Qual è lo stipendio medio in Italia lo chiarisce il report annuale dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico): nel report Jp Salary Outlook viene mostrato come nel 2023 gli italiani abbiano avuto una retribuzione lorda annua media di 44.893 euro. Si tratta di un dato in crescita dell’1,8% rispetto al 2022, ma se si allarga il periodo agli ultimi 8 anni allora l’aumento percentuale è stato pari a 7,5 punti. Con tale importo il Bel Paese si piazza alla posizione numero 21 fra i 34 Paesi considerati dall’Ocse.
Stipendi più alti fra i Paesi Ocse
Nella classifica al primo posto c’è l’Irlanda con un salario medio di 79.473 euro; segue il Lussemburgo con 78.310 euro; il podio si chiude con gli Stati Uniti con una Ral media pari a 77.463 euro. Chiudono la lista Grecia e Messico, testa a testa, con una Ral media pari a 16.600 euro.
L’inflazione in Italia
Tornando alla situazione italiana, l’Ocse evidenzia come la crescita dei salari sia stata relativamente modesta e in parte vanificata dall’impennata dell’inflazione che ha di fatto eroso il potere d’acquisto delle famiglie.
Tenuta ferma un’inflazione prevista all’1,1% nell’anno in corso e del 2% nel 2025, il recupero del potere di acquisto per i lavoratori italiani sarà piuttosto contenuto e andrà ad assestarsi a quota 2,7% nel 2024 e 2,5% nel 2025.
Gender gap e differenze fra Nord e Sud
Sussistono poi ancora ataviche differenze nella distribuzione del benessere fra il Nord e il Sud del Paese. Differenze che spingono ancora i cittadini meridionali a generare importanti migrazioni interne. La differenza in busta paga per un lavoratore del Centro-Sud e un suo collega del Centro-Nord arriva a toccare 3.700 euro l’anno. Differenza che però, va specificato, viene in parte mitigata dal maggiore costo della vita nelle grandi città del Nord. Gli stipendi più alti si registrano in Trentino Alto Adige, Lombardia, Liguria e Piemonte, mentre la Basilicata è all’ultimo posto.
Il gender gap continua a farsi sentire: fra uomini e donne la differenza nella retribuzione media è pari al 7,3% dei salari, dato che cala al 5,5% per quanto riguarda i ruoli dirigenziali.
L’Ocse evidenzia poi un ulteriore dato: lo stipendio reale di un lavoratore italiano è ancora più basso di circa il 7% rispetto allo stipendio dell’era pre-Covid. Ciò fa dell’Italia il Paese più danneggiato dalla pandemia all’interno dell’area euro.
Il report Jp Salary Outlook mostra come l’unico settore che goda di ottima salute sia quello dei servizi finanziari. Gli operatori del settore hanno goduto di un sostanzioso incremento dei propri guadagni, il più corposo degli ultimi 8 anni.
Anche per quanto riguarda l’occupazione l’Italia non ride: il Bel Paese registra un 4,9% di disoccupazione superiore alla media Ocse. E il tasso di occupazione è a quota 62,1%, il più basso nell’area Ocse (la cui media è del 70,2%).
L’andamento dei salari reali mostra che fra il 1991 e il 2023 si è registrata una crescita dell’1% contro un 32,5% dei Paesi dell’area Ocse.