OPS Mediobanca, inizia la partita di MPS

L'offerta ha preso il via questa settimana: nonostante la partenza tiepida l'ad Lovaglio resta fiducioso

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Redazione

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L’offerta pubblica di scambio lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca ha ufficialmente preso il via questa settimana. Si tratta di uno dei passaggi più significativi nel panorama bancario italiano degli ultimi anni, una delle operazioni del cosiddetto risiko per il consolidamento del settore. L’operazione mira infatti a un’integrazione profonda tra due storici istituti del credito nazionale. Sin dalle prime battute però non sono state nascoste le posizioni divergenti tra gli attori di mercato e istituzionali. Le prossime settimane saranno quindi decisive per misurare la capacità di MPS di conquistare consenso tra gli azionisti e difendere il valore industriale e strategico dell’operazione.

I termini dell’operazione e l’andamento iniziale

L’OPS prevede uno scambio di 2,533 azioni MPS per ogni azione Mediobanca. La valutazione è stata ritenuta da diversi analisti conservativa rispetto ai fondamentali della target. Il mercato, almeno per ora, sembra restio: nelle prime due sedute, le adesioni sono state estremamente contenute, raggiungendo appena lo 0,0004% del capitale sociale di Mediobanca. MPS ha indicato come soglia minima di successo il 35%, sufficiente per ottenere un controllo di fatto, pur ribadendo come l’obiettivo rimanga l’acquisizione di almeno il 66% del capitale. Una strategia ambiziosa, supportata da un importante piano industriale e da sinergie stimate, ma ostacolata da resistenze interne al board di Mediobanca e da fondi azionari preoccupati per i termini dell’offerta.

Lovaglio (MPS): “Un’operazione solida, puntiamo oltre il 66%”

L’amministratore delegato di MPS, Luigi Lovaglio, ha espresso grande fiducia nel successo dell’OPS. In un’intervista a Bloomberg TV si è detto convinto che l’obiettivo del 66% verrà raggiunto “Sono fiducioso che avremo il pieno controllo di Mediobanca. Stiamo costruendo un grande brand.” Lovaglio ha evidenziato il razionale dell’operazione: “C’è un forte razionale dal punto di vista industriale e finanziario. Stiamo remunerando gli azionisti nei prossimi 10 anni con il 100% del pay out. Inoltre, con i benefici fiscali accresceremo il capitale”.
Ma non sono mancate stoccate alla controparte: “Penso che l’attuale CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, non sia interessato all’accordo. L’ho chiamato, non mi ha risposto. Serve un nuovo CEO: brillante, internazionale, capace di motivare lo staff”.

Nagel (Mediobanca): “Un’operazione con troppe anomalie, non credibile”

Decisamente opposta la posizione del numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, che ha parlato durante una conference call istituzionale, sottolineando numerosi elementi di criticità. “La transazione non è standard per un alto numero di anomalie. A partire dal modo in cui l’ultima tranche di MPS è stata venduta e dalla simultanea entrata dei nostri principali azionisti in MPS lo scorso novembre”, ha sottolineato. Nagel ha anche posto dubbi sulla trasparenza dell’operazione: “non è credibile che la transazione sia stata improvvisata. È evidente che fosse preparata da tempo. Non è un’operazione amichevole e presenta peculiarità inedite rispetto ad altre offerte ostili”. Critiche sono arrivate anche sul coinvolgimento del governo. “Il ruolo del governo è una delle anomalie – ha affermato –. Ha venduto blocchi a certi azionisti ma mantiene il controllo de facto del board”.