Si chiude ancora una settimana all’insegna degli acquisti per i mercati finanziari mondiali che hanno reagito senza scossoni alle decisioni, peraltro scontate, di Fed e BCE.
BCE taglia i tassi per sostenere l’economia dell’Eurozona
Come ampiamente previsto il Consiglio Direttivo della BCE ha deciso di abbassare i tassi di riferimento di 25 punti base. Il tasso sui depositi passa dal 3% al 2,75%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale dal 3,15% al 2,90%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale dal 3,40% al 3,15%.
La decisione, spiegano da IG Italia, è stata giustificata dal processo di disinflazione nella Zona Euro che si trova sul sentiero per raggiungere il target del 2% nel corso dell’anno. Secondo gli esperti della BCE le condizioni finanziarie sono ancora rigide e subiscono ancora gli effetti dei passati rialzi dei tassi (il cosiddetto ritardo di trasmissione della politica monetaria sull’economia reale).
Dal comunicato e dalle parole del governatore Christine Lagarde in conferenza stampa “possiamo dedurre che il processo di riduzione dei tassi di interesse dovrebbe continuare nei prossimi mesi con un ‘quasi’ sicuro taglio a marzo e altri due nel corso dell’anno”.
Il meeting della Fed di gennaio è stato un non-evento
Varie comunicazioni nel mese scorso avevano già indicato il desiderio da parte dei membri del FOMC di prendere un po’ di distanza dai tagli dei tassi e prendersi una pausa nella prima riunione dell’anno. D’altro canto, spiegano da Ersel Asset Management, a dicembre, il comunicato post-riunione aveva adottato una forward guidance meno impegnativa rispetto a quando la Fed aveva una chiara intenzione di ridurre il costo del denaro, e anche questa era già un’indicazione della volontà di avere mano libera nel corso del 2025. Il mercato prezzava già da tempo nessun intervento per gennaio e, dei due tagli attesi, è convinto che il primo possa arrivare a giugno, mentre il secondo potrebbe essere addirittura prevedibile a fine anno.
Economia Eurozona in stallo. L’inflazione USA non sorprende
I dati sul PIL del quarto trimestre di Italia, Germania e Francia hanno deluso le attese, aumentando la pressione sulla BCE affinché proceda nell’allentamento monetario. Delude invece il dato sull’inflazione armonizzata della Spagna a gennaio, leggermente superiore alle attese. In USA, il PIL del quarto trimestre è salito del 2,3%, leggermente sotto le attese. Il dato annuo si è attestato al +2,8%. Segnali di forza dal mercato del lavoro, con il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 25 gennaio, è diminuito di 16.000 unità a 207.000, un numero inferiore alle stime. L’inflazione misurata dall’indice PCE, il personal consumption expenditure che la Fed usa come uno dei principali indicatori delle pressioni sui prezzi, in dicembre ha segnato un aumento al 2,6%, in linea con le attese degli analisti, ma in accelerazione rispetto al 2,4% di novembre. L’indice Pce core, al netto di energia e alimentari, ha segnato un +2,8%, in linea con le attese.
Nuovi massimi per l’oro con timore dazi USA
Nuovo record per le quotazioni dell’oro sulla scia della forte domanda di beni rifugio dovuta alle minacce tariffarie degli Stati Uniti, mentre rimane alta l’attenzione sui dati dell’inflazione americana per capire le prossime mosse della Fed, in materia di tassi. Inoltre, l’indebolimento del dollaro nei confronti delle principali valute dopo i dati deludenti sulla crescita statunitense è un ulteriore fattore di spinta ai prezzi dell’oro.
La performance settimanale delle borse
La palma dei rialzi, in questa settimana, viene conquistata dalla piazza di Madrid che porta a casa un progresso del 3% circa. Segue la Borsa di Francoforte con un +1,5% e quella di Londra con un +1,2%. Rialzi poco sotto l’1% vengono registrati da Milano (+0,9%) e Parigi (+0,8%). Il finale si prepara contrastato per la borsa di Wall Street con le trimestrali delle big tech (Tesla, Microsoft, Meta, che hanno catturato l’attenzione degli analisti, digerita la mossa scontata della Fed. Nvida ha risentito della sfida cinese sull’intelligenza artificiale.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
A Piazza Affari, settimana da dimenticare per StMicroelectronics che porta a casa un calo dell’11%, ai minimi dal 2020, dopo i conti in calo e la guidance deludente. Tra le banche, protagoniste nelle ultime settimane del risiko bancario, crolla MPS del 10,9% dopo che Mediobanca ha rigettato l’OPS totalitaria lanciata dalla banca senese. Il titolo di Piazzetta Cuccia archivia l’ottava con una performance del +3,5%. Fra i migliori titoli della settimana, si posizionano Recordati e De’ Longhi, entrambe con un rally di oltre il 5%. Seguono Brunello Cucinelli e Campari, in salita del 4% circa. Bene anche Generali (+3,8%) che ha presentato il piano al 2027.