Diesel e benzina Euro 7, l’Ue fa marcia indietro: costi troppo alti

La Commissione europea verso il ripensamento: costi di sviluppo troppo alti, l'Euro 6 può già essere sufficiente.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Se l’Europa procede spedita verso lo stop alla produzione dei motori termici dal 2035, si registra una possibile frenata sull’introduzine dello standard Euro 7, che dorevìbbe definire i limiti sull’ultima generazione di motori endotermici benzina e diesel da qui a quella data. I costi di progettazione e sviluppo per motori che avrebbero solo pochi anni di commercializzazione sarebbero infatti troppo alti per i costruttori, tanto che in Commissione si sta pensando di mantenere sui motori Euro 7 gli stessi vincoli di quelli Euro 6.

Secondo indiscrezioni raccolte dall’autorevole sito Politico.eu – molto vicino alle istituzioni comunitarie e che sarebbe venuto in possesso di una bozza della nuova normativa Euro 7, che dopo infiniti ritardi dovrebbe essere presentata entro il 26 ottobre prossimo – manterrebbe dunque standard sostanzialmente identici agli attuali.

Standard invariato

Secondo queste indiscrezioni, il complesso delle regole Euro 7 sarebbe ispirato al mantenimento sostanziale degli standard attuali per quel che riguarda gli agenti tecnicamente inquinanti, escludendo dunque la CO2 considerata come clima alterante. Per quanto concerne autovetture e mezzi commerciali, dunque, gli scostamenti rispetto alla attuale normativa Euro 6 in vigore dal 2014, sarebbero minimi.

Diesel e benzina resistono

Si tratta di una decisione di notevole portata, poiché assicura ancora vita ai motore diesel e benzina di attuale generazione. Un passaggio forzato a standard Euro 7 più stringenti, infatti, avrebbe messo le case costruttrici nella condizione di considerare questi propulsori non remunerativi, decretandone lo stop commerciale anticipato rispetto a quello legale, fissato nel 2035.

Il pressing dei costruttori

A incidere su questa decisione, una serie di considerazoni: i costruttori sostengono che a introdurre pesanti modifiche a motori che resterebbero in produzione dal 2026 al 2035 non è fattibile, perché non rientrerebbero mai dell’investimento necessario per allinearsi all’Euro 7 così come concepita inizialmente. Ha fatto sentire la sua voce in proposito anche Carlos Tavares di Stellantis, in occasione del Salone di Parigi, dove ha detto chiaro che “dal punto di vista industriale siamo contrari all’Euro 7 perché distoglie risorse per l’elettrico”.

Scongiurato un nuovo aumento dei prezzi

Il mantenimento degli standard Euro 6, peraltro, dovrebbe impedire nuovi considerevoli aumenti sui listini auto. Sarebbero infatti state anche le circostanze geopolitiche ed economiche a spingere la Commissione verso una profonda revisione del progetto di normativa Euro 7, considerando il suo impatto sull’industria automobilistica come eccessivamente penalizzante, anche alla luce della crescita esponenziale dei costi delle materie prime e dell’energia. In definitiva, secondo Politico.eu, la Commissione avrebbe dunque considerato i nuovi limiti come una pressione eccessiva sui consumatori e sulla loro capacità di spesa, con i costi finali di una autovettura destinati a salire in modo vertiginoso anche per effetto dell’inflazione, tanto da intaccare le esigenze di mobilità a livello continentale.