Risiko bancario alimentato dalla Bce. Unicredit: cosa ne pensano gli analisti

Le ultime operazioni di M&A che hanno coinvolto le banche vanno nella direzione della diversificazione delle fonti di ricavo e sono giustificate dalla politica restrittiva della Bce

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Redazione

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Pubblicato: 25 Novembre 2024 15:03

Il risiko bancario in Europa è già iniziato da tempo. Ne sono esempi l’OPA “ostile” di BBVA su Banco Sabadell ed ora l’OPS di Unicredit su Banco BPM e l’OPA del Banco su Anima, che potrebbe coinvolgere anche Montepaschi. Ma cosa ha rivitalizzato queste operazioni di M&A? e Come sono viste dalle autorità europee.

L’Ue non ha fatto mistero di considerare positivamente la possibilità di consolidamento del settore bancario a livello europeo, per varie ragioni, non ultima il fatto che le banche USA sono infinitamente più grandi delle controparti europee, basti pensare che l’operazione che coinvolge Unicredit e Banco BPM creerà un polo bancario del valore di circa 70 miliardi di euro e che altrettanto valgono le principali banche europee, contro una market-cap pari al triplo della pria banca USA. Ma cosa è che alimenta le operazioni di M&A? e Cosa pensano gli analisti dell’ultima puntata che coinvolge la banca guidata da Andrea Orcel?

Risiko favorito dalla politica dei tassi Bce

“Una riduzione dei tassi di interesse spinge l’M&A – spiega i Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners – perché è possibile fare acquisizioni a costi minori”.

“Sta anche cambiando la politica monetaria europea: fino ad ora le banche hanno beneficiato di alti tassi di interesse e quindi anche di conti economici molto forti grazie al margine di interesse.  Questo sta cambiando perché la politica monetaria deve essere meno restrittiva, soprattutto in un contesto europeo di crescita molto fiacca”. Secondo l’esperto questo implica che “le banche devono aumentare le proprie linee di business e diversificare le fonti di ricavi”, come avverrebbe con l’operazione su Anima che “va in quella direzione, cioè si cerca di avere le case prodotto all’interno della banca e quindi generare più commissioni e colmare quello che sarà il minore margine di interesse nei conti economici”.

Unicredit-BPM: cosa ne pensano gli analisti?

Nel complesso positivo il giudizio degli analisti sull’OPS, sia dal punto di vista strategico che industriale, ma il prezzo di offerta viene giudicato da tutti troppo basso e quindi andrà sicuramente rivisto il premio offerto, per il buon esito dell’operazione.

“Un’integrazione tra Unicredit e Banco Bpm presenterebbe indubbiamente una rilevante valenza industriale (possibilità di rafforzare il posizionamento nel Nord Italia, fare scala sulle fabbriche prodotto, spazio per realizzazione di sinergie)”, afferma Equita, indicando che “il premio risulta limitato”.

Intermonte addirittura parla di un’offerta “a sconto” poichè lo scambio azionario avverrebbe “dopo che Unicredit pagherà il dividendo 2024 la prossima primavera”. Pertanto, ne risulta che il prezzo offerto è sotto il valore di chiusura di borsa di Banco BPM venerdì scorso.

Anche per Deutsche Bank la limitatezza del premio renderà “difficile per Unicredit raggiungere la soglia del 67% del capitale”, mentre i 2 miliardi di costi di integrazione implicano che l’altra operazione su Commerzbank debba considerarsi quanto meno “rinviata” se non “abortita”.

Per Mediobanca, la mossa di Unicredit “potrebbe avere lo scopo di evitare l’ulteriore crescita inorganica di Banco Bpm”, che ha acquistato recentemente il 5% del capitale di Siena.

L’andamento in Borsa

Quanto all‘andamento in Borsa dei titoli coinvolti, spicca la prestazione negativa di Unicredit, che lascia sul terreno oltre il 4%, mentre banco BPM balza del 3,58%. A Milano fa male anche banca MPS -1,42%, mentre Commerzbank affonda del 6,20%, segnalando il malumore del mercato per la sfumata aggregazione bancaria di matrice europea.