Euro digitale in arrivo tra un anno, preoccupa la privacy dei cittadini Ue

Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della Bce, spiega il calendario operativo che porterà alla digitalizzazione della moneta comunitaria

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Redazione

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L’euro digitale sta arrivando. Lo ha detto il 13 dicembre 2025 Piero Cipollone ad Atreju, la convention annuale di Fratelli d’Italia. L’economista e membro del Comitato esecutivo della Bce ha avanzato qualche anticipazione circa l’evoluzione della moneta comunitaria. Si prevede che entro la fine del 2026 sia pronto l’apparato giuridico che garantisce la validità e la messa in sicurezza della nuova forma dell’euro.

Certo, dovrà prima passare attraverso il vaglio del Parlamento Europeo, del Consiglio dell’Ue e poi dalla Commissione. Solo quando tutti questi stadi saranno stati completati, nel 2027 verrà sviluppato il pilot e, una volta ultimate tutte le prove tecniche del caso, la valuta dematerializzata potrà essere operativa in tutta sicurezza.

Dalla regolamentazione all’esecuzione dell’euro digitale

Pietro Cipollone ha spiegato così gli step che porteranno l’Europa verso una nuova era monetaria:

se per la fine del 2026 avremo in piedi la legislazione a quel punto noi pensiamo di essere in grado di costruire tutta la macchina entro la prima metà del 2027 e quindi a settembre del 2027 cominciare una fase di sperimentazione, il pilot, per poi partire con il lancio effettivo nel 2029.

Inoltre, ha affermato che il passaggio alla valuta digitale richiederà tempo perché sarà necessario

fare tre cose: […] costruire proprio la macchina operativa per organizzare il pilot, […] continuare a comunicare con i legislatori e, soprattutto, cominciare a parlare con i cittadini a spiegare esattamente come funzionerà, quali saranno le caratteristiche, quali saranno i benefici, che è l’aspetto fondamentale […]. Noi vorremmo che l’area dell’euro avesse una infrastruttura autonoma, indipendente, che non dipenda dalle decisioni degli altri.

Cosa si intende per euro digitale

In realtà tra la cartamoneta che utilizziamo oggi e l’euro digitale intercorrono divergenze pressoché inesistenti.

I residenti nei confini della comunità europea non vedranno le loro abitudini alterate. Potranno continuare a decidere se servirsi di banconote fisiche oppure di moneta virtuale. Ma allora dove stanno le differenze con le transazioni che avvengono tramite circuito Bancomat o Visa?

La moneta che entrerà in circolo sarà garantita direttamente dalla Banca Centrale Europea e non da altri fornitori di servizi, che faranno semplicemente da enti gestori. Infatti i cittadini non saranno obbligati a spostare i propri conticorrrente alla sede di Francoforte sul Meno.

Ecco cosa cambia rispetto alle transazioni virtuali tradizionali:

  • i pagamenti di base non saranno più a carico degli utenti perché non saranno obbligati a pagare l’affitto di infrastruttura a enti gestori esterni alla Bce;
  • un’alternativa pubblica europea potrebbe generare quella concorrenza che farebbe abbassare i costi di gestione anche rispetto a circuiti extracomunitari;
  • possibilità di pagamenti anche offline in alcune condizioni (attualmente non specificate);
  • rafforzamento della sovranità monetaria dell’Eurozona rispetto ai mercati globali, con effetti positivi per i Paesi del Vecchio Continente.

Il grande lavoro che c’è dietro alla digitalizzazione dell’euro, iniziato nel 2020, è stato già bocciato dai cittadini, che si sono dimostrati più favorevoli ad altre opzioni come Digital Cash ed Euro Token.

I rischi della nuova moneta

Il più grande cruccio degli abitanti degli Stati membri riguarda la privacy.

Le autorità garantiscono che il sistema nei pagamenti online non mira a identificare gli utenti. A farlo sarebbero solo gli intermediari (banche o provider di pagamento) per obblighi normativi legati all’antiriciclaggio.

Tuttavia, anche se la normativa attuale dimostra di rispettare questo spirito, non è detto che successive modifiche non potrebbero andare in una direzione molto differente.

Con una rivoluzione tecnologica di tale portata il rischio di un abuso di potere da parte della autorità nel controllo dei consumi degli utenti è in cima alla classifica delle perplessità non solo del comune cittadino ma anche del Garante europeo per la protezione dei dati.

Non è difficile immaginare una tassazione, per esempio, su consumi impropri in ottica ecologica, scaricando sul consumatore, ultima rotella di un ingranaggio complesso, i costi di un problema sistemico.

Tuttavia, è bene ricordare che troppi dei nostri dati sono già in circolazione.

Circuiti come Mastercard o Visa profilerebbero già i consumi degli utenti, con i risultati di queste analisi riutilizzati a scopo commerciale. E senza che sia garantito l’anonimato dell’utente.