Stellantis chiede maggiori incentivi, ma Confindustria non ci sta: “Una follia”

Emanuele Orsini di Confindustria si scaglia contro Stellantis, che ieri aveva chiesto incentivi per stimolare la domanda di veicoli elettrici

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 12 Ottobre 2024 14:50

La richiesta di Stellantis di ulteriori incentivi è definita “una pazzia” dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dopo l’audizione dell’amministratore delegato Carlos Tavares presso le Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. “Noi abbiamo bisogno di piani industriali seri, imprese che siano serie sul territorio e che restino, ovviamente, a costruire i propri prodotti nel nostro Paese,” ha aggiunto.

Cosa ha detto Tavares e la risposta di Orsini

Venerdì Carlos Tavares, ha dichiarato ai membri delle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato che sono necessari nuovi incentivi statali per facilitare l’acquisto di auto elettriche. Attualmente, almeno in Italia, non è possibile ridurre i costi di produzione. Secondo Tavares, il costo di produzione di un’auto elettrica in Italia è significativamente più elevato rispetto alla media degli altri Paesi, principalmente a causa delle spese energetiche.

Parole che non sono piaciute a Orsini, affermando: “Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengano mantenute. E chiedere ulteriori incentivi mi sembra onestamente una pazzia”. La crisi dell’automotive, dice il presidente, “credo che sia purtroppo una delle ripercussioni delle scelte della precedente Commissione europea sul Green Deal. Il vero tema è lo stop al motore endotermico nel 2035: non vorrei che che dia adito a qualcuno di non fare produzione in Italia”, conclude Orsini.

Critico anche Salvini e Urso

Anche Matteo Salvini si scaglia contro Tavares: “L’amministratore delegato di Stellantis dovrebbe vergognarsi e scusarsi con gli operai, gli ingegneri, i tecnici, gli italiani e la storia dell’industria automobilistica italiana. Il settore è in crisi anche a causa sua,” ha affermato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture durante la cerimonia di inaugurazione della linea metropolitana M4 a Milano. La dirigenza di Stellantis “non è più in grado di richiedere nulla, considerando come hanno mal gestito e amministrato un’azienda storica italiana,” ha sottolineato il ministro.

Sul tema è intervenuto anche il ministro per le Imprese, Adolfo Urso: “Credo che ieri Tavares si sia reso conto, dalle reazioni dei parlamentari e dei sindacati, che hanno indetto uno sciopero per venerdì 18, che il sistema Paese, unito — maggioranza e opposizione, sindacati e imprese del settore auto — chiede alla grande multinazionale nata in Italia di rimanere nel Paese e di affrontare insieme a noi la sfida della transizione ecologica. Il nostro Paese può farlo meglio di altri, come dimostra il nostro avanzamento nell’economia circolare,” ha affermato.

Piano Transizione 5.0, modifiche in arrivo?

Durante la conferenza, Confindustria ha poi sollecitato il ministro delle Imprese e del Made in Italy a introdurre alcune modifiche al piano Transizione 5.0, al fine di semplificare il lavoro delle aziende già coinvolte nel piano 4.0 per la costruzione di impianti. “La Transizione 5.0 è fondamentale per le imprese, e abbiamo bisogno di semplificarla perché la verità è che le nostre aziende stanno affrontando notevoli difficoltà. Le regolamentazioni europee, in particolare quelle legate all’energia, stanno creando problemi,” ha spiegato Orsini.

“La nostra proposta al ministro Urso è che coloro che hanno versato l’acconto nel 2023 come Industria 4.0 e non hanno ancora avviato la costruzione degli impianti possano beneficiare del piano 5.0, magari apportando delle modifiche agli impianti, rispettando comunque i requisiti ambientali di Transizione 5.0. Crediamo che questa modifica possa accelerare il processo e supportare le imprese, specialmente considerando che, purtroppo, gli impianti con un valore superiore ai 2 milioni di euro richiedono spesso più di un anno per essere completati,” ha precisato Orsini.