Lagarde quantifica l’impatto dei dazi sul PIL. La strategia della Bce resta flessibile

La Presidente dell'Eurotower in una audizione alla Commissione Economia e Affari Monetari dell'Europarlamento ha spiegato che si attende un impatto di mezzo punto su crescita e prezzi

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Redazione

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Pubblicato: 20 Marzo 2025 13:49

La guerra commerciale fra Usa ed Ue avrà un impatto evidente sull’economia dell’Eurozona e getta un ombra di incertezza sulle prospettive future e su quelle che la Bce potrà o dovrà fare nel prossimo futuro. È quanto ha spiegato la Presidente Christine Lagarde, in una audizione alla Commissione Economia e Affari Monetari dell’Europarlamento,  oggi in concomitanza con la pubblicazione del consueto bollettino mensile dell’Eurotower.

Lagarde avverte: impatto di mezzo punto su PIL e inflazione

La Presidente della Bce ha spiegato che una guerra commerciale con gli Stati Uniti costerebbe circa mezzo punto percentuale di crescita e causerebbe mezzo punto di inflazione in più. “Le analisi della Bce suggeriscono che dazi statunitensi al 25% sulle importazioni dall’Europa abbasserebbero la crescita economica dell’area euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno”, ha spiegato Lagarde aggiungendo che le rappresaglie europee ai dazi Usa “aumenterebbero ulteriormente questo effetto a mezzo punto percentuale“.

Per la Bce, il grosso dell’impatto si concentrerebbe nel primo anno, dopo l’adozione dei dazi, per poi diminuire nel corso del tempo. Contestualmente, le prospettive di inflazione “diventerebbero molto più incerte”, ma “le rappresaglie e l’indebolimento dell’euro” si tradurrebbero in una minor domanda di beni europei, nel breve termine, e in un aumento dell’inflazione di mezzo punto percentuale. “Questo effetto si attenuerebbe nel medio termine”.

In caso di una guerra commerciale, la Bce ritiene che un aumento dell’interscambio con il resto del mondo potrebbe più che controbilanciare le perdite da dazi e ” solo i paesi che si orientassero a politiche isolazionistiche sarebbero destinati a perdere”. “La risposta agli attuali cambiamenti delle politiche degli Stati Uniti dovrebbe essere più integrazione”, ha ribadito.

Lagarde ha poi affrontato il tema della politica monetaria, ricordando che è guidata dalla stabilità dei prezzi, ma l’inflazione non impedirà all’Eurotower di perseguire il suo mandato, guidata dal motto “whatever it takes” lanciato da Draghi.

BCE pronta a fronteggiare l’incertezza con la flessibilità

La Bce per ora non cambia impostazione e, confermando una politica espansiva, mantiene impostazione estremamente flessibile ed ancorata ai dati macroeconomici. Lo conferma il bollettino mensile dell’Eurotower.

Nella riunione del 6 marzo 2025, il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. La decisione – si sottolinea – si è basata sulla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria”.

Il Consiglio direttivo è “determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo del 2 per cento nel medio termine” e, data l’incertezza che caratterizza l’attuale scenario, conferma che seguirà un “approccio guidato dai dati”, secondo il quale le decisioni verranno definite “di volta in volta”.

Inflazione in linea con target: torna motto Draghi

In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle “prospettive di inflazione”. Il bollettino segnala anche che le ultime previsioni dello staff della Bce sono state leggermente riviste al rialzo, per effetto dell’aumento del prezzo dell’energia, ma gli esperti segnalano che l’inflazione di fondo continua a diminuire, in un contesto in cui le pressioni sul costo del lavoro si allentano, e che l’inflazione a più lungo termine continua a collocarsi prevalentemente intorno al target del 2 per cento.

Il Consiglio direttivo “non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi” e si dice “pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”.