GT e GC. Rimangono invece preoccupazioni sul futuro di Termoli dopo lo stop alla gigafactory.

Da Ue e Governo necessario “cambio di passo”

Per il sindacato è necessario un piano industriale europeo espansivo, sostenuto da debito comune e da un nuovo Fondo europeo con dotazioni paragonabili al Next Generation EU, per accompagnare la transizione garantendo sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale.

Anche al Governo italiano si chiede di “fare la propria parte”, individuando risorse adeguate per sostenere e rilanciare il settore automotive e l’intera filiera dell’indotto.

La rimodulazione delle sanzioni sulle emissioni di CO2 previste per il 2025 non è sufficiente ad arginare le ricadute industriali e occupazionali che le case automobilistiche stanno subendo. È indispensabile ridefinire tempi e modalità di attuazione della decarbonizzazione, rendendo il processo sostenibile sul piano industriale, economico e sociale.