Si chiude una settimana a due velocità per le principali borse europee, con la questione dazi che continua a condizionare il sentiment degli investitori e di conseguenza il corso dei listini azionari. Nella penultima giornata di contrattazioni, il 7 agosto, sono entrate in vigore le tariffe imposte dagli USA ai principali partner, che per l’Unione europea sono stati fissati al 15%. Nel frattempo, la stagione delle trimestrali continua senza sosta, mentre gli operatori riflettono sui dati macro giunti in settimana. In particolare, quelli deludenti sul mercato del lavoro americano che hanno alimentato le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed a settembre.
La Bank of England taglia il costo del denaro come previsto
In merito alla politica monetaria, questa settimana, si è riunita la banca d’Inghilterra che ha deciso con un voto a risicata maggioranza di tagliare di 25 punti basi i tassi di interesse di riferimento sulla sterlina, ora al 4%. La decisione, evidentemente controversa, giunge in un contesto di persistente elevata inflazione nel Regno Unito, con una media del 3,5% nel secondo trimestre. Secondo quanto riporta un comunicato della Bank of England, hanno votato a favore del taglio 5 componenti del direttorio, mentre altri 4 erano contrari e avrebbero preferito mantenere i tassi al 4,25%. La banca centrale britannica mantiene un atteggiamento prudente per i prossimi mesi e non dà certezze su altri interventi entro l’anno, avvertendo che non seguirà un percorso predefinito e il Comitato continuerà a rispondere all’accumularsi di evidenze.
La BCE non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi
Anche la BCE ha fatto sapere che “non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”. Nel bollettino economico, l’Eurotower ha spiegato che “seguirà un approccio guidato dai dati”, e le decisioni verranno definite “di volta in volta a ogni riunione”. Saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, considerati i nuovi dati economici e finanziari, nonché della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. In ogni caso, il Consiglio direttivo è “pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone” nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo di medio termine.
Eurozona: maggiore crescita a luglio, ma l’economia resta debole
Ad aumentare la possibilità di un nuovo taglio ai tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, nella seconda metà dell’anno, è l’inflazione del settore dei servizi dell’Eurozona che ha mostrato segnali di rallentamento. “I costi stanno aumentando al tasso più lento in nove mesi e inferiore alla media di lungo termine. Tutto questo combacia con i dati recenti relativi agli indicatori salariali della BCE, o Wage Tracker, che negli ultimi mesi segnalano un rallentamento della crescita degli stipendi, che costituisce una componente essenziale dei costi sostenuti dal terziario”. Lo ha detto Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank, analizzando i dati PMI dell’Eurozona di luglio.
Frenata euro/dollaro temporanea, nel medio termine moneta unica dovrebbe tornare a rafforzarsi
La reazione negativa dell’euro all’intesa sui dazi fra Ue e Usa è stata un movimento temporaneo, già riassorbito dal cambio di aspettative sulla politica monetaria americana in seguito ai dati sul mercato del lavoro usciti venerdì 1 agosto. Se guardiamo al tema della guerra commerciale, in realtà l’accordo non favorisce l’economia europea, anzi. Le condizioni asimmetriche, spiega acopo Gerosa, Head of Investment Advisory di Vontobel Wealth Management Sim, sono state ampiamente analizzate dal mercato (dazi al 15% in cambio di nulla, impegni ad acquisti dagli USA per 750 miliardi di dollari e promessa di investirne ulteriori 600). Inoltre rileviamo che anche una tariffa al 15%, seppure più leggera rispetto a quella temuta del 25-30% o più, erode la competitività dell’Europa e questo effetto è ulteriormente amplificato dall’impennata dell’euro nella prima metà dell’anno.
Tuttavia, a parte una momentanea debolezza dell’euro nei giorni immediatamente successivi all’annuncio, il trend si è arrestato non appena sono emerse altre considerazioni, aggiunge l’analista che cita gli ultimi dati USA che mostrano quanto l’economia sia ancora solida, ma i dazi stiano iniziando a farsi sentire.
Oro da record con dazi Usa su lingotti da 1 chilo
I prezzi dell’oro toccano ancora record dopo i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni di lingotti da 1 chilo, la forma più comune negoziata sul Comex. Il future sul metallo giallo ha toccato un nuovo massimo storico a 3.534,10 dollari, per poi limare leggermente a 3.431 dollari. Una mossa, quella dei nuovi dazi sulle importazioni imposte dagli Usa, vista dagli addetti ai lavori come una mossa che minaccia di sconvolgere il mercato globale dei lingotti e di infliggere un nuovo colpo alla Svizzera, il più grande centro di raffinazione al mondo.
Petrolio, l’Opec+ conferma aumento produttivo da settembre
L’Opec+ non sorprende ed annuncia un nuovo maxi aumento produttivo a partire dal mese di settembre, parte della strategia di veloce ripristino dell’offerta avviata dagli otto membri che avevano annunciato in precedenza tagli aggiuntivi alla produzione per 2,2 milioni di barili al giorno.
La performance settimanale delle borse
La peggiore performance della settimana viene registrata dalla piazza di Londra che cede lo 0,41%. Frazionale il calo della borsa di Parigi (-0,37%). Francoforte si colloca tra i rialzi e mostra una salita dello 0,40%, mentre Milano guadagna l’1,5%. Madrid è la migliore piazza con un progresso di quasi il 3%. Il finale si prefigura a due velocità anche per la borsa di Wall Street.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
A Piazza Affari, best performer è Campari con un +9,% seguita da Mediobanca in salita del 9%. Rialzi oltre il 7% per MPS e Banca Mediolanum. Bene anche Nexi (+7,5%), TIM (+7,2%) e Banca Generali (+5,6%). Dal lato dei ribassi, chiude in calo Reply (-6,5%), Buzzi (-5%) e Leonardo (-3,89%).