La situazione sismica in Turchia e Siria rimane critica, dopo la scossa di magnitudo 7.5 della scorsa settimana, che ha causato oltre 11.000 morti nei due Paesi. La scossa si è distribuita per circa 100 chilometri in direzione est-ovest e ha causato, seppur in un’area limitata, uno spostamento della placca terrestre anatolica di 10 metri.
La placca anatolica si muove velocemente verso quella araba
Una scossa potentissima. La placca anatolica si muove di 2 centimetri all’anno rispetto alla placca araba, accumulando una grande quantità di energia. Anche se si sta cercando di studiare l’andamento del fenomeno con modelli teorici di trasferimento di stress sismico, la previsione rimane tuttora impossibile.
Tuttavia, grazie ai nuovi strumenti, come i satelliti e l’analisi dei dati storici, è possibile avere una maggiore conoscenza e migliorare la prevenzione. Un importante punto di riferimento nella storia sismica della Turchia è il terremoto del 1939, di magnitudo 7.8, che colpì Erzican, causando la morte di 33.000 persone. La rottura della faglia nell’Anatolia settentrionale dopo questo evento ha poi innescato una serie di terremoti violenti negli anni successivi.
Il rischio di un grande terremoto a Istanbul
La Turchia si trova dunque in un territorio soggetto ai terremoti, poiché si trova al centro di tre grandi placche in continuo movimento. Negli ultimi 20 anni, tre sismi di magnitudo superiore a 7 gradi della scala Richter dimostrano l’alta sismicità del territorio, che è uno dei più attivi del Mediterraneo e del mondo. Si stima che ci siano circa 400 faglie attive, alcune delle quali considerate molto pericolose, come quella a sud di Istanbul. Secondo l’INGV, infatti, è probabile che si romperà dando vita a un terremoto molto forte.
“Sicuramente la Turchia si aspetta un terremoto di grandi dimensioni – dichiara Alessandro Amato esperto dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia -. In quell’area vivono almeno 20 milioni di persone, 16 milioni solo a Istanbul”. Secondo Amato: “L’area è quella davanti alla faglia nord-anatolica di cui si è parlato molto in questi giorni. La stessa che ha provocato il terremoto devastante nel 1939 e in seguito altri più piccoli. La faglia passa molto vicino a Istanbul e arriva al Mar di Marmara. Quindi c’è anche un rischio tsunami”. Ma la probabilità che ci sia un grande terremoto è impossibile da prevedere, secondo l’esperto.
In Italia, giusto per dare un confronto, si verifica 1 terremoto ogni 30 minuti.
L’attività sismica proseguirà in Turchia
Una rete di monitoraggio sismico copre quasi interamente il territorio turco, raccogliendo informazioni e monitorando le zone più pericolose. Aybige Akinci, sismologa turca e ricercatrice all’INGV, afferma che si potrebbe fare di più per migliorare la prevenzione. La distribuzione delle faglie nell’Anatolia è più regolare rispetto all’Italia, rendendo più facile comprendere la distribuzione delle forze e l’effetto domino nei territori circostanti. Con un rischio elevatissimo di “epidemia sismica“.
“L’intensità delle scosse che continuano suggeriscono che l’attività sismica proseguirà. Non è irragionevole pensare a una continuazione per giorni o settimane o forse qualche mese”. Cercando di mitigare il rischio sismico, nel 2018 il governo turco ha varato il regolamento alla legge approvata sei anni prima per le costruzioni antisismiche. Ma purtroppo non sempre viene rispettata, secondo Aybige Akinci