I membri del consiglio della Bank of Japan (BoJ) condividevano già a gennaio l’opinione secondo cui la probabilità di raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2% in modo sostenibile stava gradualmente aumentando. È uno dei punti più importanti che emerge dai verbali della riunione del 22 e 23 gennaio, che ha aperto la strada alla fine della politica ultra-accomodante, che è stata poi decisa dalla banca centrale giapponese nella successiva riunione della scorsa settimana.
Durante l’incontro di due giorni di gennaio, la BoJ ha mantenuto le sue impostazioni monetarie ultra-espansive, ma ha segnalato la sua crescente convinzione che si stessero realizzando le condizioni per eliminare gradualmente il suo enorme stimolo monetario, che la faceva essere un assoluto outlier tra le principali banche globali.
Il passaggio cruciale
I membri del consiglio “hanno condiviso il riconoscimento che la probabilità di realizzare la prospettiva di un aumento graduale dell’inflazione di base dell’indice dei prezzi al consumo verso il raggiungimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi continua ad aumentare gradualmente e che, in futuro, se il circolo virtuoso tra salari e prezzi fosse confermato e se il raggiungimento dell’obiettivo fosse in vista, la banca probabilmente deciderebbe se continuare con le sue misure di allentamento monetario su larga scala, inclusa la politica dei tassi di interesse negativi”, si legge nei verbali.
Le discussioni del consiglio
In questa situazione, alcuni membri hanno espresso il parere che, con la trasmissione del passato aumento dei prezzi all’importazione ai prezzi al consumo, il rischio al rialzo che il tasso di inflazione fosse nettamente superiore al 2% sarebbe diminuito. Questi membri hanno sostenuto che ci sarebbe stato tempo sufficiente per esaminare fattori come le condizioni salariali.
Un membro ha affermato che un ritardo nel prendere questa decisione potrebbe creare il rischio di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo del 2% e di rendere necessaria una rapida stretta monetaria.
Un membro ha espresso il parere che, se le banche centrali estere si dirigessero verso tagli dei tassi di interesse, la flessibilità della politica monetaria in Giappone potrebbe essere ridotta. Il membro ha affermato che ora si tratta di “un’occasione d’oro per un cambiamento nella politica monetaria, e che le decisioni politiche della banca devono tenere conto del fatto che, se si perdesse l’opportunità di revisione della politica e si continuasse con l’attuale politica monetaria, gli effetti collaterali associati rimarrebbero fino alla prossima fase di ripresa, in particolare quella dell’economia d’oltremare”.
Il confronto con l’Occidente
Dai verbali emergono anche le discussioni dei funzionari della Bank of Japan in merito al confronto con quanto sta accadendo nelle principali economie occidentali, dove le banche centrali hanno raggiunto il picco dell’inasprimento e sono pronte a tagliare i tassi nell’arco dell’anno.
Alcuni membri hanno sottolineato che “lo stato dell’attività economica e dei prezzi del Giappone differiva significativamente dalle condizioni affrontate dagli Stati Uniti e dall’Europa alcuni anni fa, quando in quelle economie iniziarono gli aumenti dei tassi di interesse. Questi membri hanno continuato che, pertanto, in Giappone non era necessario attuare una rapida stretta monetaria come quella perseguita negli Stati Uniti e in Europa”. Uno di questi membri ha aggiunto che “alcuni partecipanti al mercato, soprattutto investitori stranieri, avevano interpretato male questo punto”.