Negli ultimi giorni ha prodotto molto rumore mediatico la questione dei 5mila euro che i migranti possono sborsare per evitare di finire nei Centri di permanenza e rimpatrio. Una polemica che ne trascina un’altra, relativa ai luoghi in cui sorgeranno i Cpr.
L’Italia e gli italiani si percepiscono “stanchi” della pressione migratoria sul Mediterraneo, che ha fatto registrare oltre 130mila sbarchi nei primi otto mesi del 2023, con Lampedusa al collasso e l’Unione europea incapace di ricollocare i profughi con rapidità. Ora diventa prioritario il “dove” saranno aperti questi Centri per i richiedenti asilo.
In quali Regioni sorgeranno i Cpr
Approvando il decreto in Consiglio dei ministri, l’Esecutivo ha accelerato sul tema dei Cpr. Al momento in Italia se ne contano dieci, di cui uno (Torino) attualmente chiuso per manutenzione e dunque non utilizzabile. Gli altri sono situati in Puglia (Bari e Brindisi), in Sicilia (Trapani e Caltanissetta), nel Lazio (Roma), in Lombardia (Milano), in Basilicata (Palazzo San Gervasio), in Sardegna (Macomer) e in Friuli-Venezia Giulia (Gradisca). I posti letto totali messi a disposizione sono 619, a fronte di un’occupazione attuale di 592 unità.
Un numero insufficiente, secondo il Governo, a gestire l’emergenza dei continui sbarchi e cercare di evitare altre tragedie in mare. Considerando anche il fatto che complessi come quello di Trapani sono sovraffollati, dove i migranti ospitati sono superiori ai 108 posti disponibili. Per questo motivo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che ci sarà un Cpr per ogni Regione. Ma dove sorgeranno questi nuovi Centri? Dove mancano: e cioè in Calabria, Campania, Abruzzo, Molise, Marche, Umbria, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Veneto e Trentino-Alto Adige. Ogni struttura potrà ospitare un numero variabile di persone, compreso fra 50 e 200 (qui avevamo parlato del “nuovo patto” sui migranti: l’Italia spenderà di più?).
Il piano del Governo sui nuovi Centri
Stando alla Relazione sul rimpatrio volontario e assistito nella gestione dei flussi migratori, nei Cpr italiani nel 2021 sono transitati in tutto 5.174 migranti. Il piano è quello di individuare e allestire i nuovi Centri di permanenza nel giro di due mesi. Per questo il ministero ha da tempo avviato una ricognizione, affidata ai prefetti, per individuare aree o strutture già esistenti adatte allo scopo. I requisiti fondamentali sono essenzialmente due: le strutture devono trovarsi lontano dai centri abitati e devono essere facilmente perimetrabili e sorvegliabili.
Diverse Regioni hanno mostrato forti resistenze al piano del Governo, come la Toscana o la Valle d’Aosta. Altre invece, come il Trentino, avrebbe già raggiunto un accordo su dove collocare il Cpr. In Liguria, infine, si parla di un complesso d’accoglienza non lontano da Ventimiglia, che di flussi migratori da e per il confine francese se ne intende.
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La storia della “garanzia” di 5mila euro per i migranti
E torniamo alla “storia” dei 5mila “chiesti” ai migranti, cercando di fare chiarezza. Il decreto del ministero dell’Interno, pubblicato in Gazzetta Ufficiale e immediatamente operativo, “completa” l’iniziativa governativa inaugurata col Decreto Cutro, approvato in seguito al terribile naufragio di febbraio 2023 sulle coste calabresi. Si propone che alcuni migranti giunti in Italia possano versare allo Stato una somma a titolo di “garanzia finanziaria” per evitare di attendere nei Cpr la risposta alla loro richiesta d’asilo, restando di fatto in stato di libertà e non di detenzione. Una sorta di cauzione dunque, pari a 4.938 euro.
Ma quali migranti? Quelli provenienti da Paesi classificati dal ministero come “sicuri”, che in tutto sono 16. Ecco di seguito la lista contenuta nel Decreto Cutro:
- Albania
- Algeria
- Bosnia-Erzegovina
- Capo Verde
- Costa d’Avorio
- Gambia
- Georgia
- Ghana
- Kosovo
- Macedonia del Nord
- Marocco
- Montenegro
- Nigeria
- Senegal
- Serbia
- Tunisia