Dazi sulle auto elettriche cinesi, la Commissione europea li riduce in vista dei negoziati

La Commissione europea ha deciso di limare i dazi sulle auto elettriche cinesi andando a ridurre l’addizionale ai costruttori che hanno agevolato l’indagine: via ai negoziati con Pechino. 

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 20 Agosto 2024 16:41

La Commissione europea ha reso noto il taglio, o per meglio dire la limatura, dei dazi relativi alle auto elettriche cinesi. Entrando più nello specifico, Bruxelles si è rivolta a Pechino per comunicare le tariffe aggiuntive – rispetto all’attuale 10 per cento previsto – a cui saranno soggette le automobili elettriche prodotte in Cina e vendute in Europa.

Rispetto ai valori che erano stati approvati in via provvisoria lo scorso luglio, l’Ue ha effettuato un intervento al ribasso, cercando comunque di tenere fede al proprio obiettivo di contrasto ai sussidi che il governo cinese ha concesso alla produzione locale di veicoli a batteria e che rischiano di mettere in seria difficoltà la concorrenza europea. Allo stato attuale, infatti, il divario tra i costi delle auto elettriche prodotte in Cina e di quelle costruite nel resto del mondo è molto alto.

I nuovi dazi Ue sulle auto elettriche

Entrando più nel dettaglio dei nuovi dazi Ue sulle auto elettriche cinesi, la Commissione europea ha deciso di limitarli nei confronti di alcuni costruttori:

  • per Byd l’addizionale prevista è del 17 per cento;
  • per Geely, società proprietaria di Volvo e Smart, si sale al 19,3 per cento;
  • Saic, che è la controllante di MG, dovrà pagare il 36,3 per cento.

Per tutte le altre aziende che esportano le loro vetture elettriche nell’Unione europea è prevista una tariffa aggiuntiva del 21,3 per cento, ma solo se hanno mostrato un atteggiamento di natura collaborativa con l’indagine in corso. In caso contrario, infatti, la percentuale sale al 36,3 per cento che, trattandosi di un’addizionale, porta i gruppi penalizzati a dover pagare dazi pari al 46,3 per cento rispetto al 10 per cento attuale.

I negoziati tra l’Ue e la Cina

La decisione comunicata dalla Commissione europea apre una nuova fase, ovvero quella dei negoziati con la Cina. Il governo di Pechino, così come i costruttori, hanno 10 giorni di tempo per presentare delle osservazioni e dei commenti, con l’Ue che si è detta aperta ad accogliere anche altre soluzioni per risolvere la questione delle auto elettriche.

In attesa dell’accordo definitivo con Pechino, i dazi alle auto elettriche cinesi in Ue saranno applicati nella suddetta formulazione per un periodo di cinque anni. L’unico motivo per cui tale scenario non si verifichi è che la misura venga rivista dai Paesi membri che, tuttavia, avrebbero bisogno della maggioranza qualificata. Contrari ai dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina sono, come noto, la Germania, i cui costruttori generano proprio nel Paese asiatico un terzo del loro fatturato, e l’Ungheria, che ospita la fabbrica europea di Byd.

L’Italia e i dazi sulle auto elettriche cinesi

Se tolte Germania e Ungheria, la maggior parte dei Paesi Ue è favorevole ai dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina, non è chiara invece la posizione dell’Italia sul tema. Il Bel Paese, specie dopo il viaggio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Pechino, ha l’obiettivo di portare un costruttore cinese a produrre nei propri confini, ma i dazi – seppur ribassati – potrebbero generare un problema. I costruttori cinesi potrebbero infatti risentirsi della decisione europea e della mancata presa di posizione dell’Italia, così come potrebbero avvertire invece la necessità di nuovi stabilimenti in Europa. In quest’ultimo caso l’Italia sarebbe in pole position.