Cambio di strategia del Governo per la stretta sugli affitti brevi. Secondo lo schema di provvedimento circolato nelle ultime ore, a normare il giro di vite sui soggiorni in case private sarà un decreto legge e non un Ddl come previsto in un primo momento. L’esecutivo, infatti, sembrerebbe aver deciso di accelerare il passo per regolamentare il settore della locazione a turisti che sta aumentando la concorrenza sia con gli alberghi e sia con gli affitti a lungo termine sul mercato immobiliare.
Il codice identificativo
L’ultima versione del provvedimento, che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri lunedì 25 settembre, conferma i due elementi principali della stretta agli affitti brevi, il pernottamento minimo di due notti e il codice identificativo nazionale (Cin).
Il codice servirà a far corrispondere ad ogni appartamento in locazione ad uso abitativo per finalità turistiche una stringa assegnata dalla regioni, che dovrà essere ben visibile sull’annuncio in ogni canale di promozione, dalle piattaforme social fino alla stessa porta di ingresso all’appartamento.
“Al fine di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità – si legge nella bozza -, il ministero del Turismo assegna, tramite apposita procedura automatizzata, un codice identificativo nazionale Cin a ogni unità immobiliare a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, previa presentazione in via telematica di un’istanza da parte del locatore, ancorché già munito di un codice identificativo regionale Cir rilasciato dalla regione competente”.
La bozza di decreto
“Il contratto di locazione per finalità turistiche – si legge ancora nella più recente versione del decreto legge – avente ad oggetto uno o più immobili ad uso abitativo, nei comuni capoluoghi delle città metropolitane, non può avere una durata inferiore a due notti consecutive, fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare con almeno tre figli”.
Secondo le intenzioni perseguite dal ministero del Turismo con questo provvedimento, dunque, per poter prenotare una casa privata per una sola notte sarà necessario rivolgersi a una struttura ricettiva che non rientri nell’orbita delle piattaforme di affitti brevi, come Airbnb e Booking.com (qui avevamo riportato le ultime norme sugli affitti brevi del Ddl turismo e le conseguenze per Airbnb).
Nel decreto che sarà discusso la prossima settimana in Cdm, dovrebbe essere presente anche il limite di due appartamenti che uno stesso proprietario può sfruttare per i soggiorni brevi, cioè fino a un massimo di 30 notti. Dal terzo in poi verrebbe dunque considerata un’attività a tutti gli effetti e il padrone di casa sarebbe quindi costretto ad aprire una partita Iva (qui la guida alla tassa di soggiorno di QuiFinanza).
Inoltre, le case private dovranno rispettare gli stessi prerequisiti richiesti agli hotel, come l’installazione di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio, oltre all’osservanza dei criteri igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti.
La novità presente nel testo, rispetto alle norme previste inizialmente, sarà la deroga sul soggiorno minimo di due notti per i nuclei familiari numerosi composti da almeno un genitore e tre figli.