La Russia appare sempre più in difficoltà nel proseguire la guerra contro l’Ucraina. Le motivazioni sono molteplici e vanno dal fortissimo sostegno occidentale alla resistenza del Paese invaso al crescente malcontento e all’instabilità gestionale delle truppe russe sul campo. Proprio su quest’ultimo punto si concentrano le novità più preoccupanti nell’ottica del Cremlino.
Come sta andando la guerra della Russia
L’arrivo (attacco) di due droni sul Cremlino e l’avvio conclamato (dallo Stato maggiore russo) della controffensiva ucraina mettono ancora più pressione ai vertici della Federazione. Vladimir Putin in primis che, tra minacce occidentali di processo per crimini di guerra e contrasti con oligarchi e siloviki, non dorme certo sonni tranquilli. Se si aggiunge il fatto che, fallita la guerra lampo oltre un anno fa, la guerra è diventata guerra di trincea nel Donbass (come nella Prima Guerra Mondiale, come abbiamo evidenziato qui), il quadro delle difficoltà russe è completo.
O forse no. La controffensiva ucraina pare davvero imminente tra annunci di coprifuoco, chiusure ed evacuazioni nei territori più vicini al fronte. Tutti chiari segnali di vigilia delle operazioni da tempo annunciate da Kiev per tentare di liberare l’est e il sud occupati dagli invasori. I filorussi hanno ordinato l’evacuazione “parziale” degli insediamenti occupati vicino alla
linea del fronte meridionale. Il governatore russo dell’oblast di Zaporizhzhia, Yevgeny Balitsky, ha riferito che il provvedimento deciso da Mosca interessa in un primo momento bambini, anziani, disabili e malati di 18 insediamenti nella regione vicini al fronte, con l’obiettivo di “proteggere queste persone dal fuoco nemico”.
Tra gli insediamenti figura anche Energodar, cittadina che accoglie la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, in mano ai russi sin da marzo 2022 e sorvegliata speciale per i timori di un possibile incidente nell’impianto, che potrebbe resuscitare gli spettri di un disastro atomico in Europa dopo quello di Chernobyl del 1986. Intanto le autorità ucraine hanno chiesto ai residenti del distretto di Nikopol ed Energodar, città opposte sulle sponde del fiume Dnipro, a non uscire di casa durante il weekend, insieme all’invito a non ignorare gli allarmi aerei e a non avvicinarsi agli edifici amministrativi. Il principio dietro alla richiesta è di permettere ai militari ucraini di agire evitando perdite tra la popolazione civile. Lo stesso principio dietro al coprifuoco totale di 56 ore scattato in serata a Kherson, città che resterà chiusa all’ingresso e all’uscita fino all’8 maggio, proprio in vista della controffensiva.
La controffensiva ucraina
Proprio le crescenti speculazioni sulla tanto attesa controffensiva hanno infatti portato a un forte inasprimento della guerra. Al crescente numero di attacchi in territorio russo e all’esplosione senza precedenti di un drone sul Cremlino, i russi hanno risposto con una serie di attacchi notturni in tutta l’Ucraina, compresa la capitale Kiev. In una ricostruzione del portale ucraino Defense Express, con tanto di foto, le forze ucraine avrebbero anche abbattuto un missile balistico ipersonico russo Kynzhal lanciato sulla città la notte del 4 maggio, utilizzando per la prima volta il sistema statunitense Patriot.
Un’ipotesi tuttavia smentita dall’aeronautica di Kiev, per la quale “non sono stati registrati missili balistici” sulla capitale. Tanti invece sono stati i droni distrutti e caduti in tutto il Paese negli attacchi degli ultimi giorni, veri protagonisti della guerra oggi sempre più tecnologica. I velivoli senza pilota saranno protagonisti anche della controffensiva ucraina: 10mila operatori di Uav sono infatti già stati addestrati nel Paese nell’ambito del progetto “Esercito di droni”, ha riferito il vicepremier per l’Innovazione e ministro della Trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov.
La minaccia del Gruppo Wagner
A pesare sull’esito dell’operazione militare speciale russa in Ucraina non sono solo fattori esterni, ma anche interni. La tensione tra esercito regolare e mercenari del Gruppo Wagner (con o contro Putin? Ne abbiamo parlato qui) è alta da tempo, e adesso sembra aver raggiunto un apice davvero rischioso per il Cremlino. Per molti il punto di rottura totale è sempre più vicino, come dimostra l’ultimo minaccioso annuncio del leader dell’organizzazione paramilitare, Yevgeny Prigozhin: “Il 10 maggio ci ritireremo da Bakhmut, i nostri soldati muoiono per colpa del Cremlino”.
“Abbiamo un deficit di munizioni del 70%. Shoigu, Gerasimov, dove c**zo sono le munizioni?”, tuona Prigozhin in un video pubblicato su Telegram. Le immagini mostrano decine di soldati morti e il capo dei mercenari punta direttamente il dito contro i vertici dell’esercito russo. “Ora ascoltatemi, brutti str**zi! Questi sono corpi di padri e figli di qualcuno. Se voi str**zi non ci date le munizioni, ci mangeremo le vostre budella quando saremo all’inferno”.
L’invettiva nel numero uno del Gruppo Wagner è rivolta in particolare a due personalità della catena di comando russa: Valery Gerasimov, capo di Stato Maggiore delle forze armate, e Sergei Shoigu, ministro della Difesa. “Voi canaglie ve ne state nei vostri club esclusivi, i vostri figli si godono la vita e pubblicano video su YouTube. Pensate di essere i padroni delle loro vite. I calcoli da fare sono semplici: se ci date le giuste munizioni, ci sarebbero cinque volte meno vittime. Questi uomini sono venuti qui da volontari e stanno morendo per la vostra libertà. Pensateci”, avvisa minaccioso Prigozhin.
Il ruolo delle truppe cecene di Kadyrov
La nebbia della guerra non permette tuttavia di scorgere la verità, men che in tempo di pace. Da Kiev si dicono certi che Prighozin menta sul ritiro da Bakhmut. Putin potrebbe non permetterlo ora che, secondo l’intelligence ucraina, avrebbe preso in mano personalmente la direzione di questa fase della guerra e della gestione dei mercenari, indebolendo la leadership sul campo dello stesso Prighozin. Per il comando del gruppo orientale ucraino, anche la mancanza di munizioni per l’artiglieria russa sarebbe una fake news. Solo nelle ultime 24 ore sono stati oltre 500 gli attacchi condotti da Mosca con cannoni e lanciarazzi. “Alla Wagner mancano uomini dopo le sconfitte degli ultimi tempi e non munizioni”, sottolinea l’esercito ucraino.
A sostegno della tesi di una “stroncatura” del “cuoco di Putin” voluta dall’alto c’è anche un altro elemento: la rinnovata fedeltà giurata dalle truppe cecene, una delle più efficace e spese nel conflitto. Il leader Ramzan Kadyrov si è detto infatti pronto a far entrare in scena le sue milizie, se Prigozhin confermerà nei fatti la decisione di lasciare Bakhmut.