I mercati finanziari francesi hanno reagito con forte nervosismo alle dimissioni del primo ministro Sébastien Lecornu, che hanno innescato una nuova ondata di incertezza politica a Parigi. La decisione del premier, rimasto in carica solo 27 giorni — un record negativo nella storia della Quinta Repubblica — ha alimentato i timori di un imminente scioglimento dell’Assemblea nazionale e di elezioni anticipate.
Dopo la notizia, il CAC 40 alla Borsa di Parigi ha perso l’1,5%, con le banche tra i titoli più colpiti, mentre i rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni sono balzati fino a 3,61%, superando anche il BTO italiano, con uno spread rispetto ai Bund tedeschi al livello più alto dell’anno. Anche l’euro ha ceduto terreno, scendendo dello 0,7% contro il dollaro, segnale della crescente sfiducia degli investitori internazionali.
L’ombra della paralisi politica e il rischio Macron
La crisi francese non è solo economica, ma anche istituzionale. Lecornu è il quarto premier a lasciare l’incarico sotto la presidenza Macron, subito prima di lui è toccato a Francois Bayrou, sintomo di una paralisi politica sempre più profonda. Il nodo principale rimane la difficoltà di approvare un bilancio che impone tagli alla spesa e aumenti fiscali per contenere il deficit più elevato dell’eurozona. Il rischio ora è che la serie di governi incapaci di governare costringa Emmanuel Macron a un passo indietro, ipotesi che aggraverebbe ulteriormente la crisi. Fitch Ratings ha recentemente declassato la Francia ad “A+” da “AA-“, un livello inferiore al Regno Unito e in linea con il Belgio, segnalando una perdita di fiducia nella solidità finanziaria del Paese.
Banche francesi sotto pressione, ma fondamentali solidi
La tempesta politica ha colpito in particolare il settore bancario. I titoli di Société Générale, Crédit Agricole e BNP Paribas hanno perso oltre il 5%, mentre un paniere Barclays di società con oltre il 30% dei ricavi generati in Francia è sceso del 3,8%. La vulnerabilità delle banche europee all’andamento del debito francese è elevata: circa 500 miliardi di euro di titoli sovrani francesi erano nei loro bilanci un anno fa, pari al 23% del totale dei bond pubblici detenuti dalle banche dell’Unione europea. Tuttavia, gli analisti di Fitch sottolineano che i fondamentali restano robusti e che gran parte dei ricavi del CAC 40 — circa l’80% — proviene dai mercati esteri, riducendo l’impatto diretto della crisi politica sull’economia reale.
Macron sotto assedio, incertezza verso lo scioglimento
Sul fronte politico, la pressione su Macron cresce di ora in ora. Diverse forze, dall’estrema destra di Marine Le Pen al centrodestra dei Républicains, chiedono apertamente le dimissioni del presidente o, in alternativa, nuove elezioni. L’ex premier Bernard Cazeneuve parla di “istituzioni vacillanti” e di “irresponsabilità ai massimi livelli”, mentre Jean-Luc Mélenchon e la sinistra del Nuovo Fronte Popolare invocano una risposta “che restituisca voce al popolo”. Alcuni osservatori ritengono ormai inevitabile una dissoluzione dell’Assemblea nazionale, con il rischio di un lungo periodo di instabilità che potrebbe continuare a pesare sui mercati. “Non c’è panico, ma gli investitori vendono”, ha osservato Nicolas Forest di Candriam. Se la crisi non troverà una soluzione politica credibile a breve, lo spread franco-tedesco potrebbe allargarsi fino a 100 punti base, segnando una nuova fase di vulnerabilità per la seconda economia dell’eurozona.