A gennaio l’inflazione evidenzia un leggero rimbalzo, salendo su base tendenziale allo 0,8% dallo 0,6% di dicembre 2023.
La moderata accelerazione del ritmo di crescita dei prezzi, spiega l’Istat, riflette l’andamento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, la cui flessione su base tendenziale risulta, a gennaio, attenuata a causa dell’effetto statistico dovuto allo sfavorevole confronto con gennaio 2023. Un contributo alla risalita dell’inflazione si deve inoltre al permanere di tensioni sui prezzi dei beni alimentari non lavorati, mentre il cosiddetto “carrello della spesa” continua a decelerare (+5,1%). Infine, l’inflazione di fondo si attesta a gennaio al +2,7% (da +3,1% del mese precedente).
La preoccupazione dei consumatori
“A gennaio l’inflazione inverte il trend e dal precedente tasso dello 0,6% sale allo 0,8%: un pessimo segnale per le tasche dei consumatori, soprattutto perché i rialzi più sostenuti investono beni primari come gli alimentari, che rincarano del 5,6% su anno e dello 0,9% in un solo mese – ha spiegato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – Forti aumenti su base annua si registrano anche per servizi ricettivi e di ristorazione (+4,1%), mentre il carrello della spesa cresce del +5,1%. Rincari che vanno ad aggiungersi a due anni di pesante inflazione che ha ridotto la capacità di acquisto dei cittadini e modificato fortemente i consumi delle famiglie”. “Su tale quadro incombe il caro-benzina, con gli aumenti dei listini dei carburanti alla pompa che rischiano di determinare una ondata di rincari sui prezzi dei prodotti trasportati, a partire dagli alimentari”, ha aggiunto Rienzi.
Focus sull’aumento dei prezzi degli alimentari
“Allarmante, soprattutto, il balzo degli alimentari che rincarano in un solo mese dello 0,8% nonostante alcuni prezzi siano oramai lunari – ha sottolineato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Ora che agli agricoltori è stato ripristinato il taglio dell’Irpef agricola bisogna che il Governo prosegua con ulteriori agevolazioni e convochi agricoltori, produttori, distributori e consumatori, così da rappresentare tutta la catena che va dal campo alla tavola, facendo quegli accordi di filiera non fatti con il Trimestre Anti-inflazione”.
“Nel comparto alimentare i prezzi, considerate anche le bevande, aumentano su base annua del +5,8% a gennaio – ha sottolineato il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – Questo significa che solo per mettere il cibo in tavola una famiglia con due figli si ritrova oggi a spendere 466 euro in più su base annua.
I trend settoriali
In base ai dati pubblicati da Istat, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione meno marcata (da -1,5% a -0,7%), mentre quella dei servizi decelera, pur rimanendo positiva (da +3,4% a +2,9%), determinando una diminuzione del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,6 punti percentuali, dai +4,9 di dicembre).
Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +5,3% a +5,1%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,4% a +3,5%). L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,3%), dei Beni alimentari non lavorati (+1,0%), dei Beni alimentari lavorati e degli Energetici regolamentati (+0,9% entrambi) e dei Beni non durevoli (+0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-1,2%) e dal lieve calo dei Beni semidurevoli (-0,1%).