La Bank of Japan apre una tornata di due giornate cruciali sul fronte della politica monetaria, alla prese con uno scenario complesso, car caratterizzato dal protezionismo sul fronte commerciale e dai suoi riflessi sull’inflazione e la crescita. Anticipando le decisioni della Federal Reserve, che si riunirà questa sera, la banca centrale giapponese ha confermato tassi di interesse invariati.
Le decisioni della BoJ
La BoJ, al termine della riunione di politica monetaria odierna, ha deciso, con voto unanime, di mantenere il tasso di riferimento allo 0,5%, mostrandosi preoccupata per l’impatto dei dazi sulla sua economia, profondamente vocata all’export. La decisone è in linea con le aspettative del mercato ed era pressoché scontata, essendo in calendario subito prima della riunione della Federal Reserve, da cui si attende un sostanziale nulla di fatto.
Economia in moderata crescita ma permangono rischi
“L’economia è cresciuta moderatamente nel complesso. Le esportazioni e la produzione industriale – si legge nello statement – sono rimaste più o meno invariate. Con un trend in miglioramento negli utili aziendali, gli investimenti fissi delle imprese hanno seguito un trend in moderato aumento. La situazione occupazionale e di reddito è migliorata moderatamente. I consumi privati hanno seguito un trend in moderato aumento nonostante l’impatto degli aumenti dei prezzi e di altri fattori”.
“Per quanto riguarda i rischi per le prospettive – afferma la BoJ – permangono elevate incertezze che circondano l’attività economica e i prezzi in Giappone, tra cui l’evoluzione della situazione relativa al commercio e ad altre politiche” e “gli sviluppi nell’attività economica estera e nei prezzi“, inclusi quelli delle materie prime. “In queste circostanze, è necessario prestare la dovuta attenzione agli sviluppi nei mercati finanziari e dei cambi e al loro impatto sull’attività economica e sui prezzi del Giappone. In particolare, con il comportamento delle aziende che di recente si è spostato maggiormente verso l’aumento di salari e prezzi, gli sviluppi del tasso di cambio hanno, rispetto al passato, maggiori probabilità di influenzare i prezzi”, conclude la banca centrale giapponese.
Ora il turno di Fed e Banca d’Inghilterra
Questa sera si attende la riunione della Fed, che sicuramente confermerà l’attuale livello dei tassi, alzando il velo anche sulle nuove previsioni economiche. Un test importante, dal momento che le recenti dichiarazioni di Trump e dei suoi funzionari hanno alimentato u allarme recessione, così come sarà cruciale ascoltare cosa dirà il Presidente Powell.
Domani sarà poi la volta della Bank of England, ma anche da questa è atteso un sostanziale nulla di fatto sui tassi d’interesse, poiché l’economia del Regno Unito cresce moderatamente, a causa della debolezza dei consumi e dell’atteso aumento delle tasse, mentre il focus resta sui rischi inflazionistici legati alla dinamica salariale.
Dalla Svizzera qualche sorpresa
La Banca nazionale svizzera, al contrario, potrebbe tagliare il tasso di riferimento principale di un quarto di punto allo 0,25% fino al 2026, che segue il consistente taglio di 50 punti annunciato a dicembre. Infatti, in Svizzera, l’inflazione è ulteriormente scesa verso il limite inferiore dell’intervallo obiettivo della banca centrale dello 0-2%, raggiungendo un minimo di quasi quattro anni allo 0,3% e lasciando la porta aperta per un altro taglio del costo del denaro, anche se la possibilità che oi tassi vadano in negativo appare al momento più remota.