In un 2024 probabilmente caratterizzato da una crescita economica moderata, la performance dei titoli Quality dovrebbe essere superiore alla media. I rendimenti azionari saranno meno brillanti, ma le obbligazioni faranno meglio. Lo status degli Stati Uniti come prima potenza sui mercati azionari globali si attenuerà, mentre, per una volta, le azioni europee sorprenderanno in positivo. Allo stesso tempo, le economie dei mercati emergenti (ME) supereranno quelle dei Paesi sviluppati. Questo, in sintesi, il quadro tracciato dalla Strategy Unit di Pictet Asset Management nel report “Il panorama degli investimenti nel 2024”.
Lo scenario economico
La crescita economica rallenterà e lo stesso farà l’inflazione, ma non tanto quanto sperato. Pictet prevede una flessione dell’inflazione nelle economie sviluppate al 3% per il 2024 (dal 4,7% del 2023). La Bank of England sarà presumibilmente la prima delle grandi banche centrali a tagliare i tassi, mentre la Federal Reserve statunitense sarà più cauta nel dare inizio ai tagli rispetto a quanto atteso al momento dal mercato, ma si prevedono ancora due tagli nella seconda metà dell’anno e lo stesso per la Banca Centrale Europea.
Dopo l’espansione dell’1,5% nel 2023, per le economie sviluppate prevediamo una crescita dello 0,8%, con un rallentamento di quella statunitense dal 2,4% allo 0,9%. Per il 2024 si prevede per le economie dei mercati emergenti una solida crescita del 3,9%, rispetto al 3,7% del 2023 e al 2,8% dell’anno precedente. Questa sarà probabilmente sostenuta da una ripresa della Cina dai minimi di quest’anno.
Esiste una probabilità significativa che, nella bramosia di riportare l’inflazione al target, le banche centrali esagerino con la stretta di politica monetaria, facendo scattare una recessione, un rischio che gli esperti di Pictet stimano al 25%. In alternativa, secondo gli analisti, vi è una probabilità del 15% di stagflazione (nuova accelerazione dell’inflazione anche con un rallentamento dell’economia), soprattutto in caso di uno shock energetico innescato da eventi globali.
E poi ci sono i rischi geopolitici. Le criticità regionali vanno moltiplicandosi. Non si intravedono segni di soluzione nella guerra Russia-Ucraina. Il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza minaccia di allargarsi.
Tendenza dell’azionario: la rinascita dell’Europa
In breve, il 2024 sarà per gli investitori un anno positivo per tornare a concentrarsi sui fondamentali nazionali e settoriali, adottare un approccio scrupoloso, concentrarsi su titoli e crediti di qualità, sovrappesando le obbligazioni sovrane.
Le azioni globali sono sulla buona strada per generare rendimenti buoni nel 2024, anche se non spettacolari. Dopo essere rimasta indietro rispetto agli Stati Uniti negli ultimi mesi del 2023, ora il momento dell’Europa sembra essere arrivato. La riduzione dei margini di crescita globali dovrebbe, inoltre, portare i settori difensivi a fare meglio dei titoli growth più ciclici.
Pictet Asset Management prevede una crescita degli utili globali di circa il 4% per il prossimo anno, il 6% in meno rispetto alle stime degli analisti. Il divario tra le aspettative di utili del mercato e le proiezioni è più accentuato negli Stati Uniti, dove si prevede un rallentamento della crescita economica causato dall’effetto ancora non scontato del rialzo dei tassi di interesse.
L’Europa, invece, dovrebbe andare meglio. Qui le aspettative sugli utili sono molto più contenute e lasciano meno spazio a delusioni. Il sentiment ribassista degli investitori dovrebbe gradualmente migliorare con la ripresa dell’economia: con il risollevarsi della produzione, gli analisti prevedono che la crescita del PIL dell’eurozona aumenterà allo 0,7% nel 2024, in linea con la crescita statunitense (rispetto al -2% del 2023). Le ragioni di un investimento a favore dell’Europa acquistano validità ancora maggiore se si considerano le valutazioni e il posizionamento. Gli scambi nel Vecchio Continente avvengono con un rapporto price-to-earnings a termine su 12 mesi pari a 12 volte, rispetto alle 19 volte degli Stati Uniti.
Reddito fisso e valute
I mercati obbligazionari globali non hanno mai sostenuto un periodo di volatilità così prolungato come negli ultimi due anni. Ma secondo gli analisti sta arrivando la fine di quello che alcuni hanno definito “il più grande mercato obbligazionario ribassista di tutti i tempi”, poiché le prospettive per i mercati obbligazionari sia sviluppati che emergenti si vanno finalmente rischiarando.
È probabile che, in quest’anno, i mercati globali del reddito fisso producano utili superiori alla media, grazie a un reddito da cedole più elevato, alla debolezza della crescita nominale dell’economia globale e a un graduale allontanamento dalle politiche aggressive di stretta monetaria delle banche centrali. È probabile che i rendimenti dei titoli di Stato nelle principali economie diminuiscano mediamente di circa 50 punti base.
Pictet Asset Management prevede che i rendimenti dei Treasury USA di riferimento a 10 anni termineranno l’anno al 4%, il che dovrebbe portare il total return delle obbligazioni globali (misurato sull’indice JP Morgan Global Aggregate Bond) a circa il 7% nel 2024. Dall’Italia agli Stati Uniti, dal Regno Unito al Canada, nel prossimo anno gli investitori in titoli di Stato delle economie sviluppate possono assicurarsi ritorni di capitale interessanti post inflazione. Negli Stati Uniti, i Treasury bond protetti dall’inflazione (TIPS) appaiono particolarmente interessanti qualora l’inflazione dovesse rimanere sostenuta anche a causa dei conflitti in Medio Oriente.
È invece probabile che i mercati obbligazionari giapponesi e svizzeri disattendano la tendenza positiva. Entrambi sono infatti mercati a basso rendimento, in cui le prospettive di rendimento annualizzato post inflazione (ovvero i rendimenti reali) sono negative. Gli investitori dovrebbero evitare in particolare i titoli di Stato giapponesi, poiché la Bank of Japan sembra pronta a normalizzare la sua politica monetaria, ponendo fine ai tassi di interesse negativi, per poi aumentare i costi di finanziamento a breve termine nel corso del 2024.
Mercato dei cambi: il declino del dollaro
Per quanto riguarda i mercati dei cambi – secondo Pictet Asset Management – il dollaro comincerà un periodo di declino lento ma prolungato. Il vantaggio di rendimento della valuta rispetto alle controparti dei mercati sviluppati scomparirà di pari passo con la discesa della crescita del PIL statunitense al di sotto di quella della maggior parte delle altre economie sviluppate nel corso del 2024. Per quest’anno si prevede un calo del dollaro di almeno il 5% rispetto al paniere delle principali valute di riferimento.
Lo yen dovrebbe trarre il massimo vantaggio dalla debolezza del dollaro. Il suo tasso di cambio effettivo reale è inferiore di oltre il 20% alla sua media decennale, mentre, sulla base della parità del potere d’acquisto, la valuta giapponese è inferiore di circa il 40% al suo fair value. Il calo dei differenziali di rendimento USA-Giappone a favore dello yen dovrebbe contribuire a ridurre questo divario di valutazione nel prossimo anno.
Anche l’attrattiva degli investimenti nell’oro è in crescita. Il calo dei tassi reali statunitensi e l’indebolimento del dollaro dovrebbero essere favorevoli al metallo prezioso, sebbene la sua valutazione non sia più così interessante dopo il rialzo di quasi il 10% del 2023, soprattutto a seguito del conflitto tra Israele e Hamas.