Legge contro chi imbratta i beni culturali, cosa prevede

Un ddl per cercare di frenare gli eco-vandali, tra cui anche quelli di Ultima Generazione, che imbrattano i monumenti: ecco cosa prevede

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Basta a monumenti deturpati e danneggiati dagli attivisti-vandali in giro per l’Italia. Dopo l’ennesima incursione degli eco-vandali di Ultima Generazione, il movimento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle catastrofi generate dal riscaldamento globale, il governo Meloni corre ai ripari pensando a un disegno di legge volto a frenare le azioni dimostrative di questo gruppo.

Tra la fine del 2022 e il 2023, infatti, troppi sono stati i monumenti danneggiati in Italia con la vernice, seppur lavabile. Dimostrazioni di protesta a volte rimaste impunite, magari con qualche strigliata in questura e una denuncia, ma nulla più dal punto di vista penale. Ecco allora che FdI ha presentato la proposta.

Legge contro gli eco-vandali, la proposta

Le proteste di Ultima Generazione si susseguono in giro per lo Stivale. Dalle automobili bloccate in strada con sit-in nelle ore di punta a incursioni flash in musei o la famosa vernice a sporcare i monumenti, il Governo ha deciso di dire basta agli eco-vandali. Su proposta del senatore Marco Lisei è stato quindi avanzato un provvedimento che è stato approvato in Consiglio dei ministri.

Secondo quanto emerge nel disegno di legge pensato dal Ministero della Cultura sono previste multe salata e sanzioni penali di non poco conto. La proposta, infatti, prevede multe da 20 a 60.000 euro più sanzioni penali per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali” e altre sanzioni amministrative, da 10 a 40mila euro per chi “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o “incompatibile con il loro carattere storico o artistico”.

Nello specifico il provvedimento destina poi i proventi delle multe al Mic, il Ministero della Cultura, in modo che siano impiegati per il “ripristino dei beni”. E i guai arrivano soprattutto per chi ha riportato una o più denunce o è stato condannato – anche con sentenza non definitiva – per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati. Per questi infatti sarebbe previsto il divieto, da sei mesi a un anno, di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela e la trasgressione del divieto comporterebbe una multa che va dai 500 ai 1.000 euro (qui vi abbiamo parlato dei monumenti imbrattati nella Napoli da tricolore).

Il disegno di legge targato FdI inoltre punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni anche chi deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali.

Il Governo dice basta agli eco-vandali

A presentare la relazione illustrativa che accompagna il disegno di legge è stato il senatore Marco Lisei, che ha evidenziato come “il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile” non debba essere “assolutamente confuso con il non-diritto a compiere azioni vandaliche per porre all’attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza”.

Per il senatore di FdI, infatti, si tratta di “un non-principio che non può essere in alcun modo legittimato”. Per il politico si tratta quindi di azioni che hanno una certa gravità e che non possono “essere etichettate come ‘bravate’: sono gravi in ambito sociale perché coloro che le hanno commesse o non le hanno considerate affatto un’anomalia comportamentale o le ha commesse sapendo che sono un’anomalia ma non se ne sono assolutamente curati”.