A distanza di una settimana dalla tragedia rischiata per l’esplosione di un portellone su un aereo della Alaska Airlines, un incidente è stato sfiorato in Giappone su un altro Boeing 737. Questa volta l’allarme è stato provocato da una crepa su un finestrino della cabina di pilotaggio di un velivolo della All Nippon Airways (Ana), costringendo anche in questo caso il comandante a tornare a terra. Il cedimento non ha provocato nessun ferito tra i 59 passeggeri e i sei membri dell’equipaggio, ma l’episodio mette ancora più nei guai il colosso dell’aviazione finito sotto inchiesta della Federal aviation administration (Faa), che nelle ultime ore ha esteso le indagini a tutta la catena di produzione dei velivoli americani.
L’incidente sfiorato in Giappone
Il volo Ana NH1182 partito dalla città di Sapporo, nell’Hokkaido, e diretto a Toyama, sull’isola principale del Giappone, Honshu, ha fatto ritorno all’aeroporto New Chitose alle 12.10 locali del 13 gennaio dopo la segnalazione del guasto in uno dei finestrini della cabina dei piloti. “La crepa non ha influenzato il controllo o la pressurizzazione del volo“, ha affermato il portavoce della compagnia aerea.
Come ha spiegato l’esperto di aviazione John Strickland, l’aereo della compagnia giapponese Ana sul quale è stato trovata la spaccatura non è del modello 737 Max 9 come quello coinvolto nell’incidente a Portland, ma si tratta di una versione precedente che tuttavia “non era affatto vecchia”.
“Queste cose a volte succedono, qualcosa può aver colpito la finestra, ad esempio un uccello, un grosso chicco di grandine, non è una cosa inaudita” ha spiegato Strickland, aggiungendo che le cause del cedimento non sono ancora note.
L’inchiesta della Faa
Ancora da chiarire anche i motivi che hanno portato all’incidente sull’aereo dell’Alaska Airlines con 177 persone a bordo, dal quale un pannello si è staccato poco dopo la partenza, lo scorso 5 gennaio (qui abbiamo scritto dell’apertura dell’inchiesta sull’incidente al Boeing 737 dell’Alaska Airlines).
Dopo i primi accertamenti successivi all’episodio, la Faa, l’agenzia dell’aviazione civile americana, sta allargando adesso il perimetro dell’inchiesta sulla sicurezza degli aerei Boeing, passando al setaccio anche tutta la linea di produzione fino a risalire ai fornitori, tra i quali Spirit Aerosystems, responsabile delle fusoliere dei 737 Max.
La stretta dell’Ente regolatore, che ha prolungato lo stop di 171 aerei di questo modello, è arrivata dopo le critiche arrivate dalla politica e da alcune compagnie aeree sulla mancanza di controlli adeguati (qui abbiamo parlato delle ispezioni sugli aerei fermati dagli Usa)
“Sappiamo che ci sono problemi nella produzione, ci sono stati problemi in passato che persistono dal momento che l’aereo aveva solo tre mesi. Crediamo ci siano altri problemi” ha risposto l’amministratore della Faa, Mike Whitaker, in riferimento all’incidente del volo dell’Alaska Airlines (qui abbiamo parlato delle centinaia di voli cancellati dopo l’incidente e quali compagnie sono rimaste a terra).
Alla Reuters, il numero uno dell’agenzia ha poi annunciato un audit completo sulla vicenda, aggiungendo come sia “abbastanza chiaro” che l’esplosione del portellone sul Boeing 737 Max 9 “è stato un problema di produzione, non un problema di progettazione” e assicurando che non approverà il ritorno di questo modello finché la Faa non sarà convinta che “non ci sia alcuna possibilità che accada di nuovo”.
Dal canto sua la Boeing ha dichiarato l’impegno a “cooperare pienamente e in modo trasparente con il regolatore. Siamo favorevoli tutte le azioni che rafforzano la qualità e la sicurezza e stiamo prendendo provvedimenti in tutto il nostro sistema produttivo”, così come anche il fornitore, Spirit AeroSystems, ha dichiarato di essere “impegnato a sostenere l’audit della FAA sui processi di produzione e di fabbricazione”.