Il ruolo dell’Italia è centrale per la transizione verde dell’Europa. La dorsale italiana dell’idrogeno diventerà entro il 2030 il corridoio che porterà il combustibile dal Nord Africa alla Germania.
Al via la dorsale italiana dell’idrogeno
Il progetto SoutH2 Corridor mette in rete i gasdotti per l’idrogeno tramite 3.300 km di condotte. L’idrogeno rinnovabile, cioè ottenuto da solare ed eolico, arriverà dalla Tunisia e dall’Algeria. Poi entrerà in Italia tramite la Sicilia fino a raggiungere il nodo di Taranto. Da lì la dorsale italiana porterà l’idrogeno fino in Austria e Germania.
Secondo le previsioni, l’opera dovrebbe impiegare per il 70% la riconversione di infrastrutture già esistenti. Questo garantirebbe tempistiche di realizzazione più celeri e minori costi.
Il corridoio andrà poi a raccordarsi all’European Hydrogen Backbone per la distribuzione nel Vecchio Continente. Con l’opera a regime, si prevede una capacità di importazione di idrogeno dall’Africa del Nord pari a 4 milioni di tonnellate l’anno. Si tratta di oltre il 40% dell’obiettivo fissato dal Piano RePowerEU.
Eni e Snam sono tra i partner principali del progetto insieme a una ventina di altre aziende, in particolare austriache e tedesche.
Ma non è tutto: alla dorsale italiana dell’idrogeno si uniscono poi i piani strategici di Snam e Italgas. Snam ha stanziato 1 miliardo di euro per l’idrogeno e il biometano con termine fissato al 2026; Italgas ha stanziato 7,8 miliardi di euro al 2029 per adeguare le proprie reti ai gas a basse emissioni tra cui l’idrogeno.
I progetti per le prime 36 stazioni a idrogeno italiane sono già stati approvati.
Il piano europeo per l’energia green
Il piano SoutH2 fa parte della lista dei Pic, progetti europei di interesse comune nel campo dell’energia. La lista contiene 166 interventi, dei quali 65 riguardano infrastrutture relative all’idrogeno e agli elettrolizzatori. Il resto dei progetti riguarda elettricità, con particolare attenzione per le fonti green come impianti fotovoltaici offshore e reti elettriche smart.
L’idrogeno non è solo uno strumento utile alla decarbonizzazione: l’Europa punta anche a diversificare le fonti di energia, dopo i recenti problemi legati all’approvvigionamento di gas.
Recentemente gli investimenti nel settore dell’idrogeno sono decollati in tutti il mondo.
Catturare il gas serra
Ma l’obiettivo della decarbonizzazione non passa solo attraverso l’abbattimento delle emissioni. Il progetto europeo Callisto Mediterranean CO2, in cui sono coinvolte Snam ed Eni, punta a catturare il gas serra al fine di ridurre l’inquinamento senza intaccare i livelli di produzione delle industrie ad alta intensità energetica.
Con Callisto Mediterranean CO2 si prevede la raccolta e il trasporto dell’anidride carbonica sia su terra che su mare. La CO2 verrà poi stoccata. Secondo quanto reso noto da Snam, l’hub di Ravenna diventerà operativo dal 2027 e avrà una capacità stimata in 500 milioni di tonnellate di anidride carbonica. La Fase 1 del progetto CCS Ravenna prenderà il via all’inizio del 2024 con l’iniezione, ai fini dello stoccaggio permanente, di 25mila tonnellate all’anno di CO2 che verranno catturate dalla centrale a gas di Casal Borsetti di Eni. La Fase 2 partirà entro il 2026 e consentirà di raggiungere una capacità di stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno al 2030.
Una legislazione comune
Oltre ai progetti per le infrastrutture, occorre armonizzare la normativa europea: pochi giorni fa Parlamento e Stati membri hanno dato il via libera alla direttiva volta a stabilire norme comuni per i mercati interni dei gas, fra cui anche l’idrogeno.