Inflazione, nel 2023 stangata da 1.796 euro a famiglia

Stangata totale da 46,3 miliardi di euro per gli italiani a causa dei rincari di prezzi e tariffe. E l'UNC boccia il Trimestre anti inflazione

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Redazione

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Nel 2023 in media i prezzi al consumo registrano una crescita del 5,7%, in netto rallentamento dall’8,1% del 2022. E’ quanto emerge dalle stime preliminari dell’Istat  che indicano un’inflazione ancora in calo nel mese di dicembre, che scende al +0,6% annuo rispetto al +0,7% di novembre.

Inflazione al 5,7% nel 2023

Nello specifico, secondo i dati provvisori, nell’ultimo mese dell’anno appena trascorso,  l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua. Andamento che “risente principalmente del venir meno delle tensioni sui prezzi dei beni energetici”, spiega l’Istat.  I prezzi nel comparto alimentare evidenziano invece un’accelerazione della crescita media annua (+9,8%, da +8,8% del 2022), nonostante l’attenuazione della loro dinamica tendenziale, evidenziata nella seconda metà dell’anno.

I numeri

“Segnali ancora positivi sul fronte dell’inflazione per le famiglie: come segnala l’Istat, infatti, a dicembre si registra un nuovo rallentamento dei prezzi, dovuto soprattutto ai beni energetici, che in questa fase hanno calmierato il paniere, e agli alimentari lavorati. Tuttavia, le prospettive per il nuovo anno in corso restano ancora incerte: aumentano potere d’acquisto e risparmi, una sorta di energia potenziale inespressa di cui però non ne beneficiano i consumi, che restano il vero malato dell’economia domestica”, scrive Confesercenti in una nota sottolineando che “la frenata dell’inflazione dalla seconda metà del 2023 non dovrebbe, dunque, rappresentare un fatto episodico, soprattutto si osserva uno spegnimento delle tensioni dal lato dell’offerta: rallentano i prezzi delle materie prime, sta rientrando la situazione nelle catene di fornitura internazionale. Si dovrebbe dunque procedere verso una normalizzazione dei prezzi nel corso del 2024, pur non raggiungendo il 2%. E resta il nodo delle decisioni di politica monetaria della Bce: l’auspicio è che si inizi a ridurre il costo del denaro che impatta in modo critico sulle famiglie, in particolare quelle con mutuo, e sulle imprese”.

In questo scenario, “a destare maggiore preoccupazione restano i deboli consumi delle famiglie, che impattano in modo determinante sulla crescita complessiva della nostra economia e che sono ancora in deficit rispetto ai livelli pre covid, anche se è presumibile ipotizzare che con l’ultimo trimestre del 2023 si possano finalmente superare i livelli pre crisi sanitaria”.

Nel 2023 stangata da oltre 1700 euro a famiglia

“Il rialzo di prezzi e tariffe che ha colpito tutti i settori nel 2023 è costato in media 1.796 euro a famiglia a titolo di maggiore spesa annua”,  afferma il Codacons, commentando i dati sull’inflazione diffusi oggi dall’Istat.

A parità di consumi, un tasso di inflazione del 5,7% si traduce in un aggravio di spesa da +1.796 euro a nucleo su base annua – spiega il Codacons – Considerata la totalità delle famiglie italiane, si stratta di una maxi-stangata da complessivi 46,3 miliardi di euro in un solo anno.

“Il rallentamento dell’inflazione nell’ultimo periodo dell’anno è da attribuire unicamente all’andamento al ribasso dei beni energetici, mentre per i beni primari come gli alimentari la crescita dei prezzi rimane sostenuta – afferma il presidente Carlo Rienzi – Le misure di contrasto adottate dal governo, dal paniere salva-spesa ai cartelloni sui prezzi medi della benzina, non hanno avuto gli effetti sperati, e speriamo che nel 2024 si introducano provvedimenti davvero efficaci per contrastare speculazioni e rincari e tutelare le tasche dei cittadini”.

