Allarme della Corte dei Conti Ue sul Pnrr: fondi a rischio di doppio finanziamento

La Corte dei conti Ue avverte sul doppio finanziamento tra Pnrr e fondi: controlli insufficienti e miliardi in gioco, con rischi concreti per l'Italia

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 23 Ottobre 2024 08:12

La Corte dei conti europea ha acceso un faro su una possibile bomba a orologeria: il rischio di doppio finanziamento. In un report dettagliato, la Corte ha spiegato che i sistemi di controllo attuali dell’Unione non bastano a scongiurare la possibilità che alcuni progetti possano ricevere fondi più volte. E l’Italia è finita sotto la lente per alcuni esempi concreti.

Miliardi in gioco: coesione, Connecting Europe e Pnrr

In ballo ci sono cifre mai viste prima: 358 miliardi di euro per la coesione, 34 miliardi per Connecting Europe e ben 648 miliardi per il Recovery Fund e i Pnrr nazionali. Una sovrapposizione di fondi così ampia espone l’Ue a un rischio crescente di doppio finanziamento, soprattutto con l’uso di schemi di “financing not linked to costs”, ossia finanziamenti non basati sui costi. Secondo il rapporto della Corte, sarebbe difficile rilevare i casi di doppio finanziamento data la complessità del contesto.

L’analisi della Corte punta il dito anche sui meccanismi di controllo adottati da Bruxelles e dai singoli Paesi, definiti insufficienti per mitigare un problema che rischia di diventare cronico. Mentre il Recovery Fund punta ad ottenere risultati più efficienti e a semplificare le pratiche amministrative, il rapporto solleva dubbi sull’efficacia di un approccio che si affida ai costi sostenuti per strumenti che, come suggerito dalla Commissione, non sono collegati a costi specifici. Un mix che, secondo l’audit, non solo non riduce gli oneri amministrativi, ma finisce per alimentare il rischio di sovrapposizione.

Fino ad oggi, secondo i magistrati contabili, la Commissione non è riuscita a chiarire come sviluppare sistemi di controllo adeguati per garantire che i finanziamenti non collegati ai costi non sfocino in doppie erogazioni.

Il caso della Bicocca-Catenanuova e la revisione del Pnrr

Tra i vari esempi, salta all’occhio la tratta Bicocca-Catenanuova, un pezzo della linea ad alta velocità Palermo-Catania. Dato che era complicato separare le due fonti di finanziamento europee, l’Italia aveva proposto un calcolo proporzionale per stabilire la quota attribuibile al Recovery Fund. Tuttavia, per evitare complicazioni, quella linea è stata completamente stralciata dal piano rivisto a dicembre 2023.

Coordinamento o caos? L’Italia tra Pnrr e fondi regionali

Il rapporto della Corte non risparmia critiche sul coordinamento tra i vari programmi italiani: da una parte, i Programmi operativi nazionali, con un unico ente che gestisce e monitora, come accade con il ministero delle Infrastrutture; dall’altra, i Programmi regionali, dove manca spesso un legame diretto tra le autorità di gestione e le unità di missione centrali. Nonostante questo, incrociando i dati, sono stati scoperti errori di registrazione e possibili sovrapposizioni.

Il Programma per la qualità dell’abitare: i rischi dei fondi

Nel Programma innovativo per la qualità dell’abitare, almeno 15 regioni e province autonome hanno sottoscritto accordi per riqualificare il patrimonio abitativo sociale. I controlli, però, non sono stati indolori: su 34 progetti verificati, 32 hanno rivelato problemi di registrazione. Due casi avrebbero rischiato di beneficiare di fondi Fesr o altre misure del Pnrr, ma grazie alla collaborazione tra le autorità italiane e Bruxelles, si è deciso di non conteggiare i progetti Fesr per evitare doppioni.

Regis: il monitoraggio digitale tra Italia e Grecia

Nel frattempo, la Corte ha lodato l’Italia e la Grecia per i loro sistemi informatici centralizzati che monitorano i traguardi del Pnrr. Il sistema italiano Regis, che raccoglie i dati dei progetti, permette collegamenti con le banche dati dei fondi di coesione 2014-2020. Nonostante non tutte le autorità avessero accesso al sistema al momento dell’audit, da novembre 2023 tutte le gestioni per il periodo 2021-2027 sono state obbligate a registrare i dati, aumentando la trasparenza e la vigilanza.