Il 2024 è stato un anno complesso per l’economia globale, segnato da una continua flessione dei tassi di crescita, ma anche da alcune dinamiche inflazionistiche che hanno impattato direttamente sulla spesa quotidiana degli italiani. I dati diffusi da Ismea, pubblicati il 27 novembre 2024 e relativi al terzo trimestre dell’anno, dipingono un quadro caratterizzato da aumenti dei prezzi di molti prodotti alimentari, tra cui carne, latte, olio e cereali, con effetti significativi sul bilancio familiare.
Perché i prezzi della spesa continuano ad aumentare
Nel 2024, l’economia globale ha affrontato un rallentamento. Anche i servizi hanno registrato una crescita più contenuta rispetto agli anni precedenti. Inoltre, le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e in Russia hanno avuto un impatto diretto sulle fluttuazioni dei prezzi delle commodity energetiche, aumentando ulteriormente i costi legati all’energia, che sono un fattore cruciale nell’innescare aumenti dei prezzi anche in altri settori. Inoltre, nonostante un rallentamento complessivo dell’inflazione, alcuni settori chiave, tra cui l’agricoltura, hanno visto aumenti significativi nei costi di produzione e di vendita, dovuti a una combinazione di fattori, tra cui la scarsità di materie prime, l’aumento dei costi per l’energia e le difficoltà legate al cambiamento climatico. Questo ha generato pressioni sui prezzi al consumo, portando a un aumento dei costi per i beni alimentari come carne, latte, olio e cereali.
Quanto sono aumentati i prezzi al supermercato
L’andamento del mercato alimentare e dei prezzi al consumo, ovviamente, si riflette sui prezzi della spesa che, nel 2024, in Italia hanno continuato a registrare aumenti significativi, riflettendo un’onda di inflazione che ha colpito diversi settori, in particolare quelli alimentari. Secondo i dati Ismea, nel terzo trimestre del 2024 i prezzi dei prodotti alimentari e agricoli hanno registrato un incremento complessivo del 6,3% rispetto al trimestre precedente.
Tra i prodotti alimentari più colpiti, la carne ha visto aumenti consistenti, con i prezzi dei vitelloni da macello saliti del 6%, mentre quelli delle vacche e dei vitelli sono aumentati rispettivamente del 4,9% e dello 0,8%. Anche il latte ha registrato un rialzo, sebbene i prezzi del Pecorino Romano, dopo un picco nel 2023, abbiano iniziato a segnare una lieve flessione. Per quanto riguarda gli oli, i prezzi dell’olio di oliva hanno mantenuto un livello elevato, seppur in leggera discesa rispetto ai picchi dell’anno precedente, a causa della scarsità di produzione legata alla siccità che ha colpito l’Italia.
In generale, i consumatori italiani si sono trovati a fare i conti con un aumento dei costi per i beni di consumo quotidiani, inclusi pane e pasta, con impatti significativi sul bilancio familiare. Sebbene l’inflazione stia rallentando in alcuni settori, il settore alimentare continua a essere particolarmente influenzato da una serie di fattori, tra cui i costi energetici, la scarsità di alcune materie prime agricole e le difficoltà produttive a livello nazionale e globale.
L’andamento dei prezzi nel comparto agroalimentare
Nel terzo trimestre del 2024, Ismea ha rilevato un aumento dei prezzi agricoli, con un incremento del 6,3% rispetto al trimestre precedente. Un dato che ha riflesso un incremento generalizzato, soprattutto nei prezzi dei prodotti vegetali. Tra questi, spiccano i prezzi degli oli e dei grassi, che hanno registrato un aumento consistente, e dei prodotti lattiero-caseari, anch’essi in forte crescita.
Per quanto riguarda l’olio, la situazione si è rivelata particolarmente critica. La campagna olivicola 2024/2025 ha mostrato una diminuzione della produzione italiana, con volumi in calo del 32% rispetto allo scorso anno. Questo calo ha avuto un impatto diretto sui prezzi, che, seppur lievemente in flessione rispetto ai massimi di alcuni mesi fa, restano alti, sopra i 9 euro al chilo per l’olio extravergine di oliva (EVO). Il peggioramento della produzione è stato causato dalla siccità e da altre problematiche climatiche che hanno colpito l’Italia, il maggiore produttore europeo di olio d’oliva.
Anche il latte ha visto un aumento dei prezzi. Nonostante una lieve flessione dei prezzi del Pecorino Romano, che in passato avevano raggiunto livelli record, il mercato del latte in Sardegna ha segnato un calo dei prezzi, ma solo in alcune aree. La scarsità di latte nelle zone produttive ha mantenuto i costi più alti rispetto ad altri periodi. Inoltre, i formaggi pecorini, come il Pecorino Toscano Dop, hanno visto un aumento delle quotazioni, con un +7% rispetto al 2023, mantenendo un trend positivo nonostante la contrazione dei consumi.
I cereali e la carne: i rincari più significativi
I cereali, fondamentali nella dieta quotidiana degli italiani, hanno visto un incremento dei prezzi. Sebbene l’andamento dei prezzi per gli ortaggi e la frutta abbia mostrato un calo rispetto al 2023, con diminuzioni rispettivamente del 4,8% e del 6%, la componente vegetale dei prodotti agricoli ha subito un incremento. Questo aumento si è riflesso anche nella crescente difficoltà di approvvigionamento, che ha spinto al rialzo i costi per prodotti come il grano e i derivati, come la farina, determinando un aumento dei prezzi al dettaglio. Il bilancio per le famiglie italiane è quindi risultato pesante, con un’impennata dei costi di acquisto di questi beni di prima necessità.
Il settore della carne ha registrato aumenti significativi, in particolare per il vitellone. I prezzi alla produzione per i vitelloni da macello sono aumentati del 6%, con un picco del 16% per la carne bovina all’ingrosso. Questi aumenti sono stati influenzati da un’offerta interna limitata, dovuta a una crescita meno marcata rispetto agli altri anni nel settore zootecnico, ma anche da fattori legati alla domanda internazionale di carne bovina.
Infine, anche se nel comparto delle carni avicole, la situazione ha visto una certa stabilizzazione (dopo una fase iniziale di flessione, la disponibilità di carni avicole ha registrato una ripresa a partire da luglio, con un incremento dell’1,2% delle vendite nel periodo gennaio-agosto 2024) i prezzi sono rimasti alti durante i primi mesi dell’anno, in parte per via di un eccesso di offerta che aveva inizialmente abbassato le quotazioni.
L’export agroalimentare italiano: un buon risultato nonostante le difficoltà interne
Nonostante gli aumenti dei prezzi e le difficoltà interne, c’è un settore che ha mostrato performance positive nel 2024, ovvero l’export agroalimentare italiano. Infatti, le esportazioni di alimenti e bevande sono cresciute del 7,6% nei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La continua crescita nelle esportazioni è stata supportata dall’appeal dei prodotti italiani sui mercati esteri, nonostante le sfide economiche globali e la stagnazione nei mercati interni. Questo perché soprattutto i prodotti di punta per l’Italia all’estero, come il vino, la pasta e l’olio di oliva, hanno continuato a mantenere un trend positivo.