Nelle stesse ore in cui Giorgia Meloni – dopo il faccia a faccia di martedì pomeriggio con il vicepremier Matteo Salvini – esprimeva la propria soddisfazione per il nuovo decreto da presentare nel Consiglio dei ministri che si svolgerà a Cutro, nelle acque del Mediterraneo la nave Life Support di Emergency soccorreva 105 migranti salpati dalla Libia con un barcone andato in avaria. Tutti caricati a bordo, scenderanno nelle prossime ore nel porto di Brindisi.
Un epilogo diametralmente opposto a quello da incubo a cui abbiamo assistito a Crotone. “Tra le 180 persone partite, le vittime accertate sono 72, di cui 28 con un’età inferiore ai 18 anni” ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nelle due informative che ha tenuto nella giornata di martedì, prima alla Camera e poi al Senato. La ricostruzione del capo del Viminale vuole rafforzare la posizione dell’Esecutivo e, allo stesso momento, smorzare le critiche provenienti dalle opposizioni, con il Movimento 5 stelle e i partiti della sinistra radicale che continuano a chiedere le sue dimissioni per non aver gestito correttamente la catena di comandi che avrebbe dovuto salvare i profughi ostaggio degli scafisti.
Consiglio dei ministri a Cutro, governo sotto attacco: la strategia di Meloni sui migranti
“Servono soluzioni efficaci e durature” ha scritto Ursula von der Leyen rispondendo alla lettera che la premier italiana le ha inviato subito dopo il naufragio dell’imbarcazione in Calabria. Un modo per sottolineare che “occorre agire insieme” per affrontare un tema di rilevanza “fondamentale e globale” per il futuro del nostro continente. L’Unione europea metterà a disposizione 500 milioni di euro per rafforzare i corridoi umanitari, ma buona parte della partita dovrà comunque giocarla il governo di Roma: per questo c’è grande attesa per capire cosa verrà ufficializzato nella riunione dei ministri a Cutro.
Con il miglioramento delle condizioni climatiche e l’apertura di un nuovo canale di migrazione internazionale a causa del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, i mesi di marzo e aprile si prevedono drammatici per quanto riguarda il numero di partenze dalle coste africane e mediorientali. Solo nei primi due mesi del 2023, le persone giunte in Italia con mezzi di fortuna (e sotto il ricatto degli scafisti) o soccorsi dalle navi delle Ong sono ben 14.639. Numeri spaventosi, se si pensa che nello stesso arco temporale del 2022 erano stati appena 5.629. Più o meno la stessa cifra (5.683) anche nei primi 60 giorni dell’anno precedente.
Decreto Flussi 2023, quanti sono i migranti previsti dal governo Meloni e da dove partono
Ma la domanda che molti si fanno riguarda la nazionalità degli individui che giungono sulle nostre spiagge. Sul sito internet del Dipartimento di Pubblica Sicurezza è possibile trovare la suddivisione dei migranti sulla base della cittadinanza dichiarata al momento dello sbarco. I più numerosi provengono dalla Costa d’Avorio (sono 2.383), uno Stato attraversato da tensioni politiche decennali e continue diatribe fra i clan più potenti del Paese. Subito alle sue spalle c’è la Guinea, che dal 1° gennaio scorso ha visto partite 2.335 cittadini alla volta dell’Italia. Sull’ultimo gradino del podio c’è il Bangladesh con 1.315 profughi.
Ma la provenienza di chi scappa da guerre e povertà è molto variegata e passa in rassegna quasi tutti gli scenari caldi della geopolitica globale. I dati mostrano come anche Tunisia (1.197) e Pakistan (1.164) non abbiamo sotto controllo le partenze. Ogni giorno, sulle coste del Mediterraneo, i trafficanti di essere umani – da sempre in affari con gli uomini della Guardia costiera locale, specialmente in Libia – organizzano decine di barconi carichi di fuggiaschi. Il fenomeno pare irreversibile, il governo di Giorgia Meloni lo sa ed è per questo che, oltre al pacchetto di norme sull’immigrazione, nelle scorse settimane è stato pubblicato il decreto Flussi 2023, con cui l’esecutivo ha messo nero su bianco la quota di ingressi da regolarizzare nei prossimi dodici mesi, fissata a quota 200mila migranti.