I dazi non fermano l’export italiano negli Usa, +34% a settembre

Dati confortanti dal commercio estero a settembre, in particolare con gli Usa, che recuperano dal crollo di agosto anche grazie al contributo della cantieristica navale

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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L’export italiano verso i Paesi fuori dall’Ue a settembre è cresciuto del 5,9%, contrastando il calo repentino avvenuto ad agosto. Protagonisti di questa crescita gli Stati Uniti, che rispetto a settembre 2024 hanno importato il 34% in più dal nostro Paese. Un dato molto influenzato dalla cantieristica navale, senza la quale però sarebbe comunque stato registrato un aumento del 12%.

Crescono però di molto anche le importazioni, soprattutto quelle dagli Usa e dalla Cina. L’aumento supera quello delle esportazioni e segna una forte riduzione dell’avanzo commerciale, di oltre 10 miliardi di euro, rispetto allo scorso anno.

L’export italiano negli Usa batte i dazi

Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono cresciute in maniera congiunturale a settembre del 34,4%. Un dato importante, che è però influenzato da un picco improvviso dei mezzi di navigazione marittima, con alcune grosse commesse che vanno a comporre una buona parte dell’aumento. Al netto di questo settore, però, il mese scorso il Made in Italy negli Usa è cresciuto del 12%.

Il risultato, benché ottimo a livello tendenziale, compensa il crollo del 21% avvenuto ad agosto. Nonostante questo, il fatto che le esportazioni italiane siano riuscite a recuperare significa che la riduzione di due mesi fa era per lo più dovuta all’effetto del frontloading e non a quello dei dazi.

Ad agosto è entrato infatti in vigore l’accordo commerciale tra Ue e Usa, che prevede tasse del 15% in entrata per chi importa beni dall’Europa agli Stati Uniti. Consapevoli di questa prospettiva, molte aziende americane avevano fatto scorte di beni prima che i dazi entrassero in vigore, una pratica chiamata frontloading. Ad agosto, i magazzini pieni hanno scoraggiato le importazioni, che sono poi riprese a settembre.

La crescita dell’export italiano nel mondo

Gli Usa non sono l’unico Paese verso cui le esportazioni italiane sono cresciute a settembre. In generale, il Made in Italy nel mondo ha registrato un aumento del 5,9% rispetto a settembre 2024. Nei primi 9 mesi dell’anno, le esportazioni sono cresciute in totale del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2024.

I Paesi in cui l’export italiano è cresciuto di più a settembre sono:

  • gli Usa (+34,4%);
  • i Paesi dell’Opec (+23,8%);
  • il Giappone (+15,6%);
  • la Svizzera (+10,0%);
  • i Paesi dell’Asean (+4,5%);
  • la Cina (+3,3%).

I beni in maggiore crescita sono quelli strumentali, (+14,7%), dato anche in questo caso influenzato dalla cantieristica navale. Contribuiscono anche i beni di consumo non durevoli (+6,3%) e durevoli (+0,6%).

Le importazioni si stanno mangiando il Made in Italy?

Un dato sorprendente rilevato dall’Istat a settembre è un improvviso aumento delle importazioni, soprattutto di beni non durevoli (+22,2%) e intermedi (+8,3%). Gli Stati di provenienza di queste importazioni sono due:

  • Usa, +76,8% su settembre 2024 (1,9 miliardi di euro);
  • Cina, +32,3% su settembre 2024 (1,8 miliardi di euro).

Il risultato è che la crescita delle importazioni globale è arrivata al 6,1%, superando quella delle esportazioni. La bilancia commerciale italiana si è quindi modificata significativamente. L’avanzo commerciale, il valore in più esportato rispetto a quello importato, è calato di 10,4 miliardi di euro in un anno. Un dato potenzialmente preoccupante per un Paese come l’Italia, che dipende dalle esportazioni per sostenere la propria economia, vista la bassa domanda interna e gli stipendi che non crescono.