Prospettive ancora incerte

“I  dati Istat sull’inflazione del 2023 dimostrano come l’emergenza prezzi sia tutt’altro che superata in Italia, con le famiglie che hanno dovuto affrontare lo scorso anno una vera e propria mazzata. Lo afferma Assoutenti, commentando i numeri diffusi oggi dall’Istat. “Sul fronte dei beni alimentari il 2023 è stato un anno devastante – spiega il presidente Gabriele Melluso – Solo per la voce cibi e bevande, che ha registrato un incremento dei listini del +10,1%, un nucleo con due figli si è ritrovato a spendere in media +812 euro, mentre la famiglia “tipo”, a parità di consumi, ha subito un aggravio di spesa da +584 euro all’anno. I rincari hanno pesato su beni primari di cui i cittadini non possono fare a meno, costringendo le famiglie a ridurre i consumi in altri settori, ricorrere ai risparmi per sostenere le spese o indebitarsi”.

“Il 2024 deve essere l’anno della svolta sul fronte dei prezzi, e in tal senso il Governo deve attivarsi combattendo le speculazioni che si annidano nella formazione dei listini al dettaglio in tutti i settori” – conclude Melluso.

L’Unione Nazionale Consumatori parla di flop rispetto al Trimestre anti inflazione visto che “i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche ossia dei beni interessati dall’iniziativa del Governo, invece di scendere di prezzo anche a dicembre hanno continuato la loro corsa al rialzo, salendo dello 0,3% rispetto a novembre, dopo che erano già saliti dello 0,4% su ottobre”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Per quanto riguarda l’inflazione media nel suo complesso, il +5,7% significa che nel 2023 una coppia con due figli ha speso 1608 euro in più rispetto al 2022, di cui 147 per abitazione, elettricità e combustibili, 153 per trasporti, 777 per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva avuta nel 2023 è pari a 1467 euro, 701 solo per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro dello scorso anno è di 1177 euro, 570 per nutrirsi e dissetarsi. Il primato spetta ancora una volta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una mazzata rispetto al 2022 pari a 1812 euro, 928 per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche” conclude Dona.

Prosegue impegno a sostegno famiglie

Federdistribuzione invece conferma l’impegno anche nel 2024 . “Anche a dicembre si conferma il trend di rallentamento della crescita dei prezzi. L’iniziativa ‘Trimestre anti-inflazione’, conclusasi con il mese di dicembre e sostenuta con grande senso di responsabilità dalle imprese della Distribuzione Moderna, ha prodotto effetti positivi nel rallentare i prezzi del carrello della spesa e nel sostenere i consumi alimentari. Durante il ‘Trimestre anti-inflazione’ le famiglie hanno apprezzato, in modo particolare, i prodotti a Marca del Distributore (MDD), che hanno garantito un’offerta sempre conveniente e di qualità.

Nel 2024 proseguirà l’impegno delle aziende distributive nel difendere il potere d’acquisto delle famiglie. Auspichiamo che anche le aziende industriali dei beni di largo consumo di marca contribuiscano a questo obiettivo e con responsabilità intervengano per ridurre, laddove possibile, i prezzi di listino dei prodotti. La Distribuzione Moderna, in questi ultimi due anni, ha messo in campo uno sforzo economico ingente nel contrastare l’inflazione. Rimane fondamentale sostenere la crescita e gli investimenti delle imprese del settore attraverso interventi normativi e semplificazioni, per continuare a generare benefici per le famiglie e le filiere del Made in Italy“, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione.

Il commento degli analisti

L’inflazione di nuovo al di sopra del 2% in tempi brevi

In prospettiva, nei prossimi mesi l’inflazione complessiva “continuerà a riflettere l’andamento dei prezzi dell’energia, a sua volta influenzati dall’eliminazione delle misure amministrative introdotte in passato per alleviare l’impatto dell’impennata dei prezzi dell’energia sui bilanci delle famiglie. Ad esempio, nel mercato del gas al dettaglio, a gennaio l’IVA applicata al gas sarà riportata all’aliquota normale del 22% (dal 5% temporaneo) e saranno ripristinati gli oneri di sistema, temporaneamente sospesi. Anche altri prezzi, come i pedaggi autostradali, saranno aumentati, contribuendo a far salire l’inflazione. Prevediamo già nel mese di marzo l’inflazione torni oltre la soglia del 2%, dove dovrebbe stabilizzarsi per alcuni mesi. I rischi rispetto a questo profilo includono da un lato possibili sviluppi geopolitici sfavorevoli nel Mar Rosso e il loro impatto sui costi di trasporto, dall’altro maggiori pressioni verso il basso legate a possibili sorprese negative sul fronte della domanda interna. Per il momento confermiamo la nostra previsione di un’inflazione media italiana al 2,2% nel 2024″, commenta Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING.