Cuneo fiscale strutturale, buste paga con 100 euro extra per chi ne guadagna meno di 35mila

Il governo conferma il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione Irpef nella Legge di Bilancio 2025, garantendo fino a 100 euro in più per i redditi bassi

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 16 Ottobre 2024 09:11

Il governo ha deciso: con la Legge di Bilancio 2025 si confermano il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione dell’Irpef. Non è una semplice proroga, ma una scelta per rendere queste misure stabili, garantendo così una riduzione delle tasse a chi guadagna fino a 35mila euro all’anno.

Il risparmio mensile potrebbe superare i 100 euro, secondo le stime legate alle misure in discussione. Ovviamente, le riduzioni dipenderanno dalla fascia di reddito, quindi non saranno uguali per tutti.

C’è una novità: il meccanismo di erogazione dello sconto fiscale verrà modificato e verrà introdotta una zona “cuscinetto” tra i 35mila e i 40mila euro di reddito annuo. Questo permetterà di estendere il beneficio, che però andrà progressivamente riducendosi per chi si colloca in quella fascia di reddito. Questa misura serve a evitare un effetto brusco sulla tassazione quando si supera la soglia dei 35mila euro.

Misure strutturali e possibili ampliamenti: il nodo delle risorse

Lo sgravio contributivo in busta paga resterà per chi guadagna meno di 20mila euro l’anno, con una riduzione del 7% che verrà ancora applicata. Per chi guadagna di più, lo sgravio si trasformerà in un rafforzamento delle detrazioni per reddito da lavoro dipendente, riducendo l’Irpef direttamente in busta paga. In altre parole, invece di ridurre i contributi previdenziali, il vantaggio si tradurrà, sulla carta, in un abbassamento delle tasse.

Nella fascia di reddito compresa tra i 20mila e i 25mila euro, lo Stato continuerà a coprire uno sconto pari al 7% dei contributi versati, mentre tra i 25mila e i 35mila euro lo sconto scenderà al 6%. Il meccanismo graduale mira a evitare il cosiddetto “scalone”, che ha frenato i datori di lavoro dal concedere aumenti di stipendio, poiché superare certe soglie comportava un danno economico per i lavoratori stessi.

Non è una sorpresa, ma il vero ostacolo rimangono i soldi. Le casse dello Stato sono sotto pressione, e l’estensione delle misure potrebbe non essere realizzabile su larga scala. Giorgia Meloni ha dichiarato che se non fossero state necessarie ingenti risorse per il Superbonus, il governo avrebbe potuto investire di più su stipendi, sanità e famiglie.

Rivedere l’Irpef: chi ci guadagna davvero?

Uno dei cavalli di battaglia del governo resta la rimodulazione dell’Irpef. In particolare, c’è l’idea di spingere la soglia dell’aliquota intermedia del 35% fino a 55mila euro. Un intervento che potrebbe interessare circa 440mila contribuenti, garantendo loro un risparmio annuo tra gli 80 e i 400 euro, a fronte di un impatto limitato sui conti pubblici.

Il problema dello “scalone”, che ha generato difficoltà nel riconoscere aumenti retributivi, sarà affrontato con una soluzione che prevede sgravi aggiuntivi: chi guadagna appena sopra i 35mila euro potrà ottenere circa 99 euro in più al mese, ma lo sconto si azzererà gradualmente fino a scomparire per chi raggiunge i 40mila euro. Questo intervento è pensato per evitare che gli aumenti di stipendio si traducano in una riduzione netta del reddito disponibile per i lavoratori.

Le aliquote Irpef resteranno inalterate anche per il 2025: il 23% per i redditi fino a 28mila euro, il 35% per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro e il 43% per chi supera i 50mila euro. Questa struttura continua a garantire un risparmio fino a 260 euro all’anno.

Nel 2025, inoltre, le Regioni dovranno adeguare le proprie addizionali Irpef a questi tre scaglioni, eliminando quelle che superano tale numero. Tuttavia, per alcune Regioni, soprattutto quelle del Sud in difficoltà economica, ciò potrebbe significare l’introduzione di aliquote più alte per compensare il calo delle entrate fiscali.

L’esecutivo sta lavorando su una riforma fiscale più ampia, che potrebbe includere un nuovo taglio dell’Irpef, abbassando l’aliquota dal 35% al 33%.

Ridurre l’aliquota media al 33% potrebbe sembrare un colpo da maestro, ma come sempre il diavolo è nei dettagli. Secondo le stime elaborate dal Consiglio nazionale dei commercialisti per il Messaggero, per chi ha un reddito di 29mila euro, il beneficio si tradurrebbe in un risparmio di soli 10 euro all’anno, mentre chi arriva a 55mila euro vedrebbe la differenza: fino a 670 euro di sconto. Il prezzo da pagare per lo Stato ammonterebbe a circa 2,2 miliardi di euro, gran parte dei quali finirebbero però nelle tasche dei contribuenti con redditi superiori ai 55mila euro.

Come già in Italia accade per quanto riguarda le tasse, dove paga meno chi ha più soldi, anche qui si assiste allo stesso identico paradosso, che se da un punto di vista freddamente numerico può sembrare corretto, non lo è dal punto di vista dell’equità.