Affitti brevi, lo stop al self check-in divide: maggioranza unita, ma c’è il no dell’Aigab

Il Viminale ha disposto lo stop al self check-in molto in uso nel campo degli affitti brevi, con le nuove regole che elimineranno i keybox e aumenteranno la sicurezza soprattutto in vista del Giubileo 2025: unita la maggioranza, contrarie le associazioni di categoria.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 2 Dicembre 2024 20:15

In tema di affitti brevi sono in arrivo delle nuove regole che potrebbero cambiare di molto l’intero settore. Nella circolare del Viminale firmata dal capo della Polizia Vittorio Pisani indirizzata a tutte le Prefetture, infatti, viene deciso lo stop del self check-in, pratica con la quale gli ospiti delle strutture ricettive a breve termine possono identificarsi e prendere possesso dell’abitazione servendosi dei keybox esterni (cassette di sicurezza) che hanno all’interno le chiavi dell’appartamento. La decisione, così come dicono dal ministero dell’Interno, è stata presa soprattutto in vista dell’imminente Giubileo, con la finalità di “prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica” ed evitare di ospitare “persone pericolose e/o legate a organizzazioni criminali o terroristiche”. Felice della scelta adottata si è detta la ministra del Turismo Daniela Santanchè, mentre è arrivato il parere contrario dell’associazione Italiana Gestori Affitti Brevi – Aigab.

L’intervento in vista del Giubileo 2025

A spingere verso l’abbandono del self check-in è stato soprattutto l’imminente avvio del Giubileo 2025. L’Anno Santo, unito, come dicono dal Viminale, “all’evoluzione della difficile situazione internazionale” impongono la “necessità di attuare stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica” legati all’alloggiamento di “persone pericolose e/o legate a organizzazioni criminali o terroristiche“.

Concorde il ministero del Turismo

La decisione presa dal Viminale si rafforza anche nel parere concorde espresso dal ministero del Turismo attraverso la parole dette dalla titolare del dicastero, Daniela Santanchè: “Apprezzo molto l’iniziativa del Viminale e sottolineo la piena e proficua collaborazione con il ministro Piantedosi. La nuova circolare del ministero dell’Interno sull’identificazione degli ospiti nelle strutture ricettive, infatti, è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatori. La cooperazione tra i nostri dicasteri – ha concluso – è fondamentale per creare un ambiente sicuro e accogliente per tutti, specie in vista di importantissimi eventi come il Giubileo 2025“.

Associazioni di categoria contro il Viminale

Se è vero che sulla decisioni prese dal Viminale è arrivato il parere concorde di un importante player in tema di affitti brevi come Airbnb, che si è detto pronto a “interventi per contrastare l’uso illegale di cassette portachiavi (keybox) in spazi pubblici come parchi o recinzioni, sia attraverso campagne educative sia sfruttando la rete di co-host di Airbnb presente sul territorio”, è altrettanto vero che alcune associazioni di categoria sono fortemente contrarie.

L’Aigab, Associazione italiana gestori affitti brevi, ha sottolineato che pur condividendo che “i locker per le strade siano da eliminare e ben venga ogni controllo contro forme di abusivismo lesive di tutta la categoria”, il ministero dell’Interno non sarebbe “a conoscenza del fatto che i software utilizzati da molti gestori professionali usino tecnologie di riconoscimento degli ospiti con tracciamento biometrico e codici Otp del tutto analoghe allo Spid, agli accessi agli autonoleggi e ai conti correnti bancari”. “Non credendo che il Governo voglia mettere fine alla sharing economy in Italia – ha aggiunto l’associazione – introdurre il riconoscimento fisico solo per gli affitti brevi sarebbe discriminante”.

La fine del self check-in e dei keybox

Nella sua circolare, il Viminale sostiene che il self check-in nelle strutture ricettive a breve termine svolto mediante “la trasmissione informatica delle copie dei documenti e accesso negli alloggi con codice di apertura automatizzata ovvero tramite installazione di keybox all’ingresso” rende impossibile l’identificazione personale della clientela. Più nello specifico, viene completamente scavalcata la “corrispondenza del documento al suo portatore”, elemento questo che comporta un rischio per la sicurezza pubblica in quanto permette a “persone pregiudicate, sospette o ricercate” di nascondersi negli esercizi ricettivi.

E ancora, con il self check-in, le “generalità restano ignote alla Questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività” in quanto “dopo l’invio dei documenti in via informatica”, la struttura può “essere occupata da uno o più soggetti” anonimi. Ne deriva che, d’ora in avanti, l’unica identificazione possibile sarà quella di persona.

A quanto detto va aggiunto che il Viminale ha in programma una serie di stringenti controlli per verificare che le nuove regole sul check-in vengano rispettate da tutte le strutture ricettive destinate agli affitti brevi. Viene inoltre raccomandato ai Prefetti di illustrare il nuovo orientamento al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e di incaricare la Questura dei controlli.

Sulle nuove regole per gli affitti brevi è intervenuto anche il ministero degli Interni Matteo Piantedosi che ha definito i keybox un “modello da superare perché è molto critico anche in termini di rispetto della normativa che impone una effettività del riconoscimento della persona che poi accede al servizio alberghiero”.